Ricordando padre Alberto Casalboni

Uomo di grande cultura e sensibilità, in perenne ricerca

 Viserba (Rn), 17 dicembre 1937
† Imola, 6 agosto 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alberto ha trascorso la fanciullezza tra i prati dell’entroterra e il mare della costa riminese fino ai primi anni del dopoguerra. Appena adolescente, entrò nel nostro seminario di Ravenna, di cui non dimenticava la disciplina severa e le difficoltà dei frati nel procurare il necessario per il sostentamento di tanti ragazzi.

Nel 1953 passò a Lugo, per il ginnasio e nel 1955 fu ammesso al noviziato di Cesena; il 2 agosto 1956 emise la professione temporanea. Passò poi nello studentato di Lugo per il corso liceale-filosofico e qui lo studio lo vide eccellere soprattutto nelle discipline classiche. Pur soffrendo di una forte miopia, non si sottraeva agli impegni né dello studio, né della vita comunitaria, e, sebbene amasse una vita tranquilla sui libri, non disdegnava di prestarsi a far da numero, naturalmente in difesa, in partite di pallone con i compagni. Nel 1960 si trasferì a Bologna, nello studentato teologico e poi a Reggio Emilia. Il 13 marzo 1964 fu ordinato presbitero assieme ai suoi due compagni fr. Renato Nigi e fr. Piergiovanni Fabbri.

 Gli studi universitari e l’insegnamento

Fu inviato a Roma, nella nostra Parrocchietta, per ottenere la licenza in teologia. Nel 1965 fece ritorno a Bologna e si iscrisse alla facoltà di lettere classiche presso l’Università degli Studi di Bologna. Nel contesto inquieto e turbolento di quegli anni, nel marzo 1969 Alberto conseguì la laurea in Lettere classiche.
Iniziò subito ad insegnare italiano e latino nel liceo scientifico statale Morando Morandi di Finale Emilia e poi nel 1971 nel Liceo scientifico Augusto Righi di Bologna. Ottenne poi la cattedra di italiano e latino al liceo scientifico Galileo Galilei di San Giovanni in Persiceto. In contemporanea all’impegno scolastico a San Giovanni in Persiceto, si rese disponibile per alcuni anni come professore di storia presso il liceo classico del seminario regionale, sezione staccata del liceo classico San Luigi in Bologna. Un suo seminarista di allora, anche mio alunno, incontrato nello scorso mese di giugno, mi ha espresso profonda gratitudine e ammirazione per p. Alberto, per avergli insegnato a non limitarsi a conoscere le date e gli avvenimenti della storia, quanto a leggerli con spirito critico, e così riuscire a comprendere in maniera appropriata il vissuto dei popoli e le situazioni storiche e sociali. D’altronde la testimonianza dei suoi studenti è sempre stata unanime nel giudicarlo un insegnante culturalmente preparato, impegnato nel favorirne una capacità critica su ciò che li circonda.
Nel 1976, ottenne un avvicinamento, e divenne professore di italiano e di latino nell’istituto magistrale Laura Bassi in Bologna fino al 1990, anno in cui si trasferì nel prestigioso liceo classico cittadino Marco Minghetti, dove rimase fino al compimento degli anni della pensione (2001).
Quando, per la vicinanza delle sedi scolastiche, non era più costretto ad alzarsi per tempo, volendo sfruttare le ore prima delle lezioni si dedicò alla pratica dello jogging, un’attività podistica che gli è stata compagna quasi fino alla fine. Solitamente percorreva la strada collinare che rasentava Casaglia e giungeva alla Basilica di San Luca, per poi discendere lungo i portici.

 Una ricerca nell’inquietudine

Nel periodo successivo agli anni universitari, l’irrequietudine per una fede più consapevole lo portò a fare ricerche ed esperienze fuori dell’ambito cristiano. Si immerse nello studio del mondo ebraico e dell’Islam, e prese parte a incontri per apprendere le tecniche della Meditazione Trascendentale, che si propongono lo sviluppo delle potenzialità umane. Sperimentò pure le pratiche ascetiche e meditative dello Yoga, intese come mezzo di realizzazione e salvezza spirituale, che lo portarono ad aderire a una forma moderata di vegetarismo.
Con l’intento di un’esperienza più diretta e personale, nei mesi estivi, libero da impegni scolastici, si propose di visitare altre parti del mondo fuori dall’Europa. Si recò così nel 1983 in Turchia, per meglio conoscere la visione della vita del mondo islamico; nel 1988 in Tailandia, per approfondire la spiritualità del buddismo e le usanze orientali; nel 1990 in India, sia per rendere visita alla nostra missione là ancora attiva, sia per una più accurata comprensione dell’Induismo e dei costumi di un popolo di cui aveva sempre sentito parlare dai nostri missionari. Con l’intento di farsi un’idea personale delle tradizioni di popoli lontani, si recò anche nell’America latina, dove sperimentò su se stesso la condizione di italiano emigrato; nell’Africa meridionale, dove rimase incantato dal meraviglioso spettacolo delle cascate Vittoria, e in Tanzania per incontrare il nostro missionario p. Fedele Versari, ma soprattutto per avere un contatto conoscitivo con la mentalità dei popoli africani. Aveva anche compiuto, assieme ad altri confratelli, viaggi in diverse nazioni europee, per visitare luoghi di interesse culturale e artistico.

 Interesse per le tematiche umane e sociali

La fame di cultura che l’aveva sempre accompagnato non l’abbandonò con la conclusione dell’insegnamento. Si iscrisse nuovamente all’Università degli Studi di Bologna nella facoltà di Scienze Politiche e delle Relazioni internazionali, con l’intento di approfondire tematiche umane e sociali. Nel 2004 conseguì la laurea triennale in Culture e Diritti Umani, e nel 2006 presso la medesima Facoltà nel corso di Laurea specialistica in Relazioni Internazionali. Durante questi studi accademici, non aveva mancato di spezzare il pane delle sue riflessioni in varie sedi.
Conclusi gli studi universitari nell’agosto 2006, si trasferì nel convento di Ravenna. Nella città che custodisce la tomba di Dante non mancò di guidare numerosi incontri sulla Divina Commedia, in collaborazione con il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali. Per questa sua attività il gruppo del “Cenacolo dei Cercanti” lo ha definito “Padre spirituale e apostolico di Dante”. Nel 2010, come riconoscimento della sua attività culturale, dal Comune di Ravenna gli fu conferito ad honorem il “Lauro Dantesco”, istituito per dare merito a coloro che con il pensiero e l’opera hanno contribuito e contribuiscono alla conoscenza del “lascito dantesco”. La sua collaborazione con il Centro Dantesco non venne meno anche quando fu trasferito in altre città, tanto da pubblicare nel 2021 presso il medesimo Centro ravennate il saggio “Dante teologo e profeta della libertà”.
Nel 2014 fu trasferito a Reggio Emilia, dove prese parte al programma “Incontro con Ludovico Ariosto”. Nell’ambito delle attività del Polo Culturale dei Cappuccini di via Ferrari Bonini, più volte anche in anni precedenti aveva tenuto incontri di studio.

 Il tramonto

Nel 2017 fu trasferito a Imola, come addetto all’animazione culturale e a servizi pastorali. Gli ultimi anni di vita sono stati piuttosto travagliati. La sua salute cominciava a mostrare qualche crepa, e le sue ginocchia erano divenute fragili, tanto che non era raro che inciampasse e cadesse. Il Dio teologicamente già catalogato, come era definito nei trattati di teologia, non poteva soddisfarlo. «Dio è un mistero», ripeteva, un mistero per chiunque, al di là di ogni tentativo di ragionamento, e l’immagine di un Dio impersonale e lontano, quale emergeva dalla teologia classica, non gli apparteneva e non riusciva a coinvolgerlo.
Quando già sperava di fare ritorno nella comunità di Bologna a cui era stato destinato, il Padre di tutti, il Dio nascosto che conosce e dispone ogni cosa, lo ha chiamato a sé.
Alberto è stato un frate onesto e sincero con se stesso e con tutti, non conosceva che cosa fosse l’invidia o la gelosia o la doppiezza, e sapeva apprezzare le doti umane di chi gli stava accanto.
Su “Il Resto del Carlino-Ravenna” (8 agosto 2023), la sua morte è stata così annunciata: «Addio a padre Alberto – Ci parlò di cose sublimi con semplicità», per poi commentare: «Frate umile, ma estremamente colto e di grande spiritualità…, ha sempre preso le distanze da ogni forma di potere politico e religioso, quando non era di servizio al bene comune» (Nevio Spadoni).
Il settimanale della diocesi di Ravenna-Cervia “RisveglioDuemila” (11 agosto 2023) lo ha ricordato con queste significative parole: «La morte di Padre Alberto Casalboni lascia una grande eredità culturale, spirituale e teologica».

                                                                                                                                                                                                                                             fra Nazzareno Zanni 

Il funerale si è svolto l’8 agosto nella chiesa parrocchia di San Martino in Riparotta di Viserba, presieduto da fr. Matteo Ghisini, con la partecipazione di numerosi confratelli. La salma è stata poi inumata nel locale cimitero.