«È vero, credetemi, è accaduto di notte su di un ponte, guardando l'acqua scura con la dannata voglia di fare un tuffo giù. D'un tratto qualcuno alle mie spalle forse un angelo vestito da passante mi portò via dicendomi così: Meraviglioso! Ma come, non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso? Meraviglioso! Perfino il tuo dolore potrà apparire, poi, meraviglioso… Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto ti hanno inventato il mare! Tu dici: "Non ho niente!" Ti sembra niente il sole, la vita, l'amore?... La notte ora è finita e ti sentivo ancora, sapore della vita…Meraviglioso!».

a cura della Caritas diocesana di Bologna

 Gli angeli son meraviglie

Il tempo donato apre nuovi tempi

 IL TE DELLE BUONE NOTIZIE

Il timbro armonioso e potente di Domenico Modugno si diffonde limpido nel cerchio del tè e la musica per un attimo ha la forza di portarci tutti insieme in volo, lontani dalle nostre peggiori paure.

È la voce di Maura che ci fa atterrare di nuovo, ma più leggeri, nella realtà.
«Ecco, il tema che oggi MC ci consegna è “volontariato e gratuità”. Pensandoci un po’ su, mi è tornata in mente questa canzone di Modugno e mi son detta che in fondo anche un volontario potrebbe essere descritto come un Angelo vestito da passante. Uno che passa di lì in un momento molto difficile della nostra vita, in un momento in cui tutto ci appare perduto e riesce a farci percepire il bello che ancora c’è oltre il buio che il dolore ci fa vivere. E quindi mi e vi chiedo: quando ci è capitato di essere per qualcuno un Angelo vestito da passante? Quando invece ci è capitato di incontrare un Angelo e come sono andate le cose in quel caso?».

 Maurizio rompe il ghiaccio

Maurizio rompe il ghiaccio: «Conosco una persona sempre molto gentile con me. Qualche tempo fa mi è capitato invece che mi abbia risposto molto male. Lì per lì mi son sentito davvero offeso. Poi ho pensato: magari ha vissuto un momento difficile ed io non lo so. Ed infatti, dopo qualche giorno, mi ha scritto ed è stato molto più gentile. Così penso che se uno mi offende ed io lo perdono, quel gesto fa bene ad entrambi e chissà che perdonando anch’io non diventi Angelo per qualcuno. E comunque vi confesso che da quando sto più attento, tutti i giorni mi sento aiutato. Proprio l’altra mattina avevo finito tutti i soldi. Ero preoccupato sul serio. Ci stavo rimuginando, quando ho incontrato una mia vicina che ha voluto comprare uno dei miei quadri. Mi ha dato 30 euro! Comunque, la cosa importante per vedere gli Angeli è far caso a quel che succede! Serve star attenti!».
«Io, finché posso, faccio il volontario in ospedale» si apre Francesco che soffre da tempo di una grave patologia invalidante «e so dall’inizio che quello che faccio non necessariamente mi verrà restituito. Ma dopo c’è sempre il bello, perché quando torno a casa mi sento il cuore pieno di affetto e di gratitudine».
«Mah! Io, alla fine del mio giorno di servizio, mi sento solo molto stanca» interviene Carla, ginecologa volontaria. «Non mi abituerò mai al dolore degli altri e non riesco a proteggermi. Arrivo a casa stanca perché mi porto dietro tanti dolori e tante domande. Spesso mi sento anche ingiusta perché sto dalla parte di chi non deve affrontare problemi economici…Perciò no, non mi sento un Angelo, mi sento piuttosto inadeguata e provo dolore per tutta l’ingiustizia che vedo, ma mi resta dentro la voglia di lottare. Invece posso dire di aver incontrato degli Angeli nella mia vita e se oggi sono una volontaria è proprio per il tanto bene che ho ricevuto da loro».

 
E tu Vincenzo?

«E tu Vincenzo, hai mai incontrato un Angelo?» chiede Maura, un po’ a bruciapelo, al più timido dei nostri amici. E lui, immediatamente, alza il dito ad indicare Leone, seduto al suo fianco; poi si volta lentamente a guardarlo: «Eccolo, è lui il mio Angelo!» dice infine. Un mare di tenerezza mi invade e arriva fino a stringermi la gola di commozione. Leone interviene prima che l’emozione mi giochi qualche scherzetto. «Ma grazie, Vincenzo!» dice abbracciandolo. «Sapete? Quando dormivo in strada, incontravo spesso degli Angeli, anche se non li vedevo mai: erano quelli che mi lasciavano la colazione al mattino ed avevano anche la delicatezza di non svegliarmi. Fare un gesto bello per qualcuno, senza farsi vedere, è un comportamento da Angelo. E proprio qui un volontario della mensa – anche lui fu un Angelo per me - mi invitò a diventare volontario nella realtà dove poi sono cresciuto, nella quale ho imparato tantissimo e che mi ha permesso di lasciare la strada. È grazie a quella realtà che oggi lavoro facendo compagnia a Vincenzo, accompagnandolo dove vuole andare».
«Il mio Angelo è stata la persona alla quale facevo da badante» interviene Ivano «Lui è diventato il mio secondo papà. Spesso ci tenevamo la mano ed io non avevo più paura di niente. Quando è morto, è stato pesante ed io ero arrabbiato con Dio perché mi ha portato via una persona amata. Ma ancora oggi, se sto male, sento la forza di quella stretta. E sono fiero perché lui e sua moglie hanno saputo tirar fuori il bene e il buono di me. Ecco, direi che sono Angeli tutti quelli che sanno trarre da noi il meglio».

 A voce alta riflette Didi

«Gratuità e volontariato» riflette a voce alta Didi «sono due parole che mi danno l’idea della non rilevanza del tempo. Ciò che è a pagamento ha un tempo stabilito, ma restare o esserci per quel che serve non ha un limite temporale. Nel periodo in cui stavo male, non mi accorgevo certo del meraviglioso. Ma quando ho cominciato ad accorgermi del tanto che ricevevo, è stato anche il momento in cui mi sono accorta che pure io potevo fare qualcosa per gli altri».
«Anche se sono giornalista e scrivo pezzi per sensibilizzare le persone al bene, neanch’io mi sento un Angelo» si fa avanti Daniela «Invece sono certa di averne incontrato almeno uno nella mia vita. Mi stavo separando da mio marito. La situazione era pessima, di grande violenza. Un giorno una signora che conoscevo neanche troppo bene suonò al mio campanello e mi chiese se poteva entrare per salutarmi. Non appena entrò, non so neanche perché, sono scoppiata a piangere e da lì è cambiato tutto. Perché quella donna non solo mi ha aiutata ad uscire da quella brutta situazione, ma mi ha insegnato cos’è l’amore. L’ho imparato grazie a lei e da lì mi è rimasta la voglia di spargere quell’amore in giro. Certo, io ho dovuto muovermi, ma da quel momento tutto è stato diverso. Gli Angeli a volte sono persone normali, alle quali devi solo aprire la porta».
«È vero: a volte basta davvero poco per innescare un grande bene» dice Carla, un passato da insegnante universitaria «e questo mi ricorda quanto è importante la parola in quanto tale».
Maurizio, seduto al mio fianco, si volta verso di me e sottovoce mi fa «Ci credo! “All’inizio era il Verbo”: non dice così il Vangelo?». Certe volte, per incontrare Angeli, non serve nemmeno aprire la porta.