A distanza di più di un anno dal terremoto che ha devastato la Turchia, i frati in missione si sono riuniti a Istanbul per confrontarsi su passato, presente e futuro e definire le nuove fraternità: ecco un resoconto dell’assemblea, a cui segue quello dal Capitolo dei cappuccini in Etiopia, celebrato di recente alla presenza del Ministro Generale e del Provinciale dell’Emilia-Romagna
a cura di Saverio Orselli
Mission Istanbul
Aggiornamenti sulla missione in Turchia, a poco più di un anno dal terremoto
di Matteo Ghisini
segretario delle missioni
Missionari in Turchia
Da lunedì 5 a mercoledì 7 febbraio si è svolta l’assemblea dei frati della Delegazione di Turchia.
Sono convenuti a Istanbul i religiosi delle comunità di Mersin, Efeso, Antiochia, insieme al Ministro Provinciale, fra Giacomo Franchini, e al responsabile delle missioni, fra Matteo Ghisini.
Il programma della tre giorni, preparato dal nuovo delegato, fra Paolo Pugliese, era improntato alla riflessione su alcuni testi della tradizione francescana, in particolare il testamento, la perfetta letizia, la regola non bollata.
Partendo dai testi di san Francesco, commentati a turno da alcuni frati, si è dato ampio spazio alla condivisione di vita, creando un clima favorevole perché i frati comunicassero tra loro parti importanti di sé, circa il proprio rapporto con Dio, con gli altri, con la gente. L’operazione non era scontata, tenendo conto che i frati della delegazione provengono dal Pakistan, dall’India, dalla Romania, dalla Polonia e dall’Italia. Ci sono sensibilità diverse, culture differenti. Eppure possiamo dire che questa modalità ha funzionato, tant’è che abbiamo dovuto prolungare il tempo dedicato alla condivisione, perché i frati si sono dilungati nel raccontarsi.
In quei giorni si è ricordato l’anniversario del terremoto, avvenuto tra il 5 e il 6 febbraio 2023, che ha colpito duramente (magnitudo Richter è stata di 7,8) l’area meridionale della Turchia e le regioni settentrionali della Siria. Oltre 57.000 le vittime accertate, di cui 50.500 in Turchia e 7.259 in Siria. Ma in realtà si teme che siano molte di più. Gli sfollati sono stati più di 5 milioni. Avendo alcuni nostri frati vissuto direttamente il sisma ad Antiochia, l’incontro di Istanbul è stato l’occasione per fare memoria di ferite che sono ancora aperte. Fra Francis e fra Paolo ci hanno aggiornato sulla situazione di Antiochia e sulle prospettive che ad oggi si intravvedono. Di seguito riportiamo la lettera più dettagliata del delegato sulla situazione post-sisma di Antiochia.
Le nuove fraternità
Durante l’assemblea il Ministro Provinciale, in accordo con il delegato, ha comunicato la composizione delle nuove fraternità, la cui formazione era rimasta sospesa da settembre. Nel convento di Mersin sono stati confermati fra Rossan e fra Mariusz. In aggiunta andrà fra Daud, che starà a Mersin ma che è in aiuto a fra Francis il quale ha il mandato di ripristinare una presenza stabile in Antiochia. A Meryemana, sopra Selciuk (l’antica Efeso), nel santuario mariano sono confermati fra Robert e fra Jerry. A loro si aggiunge fra Javed. Nella comunità di Istanbul confermati fra Paolo e fra Domenico; a loro si aggiunge fra Royston. Fra Ezio, attualmente a Izmir, nei prossimi mesi rientrerà in Italia dopo 12 anni di presenza in terra turca.
Durante i giorni della assemblea era presente a Yesilköy anche fra Yunus, frate turco che vive attualmente nel convento di Gerusalemme e svolge là principalmente il servizio di docente di archeologia biblica, presso la facoltà diretta dai domenicani (Ecole biblique) e quella gestita dai francescani (Studium biblicum franciscanum). Ricordiamo, per completezza di informazioni, che fra Pawel, ex-delegato, sta facendo il suo anno sabbatico in Polonia - dopo 9 anni di onorato servizio - e dovrebbe rientrare in Turchia dal prossimo settembre, mentre è in Italia fra Abrahm, frate turco originario di Izmir, ancora studente presso la fraternità di Scandiano.
I frati della delegazione si sono dati appuntamento tutti insieme in Italia, a maggio, per vivere gli esercizi spirituali ad Assisi, in occasione del centenario delle stimmate di san Francesco. Auguriamo loro un buon cammino.
Le vecchie macerie
La città di Antiochia è ancora sottosopra e il mio arrivo verso sera alla stazione degli autobus dopo un viaggio di quattro ore è pauroso. Stanno ripulendo le zone dove sono crollate le costruzioni, e si passa per interi quartieri ormai nella più totale desolazione, nel senso che i palazzi hanno lasciato il posto a mere distese di macerie. La città è irriconoscibile.In questi giorni ho visitato il bazar della città, in cui le attività piano piano stanno riprendendo, ho visitato un po’ di famiglie, sia in città che nei dintorni, ho incontrato alcuni preti ortodossi per sapere come stanno e come va la vita delle loro comunità. Molti degli abitanti sono andati a vivere dove potevano, dove avevano un parente, un amico, un congiunto, che li potesse ospitare, e dopo un anno non sono molti quelli che sono rientrati.
Una buona parte delle donazioni le stiamo usando in modo spiccio, aiutando persone singole e famiglie che abitano ad Antiochia, ma anche quelle che si sono spostate, e che devono fronteggiare nuove spese: l’affitto, la ristrutturazione della casa, un nuovo mutuo, l’avvio di un’attività lavorativa o commerciale nuova. Poi le famiglie che hanno figli piccoli o giovani, per le spese necessarie all’educazione; infine una parte per chi ha bisogno di cure mediche.
Siccome la nostra chiesa non è ancora stabilmente abitata, e il quartiere è fatto solo di rovine, abbiamo anche cercato di dare una mano a chi si spostava nelle feste, o nei weekend, per poter partecipare a delle funzioni religiose. In questo caso si capisce bene che gli incontri religiosi, in quanto comunitari, hanno un risvolto fondamentale: ravvivano il senso di appartenenza a una comunità che si è disgregata e sfaldata, e dunque ridanno speranza a chi ormai si sente affranto dalle rovine che lo circondano in tutti i sensi. Ieri abbiamo celebrato una messa nella casa dietro la chiesa, e sono venute una quindicina di persone, diverse di loro hanno fatto una o due ore di autobus! Il valore di questi piccoli eventi non lo si può capire se non conoscendo la condizione di distruzione in cui molti vivono, perché hanno perso familiari, amici, casa, lavoro…
Infine è necessario farvi presente che una parte dei soldi la stiamo usando per mantenere sicura la chiesa, che ha subito diversi episodi di sciacallaggio. Poiché i ladri continuano a imperversare abbiamo messo una persona di fiducia per la notte, mentre di giorno c’è una signora che accoglie eventuali, pochissimi, avventori. Certo, la Chiesa è fatta di pietre vive, la Chiesa non è né sarà mai un edificio, tuttavia è necessario sapere che senza un edificio è difficile incontrare e dare occasione di incontro alle persone. Per questo motivo una parte dei soldi sarà usata anche per la messa in sicurezza dei locali, per poter di nuovo accogliere e raccogliere le persone.