Sotto le stuoie di Addis

A febbraio si è svolto in Etiopia il capitolo dei frati

 I cappuccini etiopi in capitolo

A inizio febbraio si è svolto ad Addis Abeba il capitolo dei frati minori cappuccini della Provincia d’Etiopia.

Il capitolo è l’evento più importante per la vita dei frati di una circoscrizione: luogo di condivisione, discussione e verifica del triennio; momento in cui si prendono delle decisioni per il futuro e si elegge il ministro provinciale e il suo consiglio, a cui compete di governare per tre anni i frati; occasione per consolidare la collaborazione con altre circoscrizioni. Visti i rapporti stretti esistenti tra l’Emilia-Romagna e l’Etiopia, anche quest’anno al capitolo etiope sono stati invitati il provinciale fra Giacomo Franchini e il sottoscritto, fra Matteo Ghisini, segretario delle missioni. Già impegnati a Istanbul, per l’assemblea dei frati della delegazione in Turchia, siamo arrivati a capitolo iniziato, per poi visitare la zona del Dawro Konta, luogo che fra Giacomo non aveva mai visitato.
Il Capitolo, presieduto dal nostro ministro generale fra Roberto Genuin, dopo aver discusso e fatto verifica sul triennio appena concluso, ha confermato il provinciale uscente, fra Gebrewold Gebretsadik. Nell’ultima giornata si sono discusse e votate alcune mozioni che consegnano al provinciale e al suo consiglio alcune indicazioni per il futuro, soprattutto in riferimento ad alcune richieste arrivate dai vescovi che chiedevano ai cappuccini l’apertura di nuove presenze.
Terminato il capitolo, ci siamo recati nella zona del Dawro Konta, con un viaggio di dieci ore su Jeep, passando da Soddo. La visita ha avuto alcuni momenti più salienti, che hanno visto la presenza anche di fra Gebrewold. Uno è stato l’incontro a Duga per discutere sul futuro della clinica fondata da fra Raffaello, morto ad agosto 2023. Essendo fra Giacomo medico, era particolarmente interessato a tutto l’ambito sanitario della zona. Di grande interesse anche la visita alla piccola clinica di Baccio, dove lavora il dott. Stefano Cenerini insieme alla sua equipe etiopica.
L’altro momento importante è stato a Tarcha dove, visitando la comunità locale, abbiamo dapprima constatato a che punto erano arrivati i lavori per la costruzione del nuovo convento (manca poco alla fine lavori) e poi abbiamo incontrato i frati che lavorano in questa zona, per una riflessione comune.

 Visitare i morti, incontrare i vivi

Nel rientro abbiamo sostato un paio di giorni a Soddo, dove abbiamo incontrato due gruppi di volontari provenienti dalle Marche; uno da San Severino Marche, formato da una decina di persone, espressione di una associazione che da quindici anni sostiene con diverse iniziative benefiche una scuola e altre attività nella zona del Wolayta. L’altro, legato al centro missionario di Recanati, che ha fatto riferimento allo Smiling Children Town (un centro fondato da don Marcello Signoretti e che accoglie bambini e bambine di strada) e che si è occupato in modo specifico della conoscenza della realtà missionaria e di adozioni a distanza.
Non poteva mancare una visita al convento di Dubbo, a meno di un’ora di auto da Soddo, dove abbiamo pregato sulle tombe di fra Renzo, morto due anni fa, e di fra Silverio, scomparso nel 2001. Vicino al convento sorge l’ospedale Dubbo Saint Mary Small General Hospital fondato nel 2000 dall’allora vescovo di Soddo mons. Marinozzi, che ha 95 anni e vive a Macerata, nella infermeria dei frati cappuccini. A Dubbo era presente un gruppo di medici della fondazione Croce Bianca che ogni anno offre un servizio di volontariato, guidato da don Donato, presidente della fondazione, prete e parroco a San Severino Marche. Abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo. Sacerdote che da una vita lavora con i tossicodipendenti marchigiani, don Donato ha legato da alcuni decenni la sua storia alla missione etiope coinvolto dai cappuccini che lavoravano qui (in particolare fra Gino e mons. Marinozzi), e ha contribuito a sostenere l’attività dell’ospedale di Dubbo, sia impegnandosi nella raccolta fondi in Italia che nel sensibilizzare prima e nell’accompagnare poi personale medico italiano a fare periodi di volontariato in Etiopia.