In alcuni luoghi si va volentieri (in casa di amici, ad esempio), anche se si fa fatica (certe escursioni in montagna o sui campi da gioco). In altri luoghi si va volontariamente anche se non sempre volentieri; penso al lavoro o a lezione, dal medico. In carcere ci si arriva sempre contro la propria volontà. Ma si incontrano tante persone che ci vanno volentieri perché la buona volontà di chi lo abita controvoglia generi situazioni – incredibili ai più – di umanità e speranza.

a cura della Redazione di “Ne vale la pena”

 Libera volontà in libera grazia

Come avremo più voce dei cani?

 DIETRO LE SBARRE

Aiutare dentro

Io voglio soffermarmi su quanto volontariamente fanno i detenuti verso i loro compagni di sventura.

Ammiro molto quelli che prestano attività volontaria in biblioteca, tenendo i libri tutti numerati e catalogati, il pavimento pulito e i tavoli e le sedie lindi e fruibili da tutti quelli che vi accedono. È un segno importante di rispetto e gratuità, per quelli che scelgono la biblioteca come momento di relax con la lettura di un buon libro.
Volontari siamo anche noi che in sezione ci prodighiamo a scrivere le “domandine" a chi non sa scrivere, e a leggere e spiegare le varie comunicazioni che vengono affisse in bacheca. Possiamo dare anche un aiuto a chi non ha nessuno e ha bisogno anche solo del tabacco o di qualche genere alimentare. Aiutando gli altri forse ci esponiamo a passare per fessi, in un ambiente difficile dove prevale la diffidenza e l’opportunismo. Ma chi pratica la generosità sa in cuor suo che chi strumentalizza la bontà, e se ne approfitta, non vale nulla e si definisce da solo.
Anche io avrei voluto mettermi al servizio della comunità dell’istituto e mi sono proposto più volte alla Direzione sia per la raccolta differenziata di carta e plastica sia, sfruttando le mie competenze professionali, per la piantumazione e la cura di un orto. Mi ero anche offerto di stipulare una polizza a mie spese utilizzando l’agenzia di mia figlia e mio genero, ma la risposta è stata sempre no.
Fare il volontario fa sentire bene, perché donarsi agli altri senza pretendere nulla in cambio consente di essere vivo e di riempire il tempo in carcere con qualcosa che possa tornare utile alla collettività. Purtroppo, a quanto pare, questa aspirazione non si realizzerà, e allora mi concentro sul laboratorio di giornalismo, dove almeno la mia esperienza e la mia disponibilità viene apprezzata.

Athos Vitali

 Gente che spera in mezzo a gente che spara

I volontari sono in generale apprezzati e ammirati, ma alcuni di loro si sentono dire spesso «Ma che vai a fare in carcere? Chi te lo fa fare? Lasciateli soffrire là dove si trovano …». Sono frasi emblematiche del clima di giustizialismo diffuso nei confronti di chi ha commesso un reato.
I volontari sono per lo più visti con diffidenza e fastidio anche dagli agenti della polizia penitenziaria, poiché il loro ingresso in carcere comporta più lavoro, vigilanza e organizzazione degli spazi. Tuttavia è grazie alla presenza di questi “liberi” cittadini all’interno delle prigioni che le carceri assumono un aspetto più civile ed umano.
Gli “angeli”, così li chiamiamo, entrano in carcere senza un profitto economico, ma soltanto per indulgenza e compassione verso le persone private della libertà personale. Ciò fa capire l’importanza che per noi hanno questi preziosi compagni di viaggio che, con tanta buona volontà, alleviano ai reclusi la loro sofferenza.
Sono figure indispensabili per il sistema penitenziario, dal momento che svolgono svariate funzioni essenziali per la rieducazione e il reinserimento dei condannati nella società. Senza di loro non ci sarebbero attività culturali, ricreative, sportive ecc. e tutto ciò significherebbe carcere più duro, ma soprattutto la negazione del fine costituzionale della rieducazione.Il tempo che si trascorre con i volontari è per il detenuto un momento di libertà ed evasione. Al tempo stesso il contatto umano che si stabilisce, come affermano diversi volontari, è un’esperienza proficua anche per loro, poiché tra queste mura imparano tanto e riescono a vedere le cose da un’ottica più vera. In particolare per i giovani l’esperienza del volontariato in carcere diventa un’occasione di crescita personale. Molti dicono che il giorno della visita in carcere diventa un momento di gioia e serenità. Alcuni di loro non riescono a fare a meno di visitare almeno una volta alla settimana questi luoghi Essi affermano che quando si trovano in carcere riescono a ritrovare una certa serenità interiore, che fuori non hanno. Sembra strano, ma è l’effetto del carcere. Chi non ci crede deve provarlo entrando dentro, non da detenuto ma da volontario.

Igli Meta

 Da spettatori a protagonisti

Il carcere, come strumento di pena, si trascina a fatica con l'ausilio del volontariato come stampella, anche a causa dei tagli di spesa nella pubblica amministrazione. Su un costo giornaliero di circa 150 euro a detenuto solo 35 centesimi sono destinati ai percorsi di reinserimento. Nell'istituto penitenziario di Bologna la rete del volontariato carcerario è radicata da anni e risponde con impegno e solerzia alle richieste che provengono dal mondo dei senza voce che non hanno paracaduti e reti sociali di protezione.
Corrono a fornire abbigliamento e prodotti per l'igiene intima ai nuovi giunti e a coloro che sono sprovvisti di soldi sulla “libretta", si prodigano per garantire risposte a bisogni elementari come i documenti di identità, il cambio di residenza, il contatto con le ambasciate e i consolati, supportano l'area educativa trattamentale con progetti mirati al coinvolgimento attivo dei detenuti, promuovono gli incontri degli studenti con le persone detenute per far emergere le loro storie in chiave educativa, si attivano nella ricerca e nell'offerta di accoglienza in strutture abitative senza le quali si rischia di sprecare la possibilità di usufruire di misure alternative alla detenzione.
Per la formazione e la crescita culturale della popolazione detenuta, organizzano corsi di alfabetizzazione, di lettura, di pittura, di musica, di supporto e tutoraggio negli studi universitari e di aggiornamento continuo attraverso la redazione giornalistica su tutte le novità che interessano il mondo della giustizia. Il volontario è la voce e l'occhio del detenuto nel mondo libero, e per questo ha anche il compito di sensibilizzare, per quanto possibile, la società civile sulla situazione delle carceri, considerato il fatto che il muro di cinta le rende pressoché invisibili.
Tutto bene allora? Non direi: il terzo settore in carcere non ha preso, a mio parere, coscienza della sua importanza e del ruolo fondamentale ed imprescindibile che esercita. Non riesce a scrollarsi di dosso una sorta di timore reverenziale, se non addirittura di paura, nei confronti dell’amministrazione penitenziaria. Troppo spesso esercita il ruolo di spettatore e non di protagonista. Le attività promosse mancano di un reale collegamento con i percorsi educativi dei singoli e di una efficace organizzazione che le renda fruibili, senza sovrapposizioni.
È necessario allora che si apra un tavolo permanente nel quale far confluire tutti i progetti, individuare le priorità di intervento e, se è vero che il carcere è parte integrante del territorio, investire il Comune delle sue oggettive responsabilità. Questo è l'auspicio che da detenuti nutriamo, considerato che per la politica siamo un fastidio e che per l'amministrazione penitenziaria siamo solo cani che abbaiano al vento.

Fabrizio Pomes