Ricordo benissimo quel giorno di agosto del 2012 quando ho conosciuto abba Renzo di cui fino ad allora avevo solamente sentito parlare. Quel giorno mi ha invitata a partecipare al campo di lavoro e formazione missionaria a Imola: era il 14 agosto. Da quel momento mi sono immersa sempre più nel mondo francescano e missionario.

a cura di Michele Papi

 Questa è la fede, bellezza!

Un itinerario di fede tra una missione e l’altra

 di Nicole Bernabini
insegnante e volontaria del Centro missionario di Imola

 Sarò per sempre infinitamente grata a quest’incontro, perché ha cambiato per sempre la mia vita.

Da quel momento ho poi iniziato a conoscere sempre più frati e poi suore francescane partecipando alle loro proposte per i giovani. Sentivo in cuor mio che potevano essere dei buoni compagni di viaggio. Con loro ho fin da subito sperimentato la bellezza della fraternità, della semplicità e della condivisione che mi hanno affascinato e nelle quali ho imparato a riconoscere la presenza di Qualcuno e questo mi ha poi sempre spinto a continuare a camminare insieme a loro.

 Non opporti al sublime

Molti di loro mi hanno proprio vista crescere e maturare nella fede e nella relazione con Dio, in un legame con loro che definirei proprio materno e paterno di chi ha cura di te, del tuo bene in maniera disinteressata e gratuita. Mi hanno col tempo aiutato a conoscere meglio Dio e a riconoscerlo e in questo modo a togliere alcune immagini di Dio presenti nei miei ragionamenti umani che non parlano veramente di Lui. Da un Dio distributore di grazie o un Dio giudice sono pian piano arrivata a vedere e accogliere un’immagine di un Dio che è padre e questo cambia il proprio modo di leggere la propria storia e di vivere la vita presente e futura.
I frati e le suore mi hanno anche aiutata a capire qualcosa che nella vita vorrei cercare di fare sempre più mia. Questo caposaldo che spero possa sempre orientare la mia bussola è che nella vita è importante, se non fondamentale, camminare secondo Bellezza. Difficilmente si rimane indifferenti a questa perché ha un modo tutto suo di provocare e suscitare domande profonde che esigono risposte altrettanto profonde. La bellezza non è affatto qualcosa di banale, la bellezza è qualcosa di sublime che se tentassimo di spiegare o capire umanamente rimarrebbe qualcosa di limitato e incompleto. Ognuno di noi è portatore di questa bellezza nella vita, di qualcosa di bello di cui gli è stato fatto dono e per cui ringraziare. Questo dono è unico e irripetibile e proprio per questo è qualcosa per cui vale la pena lottare ed è compito di ciascuno di noi scoprirlo e difenderlo. Ho poi capito che anche questa bellezza è una modalità che Dio ha di comunicare con noi e dobbiamo rimanere fedeli ad essa perché potrebbe capitare più volte che venga osteggiata durante il nostro cammino.

 Poi parti…

Grazie all’amicizia con loro sono riuscita a dare voce a un forte desiderio di scoperta e di avventura che avevo fin da bambina. Infatti, passavo i pomeriggi a disegnare le bandiere delle diverse nazioni su un’agenda, per riconoscerle e per viaggiare così, almeno con la fantasia. Crescendo questo sogno è maturato e si è trasformato in un desiderio di conoscenza verso la missione. Ho voluto pian piano dare voce a questo desiderio e conoscere cosa questa parola volesse dire concretamente nella realtà e per la mia storia. Così nell’inverno del 2016 ho fatto la mia prima esperienza missionaria alla scoperta dell’Etiopia, alla quale ne sono seguite altre due: una in Romania nel 2018 e l’ultima quest’estate in Brasile. Nelle prime due esperienze ho potuto visitare due missioni dei frati Cappuccini dell’Emilia-Romagna, mentre nell’ultima una delle missioni delle suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato. Chiudendo gli occhi e provando a scorrere con la mente e con il cuore queste esperienze la parola che le accomuna è: vita. Quello che ho visto e ricevuto è stata tanta vita. Tanta vita donata e tanta vita ricevuta in diverse forme che non può lasciare indifferente.
In Brasile ho prestato servizio insieme a suor Chiara e ad altri due ragazzi in un centro educativo frequentato da numerosi bambini nei momenti in cui non erano a scuola. Erano molto curiosi ed affascinati dalla nostra presenza. Tra le cose che mi hanno colpito di più sicuramente il loro avvicinarsi a te senza timore chiedendo una benedizione. All’inizio non capivo cosa chiedessero e non sapevo come comportami. Una benedizione da me? Adesso invece non posso fare altro che benedirli, che dire bene di loro. Loro l’avevano già vista lunga insomma.

 …e Dio non è aria fritta

Questa esperienza mi ha confermato qualcosa che già i frati e le suore mi avevano aiutata a capire: che la presenza di Dio non è qualcosa di astratto, ma qualcosa di estremamente concreto. In particolar modo Dio comunica con noi anche e soprattutto attraverso i volti e gli sguardi di qualcuno. Tutti gli sguardi ricevuti durante quest’esperienza parlavano al mio cuore in maniera diversa, in maniera vera di Qualcuno. Non è facile riuscire a descriverli: si rischia di essere banali. Quelli che ho visto e mi hanno riempito il cuore sono sguardi di gratitudine, di chi sa che la tua presenza lì accanto a lui non è scontata, e ne è riconoscente. Sono sguardi di tenerezza e d’amore. Sono sguardi di chi riconosce in te un dono e aiuta te in questo modo a fare esperienza di questa verità. Sono sguardi di vita e di chi sa che solo insieme ci si può salvare.
Chiunque incontrassimo ci ha manifestato tanta accoglienza aprendoci anche letteralmente le porte di casa e imbandendo il tavolo con tutto quello che poteva offrirci. Questa generosità gratuita, immeritata e illimitata anche se non era la prima volta che la sperimentavo è comunque sempre sorprendente e affascinante. Ho sperimentato che anche questa è una modalità che Dio ha di comunicare con noi. Avevamo preparato qualche attività di animazione prima della partenza, ma in fondo l’unica cosa importante durante quest’esperienza era essere semplicemente se stessi. Tu offrivi chi sei, il tuo ascolto, la tua presenza e sorprendentemente quello che ti ritrovavi a ricevere era molto molto di più di quello che avevi dato. Questo accade anche senza dover attraversare l’oceano, ma sicuramente ringrazio perché nelle esperienze in missione questo ha avuto una risonanza maggiore.
Più volte mi sono sentita dire che vale la pena spendere la propria vita per Gesù: in missione questa affermazione si è rafforzata. Un versetto del Vangelo che mi ha accompagnato in questa esperienza è stato: «Vedrai cose più grandi di queste» (Gv 1,50). Ho la certezza di aver sperimentato un pezzetto di Paradiso e che quello che ci attende, ancora più grande, è sicuramente qualcosa di stupendo e per tutto questo ne sono molto grata. Decidere di partire richiede un pizzico di coraggio per intraprendere il viaggio e può risultare non facile, ma anche tornare non è facile. Non è facile e richiede un piccolo sforzo perché sei portatore di un tesoro personale che puoi provare a condividere, ma che ti viene chiesto più che altro di custodire.