Quel costoso amore gratuito

La grazia di Dio ci chiama a un agire aperto e senza secondi fini 

di Angelo Reginato
pastore della Chiesa battista di Lugano

 L'evangelista Matteo ci presenta Gesù come il profeta messianico, a lungo atteso, simile a Mosè (Deuteronomio 18,15-18). Con perizia da regista, Matteo monta le scene del suo racconto intorno a cinque grandi discorsi, tanti quanti quelli attribuiti a Mosè.

La sua narrazione evangelica si propone come una riscrittura della Torà – i primi cinque libri biblici. Chi abita il mondo delle Scritture coglie il dialogo a distanza tra i diversi libri della biblioteca biblica, che non sono posti l'uno accanto all'altro ma l'uno in dialogo con l'altro. Come nel caso dell'affermazione di Gesù che fa da filo rosso alla nostra riflessione: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matteo 10,8).

 Da sempre e per sempre gratis

Noi cristiani abbiamo ritenuto la prospettiva della gratuità come uno specifico che ci distanzia dalla fede ebraica, al punto di farla diventare la parola-chiave della differenza: l'Antico Testamento parla della Legge; il Nuovo Testamento della Grazia o della Gratuità. Ce lo siamo sentito dire così a lungo da essere diventati incapaci di cogliere la grammatica della gratuità che pervade l'uno e l'altro Testamento. Come se la creazione potesse permanere al di fuori del gesto gratuito di Dio, che si pente di aver abbandonato l'umanità malvagia, creature che fanno acqua da tutte le parti, e decide di offrire loro una seconda possibilità con Noè. Il patto che segue il diluvio viene sancito con queste parole unilaterali di Dio: “Io non maledirò più la terra a motivo dell'uomo, poiché il cuore dell'uomo concepisce disegni malvagi fin dall'adolescenza; non colpirò più ogni essere vivente come ho fatto” (Genesi 8,21).
Dio conosce il cuore umano; e nonostante questo, basandosi sul suo amore non corrisposto dalle sue creature, decide di favorire la vita. Potremmo moltiplicare le scene bibliche delle Scritture ebraiche in cui è all'opera la grazia/gratuità divina. Evochiamo solo la narrazione del profeta Osea, che denuncia l'infedeltà di Israele, presentato come l'amata con cui Dio ha stretto un patto matrimoniale, più volte tradito dal popolo con ogni sorta di amante. Ferito e travolto dalla rabbia, Dio porta a giudizio la sposa infedele, così che venga sancita pubblicamente la separazione. Ma proprio nel momento in cui sono elencati i capi d'accusa e si attende l'inevitabile sentenza di divorzio, ecco che Dio, con mossa inaspettata e totalmente gratuita, decide di riconquistarla, di parlare al suo cuore (Osea 2,14).  È la grazia a mostrare il carattere divino: “Io non sfogherò la mia ira ardente, non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te, e non verrò nel mio furore” (Osea 11,9).
Anche Gesù parla il linguaggio della grazia/gratuità, mostrando il volto di un Dio che ci ama, mentre siamo ancora peccatori, suoi nemici (Romani 5,6ss); amandoci fino alla fine e donandosi a noi proprio nella notte in cui viene tradito (1Corinzi 11,23). Sfuggendo alla gabbia della logica meritocratica, che prevede la conquista del premio divino grazie al duro sforzo di chi crede, Gesù capovolge l'intero immaginario religioso: non siamo noi umani a doverci sacrificare per Dio; è Lui che si sacrifica per noi! Noi riceviamo gratuitamente quell'amore di Dio che noi non saremmo in grado di suscitare.

 Evitare le contraffazioni

Tuttavia, la Scrittura non fa della grazia/gratuità lo stupore di un momento: ne fa il perno di una logica chiamata a permeare l'intera esistenza. Il rischio di non coglierne la portata e di rubricarla a gesto eccezionale, impossibilitato a diventare regola, il pastore Bonhoeffer lo esplicita parlando di una grazia “a buon mercato”. Meravigliati dal dono gratuito di Dio, lasciamo fare a Lui, esimendoci dalla responsabilità innescata da questo dono sorprendente. Ci penserà Dio a raddrizzare questo mondo storto; noi ci limitiamo ad attendere passivamente la sua iniziativa. Contro questa deriva, risuona la parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Se Dio parla il linguaggio della grazia/gratuità, anche noi siamo chiamati ad apprendere questa grammatica inedita, superando la tentazione del parassitismo e della delega, tanto teologica che sociale. L'apostolo Giacomo, a questo riguardo, ci offre una densa riflessione. Ma la grazia a buon mercato ha anche altre forme di espressione. Ad esempio, quando fa della mancanza di corrispondenza un titolo di merito. In nome dell'amore gratuito, non si coltivano i legami, si batte una strada di perfezione autoreferenziale, individualista. La parola di Gesù indica la sfida di tenere insieme il gesto unilaterale di un dono fatto senza cercare alcuna ricompensa e la sapienza relazionale di aprirsi all'altro, in questo caso quell'Altro che, per primo, dona gratuitamente.
Al contrario della grazia “a buon mercato”, la Bibbia mostra la strada di una grazia “a caro prezzo”. Un ossimoro intrigante, che accosta quanto si sottrae al calcolo con l'immagine del prezzo. La metafora – che, alla lettera, significa “trasloco” - sposta l'immagine dai territori del Regno alla piazza del mercato, affinché la parola divina possa plasmare il quotidiano e divenire stile di vita. E prova a farlo in una realtà che si muove in direzione contraria, in un contesto di crisi. Ma non è proprio questo lo scenario in cui, fin da subito, agisce Dio? È mentre imperversano le tenebre che il Creatore pone loro un argine, consentendo che anche la luce trovi spazio. Il gesto iniziale della creazione non toglie il negativo ma lo argina, separando le tenebre dalla luce, le acque dalla terraferma.

 Lo stile della fede

Così anche nel discorso di Gesù, nel quale compare la parola sulla gratuità (Matteo 10,1ss). Gesù, in un mondo dominato da Mammona, chiama i suoi discepoli, mettendoli a parte, col compito di ristabilire la vita buona, guarita dal male che la offende, come nell'In principio. Dei dodici, ci vengono detti i nomi, come nell'Esodo, che i nostri fratelli ebrei chiamano il Libro dei Nomi. Il dono di un Dio, che chiama per nome e mette in cammino verso una terra in cui possa prendere forma il suo sogno di una vita buona, domanda di essere accolto: annunciando quel Regno che, come la terra promessa, riempie l'orizzonte senza che noi possiamo raggiungerlo; ponendo i segni di quel Regno, ovvero i gesti di liberazione da ciò che impedisce il progetto di Dio; e mostrando in tutto quello che diciamo e facciamo la logica della gratuità. Che non è solo una delle tante parole che compaiono nel vocabolario della fede, ma ne è la grammatica e lo stile.
L'evangelo non esige solo che lo si predichi e lo si viva: domanda che lo si faccia “gratuitamente”, liberando ogni gesto da secondi fini, come anche da logiche parassitarie e autoreferenziali che rendono perverso e, dunque, non credibile il linguaggio della grazia. “Come in cielo, così in terra”. Come nell'In principio, così ora, in questo oggi della salvezza che è tutto nelle mani di Dio ma che invoca la presenza di donne e uomini che fanno della gratuità la loro postura esistenziale. Senza sconti, a caro prezzo. 

 

Segnaliamo il volume:

Lidia Maggi-Angelo Reginato,
Camminare sulle acque. Leggere la Bibbia in tempi di crisi
Claudiana, Torino 2022, …