A caccia degli orsi andiamo

Una conversazione di ordinaria diversità matrimoniale

 di Monica Catani e Martin Friederich
coppia di amici di MC residenti a Monaco di Baviera

 È la mattina del 26 marzo, la Pasqua è vicina, Martin ed io siamo a Faenza, visita alla famiglia italiana per le feste comandate.

Siamo ancora nel letto, il divano matrimoniale di mamma del dopo alluvione che ogni volta mette a dura prova la tenuta dei muscoli delle nostre schiene abituate in Germania ad altro spessore e morbidezza. Accendo il cellulare e vedo la mail di frate Fabrizio. Fra i tanti contenuti delle nostre conversazioni, oggi si presenta l’argomento più temuto: Messaggero Cappuccino, l’idea per un articolo. Stavolta potrebbe essere anche una scrittura di coppia, raccontare della nostra vita matrimoniale quotidiana, con leggerezza. Ok, non devo decidere da sola, leggo traducendo la mail a mio marito e la sua risposta arriva immediata: «Ma Zac esagera con il vino ogni tanto?». Eccola qua la leggerezza che sembra richiesta dall’articolo, quella che tiene assieme la nostra vita matrimoniale e che ci aiuta a superare malumori e piccole e grandi barriere. Due immagini mi attraversano la mente: il povero Fabrizio accusato ingiustamente di abuso di vino – è capitato anche agli Apostoli dopo la Pentecoste – e io e Martin dialoganti nel lettone (duro!), novelli Sandra e Raimondo.

 

Martin: «Tanto lo so che non riesci a dire di no a Zac, quindi non c’è neanche bisogno di discuterne, dovrò quindi mettermi al lavoro anch’io».
Monica: «Bella fatica per te, sono io che devo scrivere, tradurre quello che mi dici e lo sai che fra scuola, danze, respiro e prima comunione della scuola Montessoriana al momento ho a malapena il tempo per respirare».
Emerge qui la ben nota tentazione di metterci in concorrenza su “chi lavora di più”, in una forma ancora relativamente innocua.
Martin: «Ma tu sei una professionista esperienziale di terapia del respiro, se non ce la fai tu... E poi lo dici sempre che la notte è fatta non solo per dormire ma anche per i momenti creativi».
Monica: «Ecco, la creatività, potrebbe essere il primo argomento di cui raccontare. Il nostro modo diverso di essere creativi».
Nell’innocente parola creatività è insita una quasi infallibile provocazione da parte mia.
Martin: «Beh, direi che la mia creatività è fuori discussione, se non avessi paura dei tuoi brontolamenti potrei esprimerla anche molto più liberamente».
Monica: «Lo sai che io tremo sempre quando ti vedo prendere in mano un trapano o un cacciavite a batteria e mi chiedo quale lavoro di bricolage ti è venuto in mente adesso. Sarà di nuovo un attaccapanni fatto con le grucce appendiabito di legno o farai un’altra parete frangivento coi bancali di legno, o un’altra cassa fioriera come quella costruita un paio di anni fa – chiamata affettuosamente “la cerva” – che ha preso posto in giardino fra l’uva spina e i mirtilli?».
Martin: «La cerva è una delle più famose attrazioni del nostro idilliaco paesino; allieta le persone nelle loro rilassanti passeggiate domenicali. È una creazione di arte moderna, naturista, ecologica ed in continua trasformazione, rimaneggiata dal tempo e dalle intemperie. Mica una di quelle cose omologate che si possono comprare nei negozi».
Monica: «Ma magari una riparatina ogni tanto… ha perso un occhio e un corno, poverina. Lo sai che io artisticamente sono più purista e anche un po’ perfettina, amo le linee classiche e semplici e gli spazi ariosi sia in giardino che in casa: pochi fronzoli, pochi mobili giusti, ogni tanto un bel lavoro di svuotamento radicale degli armadi. Buttare la zavorra, quello che non serve, che ti riempie inutilmente la casa e la mente, residui polverosi che rischiano di farti rimanere attaccato a un passato remoto in modo insano».
E anche qui, ci muoviamo su un terreno scivoloso che già ha provocato piccoli e grandi smottamenti.
Martin: «Beh, almeno in questo siamo assolutamente sulla stessa linea. Solo che il mio concetto di zavorra è un po’ diverso dal tuo».
Adesso per contrastare gli eufemismi mi sento chiamata a portare l’affondo.
Monica: «Esempio da manuale di come la tua retorica cerchi di annacquare le parole per giustificare la tua tendenza all’accumulo seriale. Puoi anche ammettere che non riesci a separarti da tante cose comprovatamente inutili».
Martin: «E io potrei dirti che tu sei senza cuore, che butti via la roba che con un po’ di fantasia si potrebbe anche recuperare e che oltrettutto è anche carica di ricordi».
Monica: «Non vorrai raccontare pubblicamente del tuo sgabello identico a quello che usava mio nonno nella stalla per mungere le sue due mucche che ti ostini a tenere nello sgabuzzino che non si sa mai, si potrebbe sempre trovare un utilizzo!».
Martin: «Ma cosa c’entra, quello è un pezzo da museo della vita contadina che continua al bisogno a dimostrare la sua utilità anche nella nostra casa moderna. Pensare di buttarlo coi tempi che corrono è assolutamente anacronistico. Insomma, la tua mancanza di amore per la storia, la nostra maestra di vita, è davvero imperdonabile. Chi non conosce le proprie radici...».
Monica: «Lo so, stai pensando alla mia allergia per i tuoi film preferiti, quelli storici. Ma a me il bianco e nero che racconta sempre di robe drammatiche, guerra, povertà, lotta per la sopravvivenza nella miseria più assoluta in cima ad un monte gelido, coperto di neve e ostile alla vita fa venire la depressione. Io amo il presente, le storie attuali di vita, le piccole follie quotidiane, le proiezioni nel futuro. O anche la musica: per te solo quella classica è degna di questo nome, mentre io in gioventù vivevo di cantuautori e di pop e anche oggi non li disdegno».
Martin: «Però adesso almeno riesci a distinguere Mozart da Bach e a volte riconosci addirittura Händel alle prime battute. Aspetto il giorno in cui inizierai ad amare anche Wagner».
Ottimo esempio di iperbole corredata di un leggero velo di sarcasmo.
La mia risposta deve essere a tono.

Monica: «Sì, probabilmente sarà lo stesso giorno in cui accetterò con entusiasmo la tua proposta di passare le vacanze estive nel nord della Finlandia a cercare gli orsi!».
Comunque, senza dovere necessariamente arrivare a Wagner, devo ammettere che mi fa piacere cominciare ad apprezzare la musica classica. E anche le giornate a Lubecca e sul mar Baltico l’estate scorsa, quando finalmente è venuto fuori il sole, sono state piacevoli. Ecco, alla fine siamo poi arrivati nel cuore del tema dell’articolo, questi sono buoni esempi di come le nostre differenze molto spesso si appianino e diano ottimi frutti».
Metereologicamente siamo all’immagine della pioggia e del sole che assieme generano i colori brillanti dell’arcobaleno.
Martin: «Giusto, da come eravamo partiti pareva che la nostra vita in comune consistesse solo nei battibecchi. E invece abbiamo diversi temi su cui siamo praticamente sempre d’accordo. Ad esempio, la convivialità. Quando si tratta di invitare da noi amici di ogni genere e nazionalità per stare assieme, ridere o piangere davanti a un buon piatto non ci sono mai discrepanze di pensiero o di azione. O quando cerchiamo un buon film da vedere al cinema».
Monica: «Lo stesso vale per l’orientamento politico. Proviamo un uguale disgusto per i cosiddetti servitori dello Stato urlanti e al servizio di pochi privilegiati, uno scandalo che nel nostro piccolo cerchiamo di denunciare sentendoci un po’ come quei profeti biblici che non possono tacere davanti alle ingiustizie, alla corruzione e ai giochi di potere».
Martin: «Esatto. E già che siamo in tema, anche nell’ambito religioso navighiamo sulla stessa lunghezza d’onda. Concordiamo sull’importanza dei valori cristiani in purezza, sul Vangelo che si può capire e vivere solo “incarnato”. Il disarmo, la pace, dimensioni che entrambi desideriamo interpretate con una certa radicalità». 
Monica: «È vero, nelle cose fondamentali della fede siamo davvero in sintonia, ci muoviamo innegabilmente nella stessa direzione.
Nonostante tu sia Protestante!».