Il grande palco davanti San Petronio è buio e silenzioso. Ormai non c’è più nessuno in piazza Maggiore… è notte inoltrata e la città dorme profondamente. E sogna.
Mi siedo su una delle sedie che ancora occupano lo spazio davanti al palco. Sono stati quattro giorni indimenticabili.

a cura della Comunicazione del Festival Francescano

 Sogno di una notte di fine settembre

Ma cosa è stato, quest’anno, il Festival Francescano?

 di Nicolò Orlandini
autore, podcaster e sceneggiatore 

 Sopra di me c’è un cielo affollato di stelle e attorno, invece, i totem informativi e gli stand vuoti che fino a qualche ora fa brulicavano di persone e sorrisi.

Mi sembra di sentirle ancora le risate delle migliaia di bambini e bambine dell’Area Kids laggiù in fondo, così come lo sfogliare ininterrotto presso le numerose case editrici ospiti al Festival e il profumo inconfondibile degli oltre quattromila “Caffè con il francescano” serviti in questi giorni… Mi hanno detto che sono state cinquantamila le persone che sono arrivate qui da ogni parte d’Italia: Veneto, Sicilia, Lazio, Piemonte… Cinquantamila sognatori. Come me.

Chiudo gli occhi e provo a pensare…

È stato un sogno, per l’appunto. Di quelli che non si dimenticano, perché “condiviso”. Lo ha detto ben chiaro questa mattina, durante la Messa conclusiva, Valentina Giunchedi, Presidente del Movimento Francescano dell’Emilia-Romagna: «Il sogno diventa vita soltanto se lo condividi». Sono stati oltre 160 gli eventi dove si sono condivisi pensieri, riflessioni, domande e sogni.
Penso all’incontro, emozionante, tra la giornalista di esteri Cecilia Sala e il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente CEI. I due, davanti a una piazza gremita, hanno parlato di attualità, di pace e di sogni infranti. Un tema, quello della pace, più che mai attuale, visti i recenti e drammatici sviluppi internazionali.
Una pace che «deve essere costruita giorno dopo giorno, con fatica», ha detto Zuppi. Una pace che può nascere anche dalle piccole cose, dai piccoli attimi di gioia dentro un presente disperato, come ci ha raccontato Sala: «Un giorno una signora ucraina mi ha spiegato che ovunque puoi coltivare la vita, la felicità, l’allegria. È fondamentale per affrontare un dramma». E poi la “lezione sui sogni” dello psichiatra Paolo Crepet, la necessità per i ragazzi e i giovani di oggi di sognare in grande (perché no, fino alla luna): «Nessuno di noi è normale, tutti siamo unici», ha detto Crepet, lasciando a tutti i presenti un consiglio… sognare come san Francesco, con lo stesso coraggio e la stessa “pazzia”.

 Ancora, cosa è stato il Festival Francescano 2023?

È stata una regola. La Regola Francescana, che dopo 800 anni gode ancora di buona, buonissima, salute. Ne hanno discusso insieme accademici internazionali e francescani durante il grande convegno di apertura organizzato dallo storico Jacques Dalarun.
Dalla Regola si è passati alle regole - norme e leggi - che permettono lo stare insieme e il funzionamento delle nostre società. Regole pensate per promuovere e non solo per castigare. Penso alla coinvolgente lectio magistralis sulla Costituzione Italiana dell’ex magistrato Gherardo Colombo: «Aldo Moro diceva che non c’è bisogno di un diritto penale migliore, ma di qualcosa di meglio del diritto penale, e io sono d’accordissimo. Non è con il diritto penale, ma con la giustizia sociale che preveniamo la devianza». Di giustizia sociale ha parlato anche il filosofo Roberto Mancini… una giustizia che deve risvegliare le coscienze, promuovere il rispetto della inalienabile dignità delle persone e risanare le situazioni compromesse dai conflitti. Penso ancora alle regole che invocano una “giusta” disobbedienza se si trasformano in scuse de-responsabilizzanti, come ci ha raccontato il filosofo Frédéric Gros…

 Poi? Cosa è stato ancora il Festival?

È stato vita. La vita dei migranti che sbarcano in Italia, di chi subisce violenza, dei poveri, degli “ultimi”. Ricordo l’incontro con la scrittrice e giornalista Annalena Benini, dove si è parlato, partendo dal suo ultimo libro, della vita coraggiosa di Annalena Tonelli, uccisa nel 2003 mentre era in missione in Somalia. Esempio di forza femminile, tra grandezza e senso del limite, talento e vocazione.
Ricordo anche la splendida “omelia per gli invisibili” di Mons. Giovanni Checchinato, vescovo dove cresce la quarta mafia. E il dialogo con la filosofa Michela Marzano, sulle tante donne che subiscono soprusi, quelli subdoli e pericolosi della violenza psicologica e sociale. E infine, ricordo bene l’incontro con fra Marcello Longhi, presidente dell’Opera San Francesco per i Poveri di Milano, e lo psichiatra Vittorio Lingiardi. Un dialogo intenso e profondo sulle vite scartate di oggi.

 Sogno, regole e vita.

Il Festival è stato questo, certamente, ma non solo. Credo abbia detto bene il cardinale Zuppi, durante la Messa conclusiva di questa mattina: “Con il Festival abbiamo visto una Chiesa in uscita: rimaniamo in uscita!”
Sì, il Festival Francescano 2023 è stato soprattutto questo: una chiesa aperta, per tutti. Più di quattrocentocinquanta libri “consultati” alla biblioteca vivente, dove persone in carne e ossa si sono raccontate per abbattere pregiudizi e stereotipi. Tanti spettacoli che hanno riempito di musica, parole e testimonianze preziose il cuore di Bologna. Decine di libri e autori presentati, migliaia di commenti e visualizzazioni sui social…

E domani?

Domani si parte a immaginare il Festival che verrà. Il tema è già stato annunciato qui in piazza: ferite che si aprono, ferite che aprono. Sarà sicuramente un viaggio intenso, tra le ferite sanguinanti della nostra Sorella Terra e quelle dei nostri fratelli vicini e lontani.
Ma ora si è fatto tardi. Mi alzo, mi guardo ancora attorno per qualche istante e poi inizio a mettere una sopra l’altra le sedie. Lo ammetto, sono un po’ malinconico. Vorrei che questa notte non finisse mai. Che questo sogno ad occhi aperti continuasse ancora. Perché è bello incontrarsi in piazza e lasciarsi interrogare dall’attualità del Vangelo. È bello pregare insieme, immaginare nuove regole e nuovi stili di vita, sporcarsi le mani e contaminarsi. È bello anche - difficile da credere - montare e smontare palchi e stand e impilare sedie… proprio come faccio io.
A proposito, non mi sono ancora presentato. Sono uno dei tantissimi - e preziosi - volontari del Festival. A dire il vero sono un volontario un po’ sui generis…  mi piace lavorare di notte, soprattutto, quando i sogni toccano il cielo. E… controllo che tutto sia come l’ho “sognato” io qualche secolo fa.

 Il mio nome? Francesco. Proprio quel Francesco.

Ma questo è solo un sogno. Un sogno di una notte di fine settembre.
Uno di quelli che può cambiare il mondo.

  Il Festival ora ti aspetta nelle piazze digitali

Per chi volesse riguardare gli incontri e le conferenze del Festival Francescano 2023 - per continuare a sognare in piena regola - può andare sul canale YouTube del festival, dove sono già online. E come sempre, il festival non chiude certo con piazza Maggiore ma continua tutto l’anno nelle piazze digitali. Per rimanere sempre aggiornati sulle proposte e i nuovi contenuti basta andare su www.festivalfrancescano.it