Aspetto l’anima e ti raggiungo

Normare bene il volontariato, sdoganare la gratuità

 di Stefano Zamagni
economista

 Conviene subito sgombrare il campo da una diffusa confusione di pensiero, che è causa di tanti inutili fraintendimenti: quella che identifica il Volontariato, nel senso di azione volontaria di singoli o anche di gruppi di persone con la organizzazione di volontariato (OdV).

Il primo è la forma di agire di chi, in forza di una specifica motivazione intrinseca, pone in pratica nella situazione di vita in cui si trova il principio del dono come gratuità. Le OdV, invece, sono organizzazioni vere e proprie, come lo sono i tanti enti che formano la vasta galassia del Terzo Settore, quali le APS (Associazioni di Promozione Sociale), le ONG, le cooperative sociali, le imprese sociali e altri ancora. Ebbene la riforma del Terzo Settore, approvata in via definitiva nell’agosto 2017, fa riferimento, quando parla di volontariato, alle OdV, non certo all’agire volontario di singoli e di gruppi di individui.  

 Normare le OdV

Sorge spontanea la domanda: quale la ratio di tale decisione da parte del legislatore?  Vale a dire, perché si è avvertita l’esigenza di normare le OdV? Primo, perché le OdV ricevono fondi, pubblici e privati, per svolgere la propria missione e dunque devono dare conto dei modi di spesa, oltre che delle esenzioni fiscali, piuttosto generose, di cui godono. Lo esige il principio di trasparenza. Secondo, perché dopo la importante sentenza 131 della Corte Costituzionale (26 giugno 2020), le OdV sono ammesse a prendere parte ai processi di co-programmazione e co-progettazione con gli enti pubblici, a condizione che siano iscritte al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore). Ciò in quanto sarà emanato, speriamo a breve, il regolamento attuativo dei due processi sopra ricordati, il che implica l’assunzione di precise responsabilità a carico dei soggetti che vi prendono parte. Infine, un fenomeno che anche in Italia si va oggi diffondendo è il cosiddetto volontariato di competenza: imprese che consentono ai propri dipendenti – che lo vogliono, naturalmente – di svolgere attività di volontariato presso OdV durante l’orario di lavoro e senza onere alcuno per queste ultime, a patto che siano iscritte al RUNTS.
Ciò precisato, occorre però riconoscere che l’ingresso delle OdV nella categoria degli ETS (Enti di Terzo Settore) comporta costi di duplice natura. Per un verso, quelli di tipo burocratico, costi che in certi casi sono veramente eccessivi e quindi insopportabili da parte di OdV di piccola dimensione. Per l’altro verso, il costo – assai più serio - dello snaturamento. Si tratta di questo. Le OdV sono, strutturalmente, soggetti duali nei quali convivono due dimensioni: quella motivazionale, tipica di tutte le OMI (Organizzazioni a Movente Ideale) e quella tecnico-organizzativa. (Se si vuole aiutare davvero chi è nel bisogno occorre essere capaci, perché il bene va fatto bene come già Aristotele aveva scritto! Non basta la retta e buona intenzione). Orbene, se è dominante la prima dimensione, l’ente scompare col tempo – come l’evidenza empirica tristemente ci conferma. Se invece dominante è la seconda dimensione, si registra il fenomeno dello snaturamento dell’ente il quale continua a chiamarsi OdV, ma non è più tale. Come si comprende, ci vuole tanta saggezza per tenere in costante armonia le due dimensioni. Non la razionalità e neppure l’esperienza bastano alla bisogna.
Ebbene, può accadere – e in realtà accade - che un eccesso di normatività, con i vincoli che ne derivano, possa indurre una OdV a sacrificare la cura della motivazione intrinseca sull’altare dell’efficienza e del successo. Il che sarebbe un guaio serio per l’intera società. Occorre dunque vigilare perché un rischio del genere non abbia a prodursi.

 Che fare?

Che fare, allora? Bisogna tornare a pensare, a produrre pensiero pensante all’altezza della sfida in atto. (Di pensiero calcolante ce ne è fin troppo!). A fine ottobre 2023, le OdV italiane iscritte al RUNTS erano 35.872, su un totale di 116.354 ETS.
Occorre allora agire su due fronti: da un lato, semplificare le procedure, a favore specialmente delle piccole organizzazioni – ma non in modo solo marginale – e dall’altro lato, aumentare le occasioni di formazione vera e propria (e non tanto di aggiornamento) specificamente rivolte al volontariato. Mentre numerose sono in Italia le occasioni di formazione degli altri ETS, troppo scarse sono quelle rivolte all’agire volontario. È questa una lacuna che deve assolutamente essere colmata, e in fretta. Un discorso a parte è quello che riguarda i Centri Servizi del Volontariato (CSV), che vanno radicalmente riformati – ma non ho qui lo spazio per soffermarmici. (I CSV sono entrati a far parte del sistema infrastrutturale del Terso Settore, come si può leggere nel Titolo VIII del Codice del Terzo Settore).
Mi piace concludere con il racconto dello scrittore americano Bruce Chatwin, In Patagonia (1982). Uno schiavista bianco negozia con i suoi schiavi neri un patto: in cambio di denaro, costoro avrebbero dovuto accelerare l’andatura per accorciare il tempo di consegna di un certo carico di merce. In prossimità della meta, però, gli schiavi si fermano, rifiutandosi di riprendere il cammino. Richiesti della spiegazione di un comportamento che lo schiavista giudica del tutto irrazionale – secondo il canone dell’homo oeconomicus – si sente rispondere: “Perché vogliamo dare tempo alle nostre anime di raggiungerci”. È davvero così. È necessario, in particolar modo di questi tempi, fermarsi di tanto in tanto per tornare a pensare, se si vuole scongiurare il rischio del lento declino del nostro modello di civilizzazione.  Per questo occorre sostenere e rilanciare la missione  propria del volontariato, che è quello di diffondere nella società il principio del dono come gratuità. Ciò che è dono non può essere trattenuto, ma va condiviso. È la condivisione a far sì che il dono si moltiplichi. Nella celebre parabola evangelica, il miracolo non è che il pane si moltiplichi, ma che lo si condivida. La folla però non riesce a comprendere il segno, perché si ferma abbacinata all’evento straordinario, anziché al senso profondo dello stesso.

 

 

 Dell’Autore segnaliamo:
Prosperità inclusiva. Saggi di economia civile
Studium 2021