Nuovo Ordine Mondiale. Nuovo: ci piace e ci incuriosisce. Sappiamo che nuovo non è sinonimo di migliore senza il nostro apporto. Diritto dovere di partecipare al progetto. Ordine: ci incuriosisce e ci spaventa. Può significare l’armonia di un’orchestra o il silenzio di un cimitero. Mondiale: ci spaventa ma ci piace. Sospettiamo di ogni progetto totalizzante. Pretendiamo che nessuno sia lasciato senza futuro e che la speranza pervada l’universo, non solo il mondo. Più Teilhard de Chardin e meno George Orwell. Più Fratelli tutti e meno Grande fratello.

a cura della Redazione di “Ne vale la pena”

 Vecchio disordine schifoso?

Disegni dei potenti e desideri detenuti

 DIETRO LE SBARRE

L’asse dei despoti

Putin ha affermato una volta, esternando così le vere ragioni del sanguinario attacco all'Ucraina, che gli "occidentali non sono più disposti a difendere i valori della loro civiltà e il tempo delle democrazie è finito;

il futuro appartiene alle autocrazie”. Anche Xi Jinping ha espresso spesso idee simili, e ciò dimostra che esiste una considerevole parte del mondo che desidera cambiare quello che si usa definire "l'ordine mondiale".
Non sembra un caso che insieme a loro abbiano aderito ai Brics plus alcuni dittatori. Al Sisi, che grazie all'esercito di cui era generale, ha trasformato l’Egitto nel primo paese del Maghreb per numero di prigionieri politici; e ancora l'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema della teocrazia che comanda l'Iran, il paese con il più alto numero di condannati a morte del mondo, ai quali si sono recentemente aggiunti gli oltre 500 morti e i 20 mila arrestati tra i difensori del movimento "donna, vita e libertà''. Fanno parte del gruppo anche Mohamed Bin Salman, il principe indicato dall’FBI come mandante dell'assassinio del dissidente Khashoggi, che guida la teocrazia wahabita dell'Arabia Saudita, paese secondo al mondo per numero di condanne a morte, ma primo per frustate inferte e mani e piedi tagliati, e l'Emiro Al Makhtoum degli Emirati Arabi Uniti, che è il principale fornitore di armi del golpista libico Haftar, che secondo l’Alta Corte di Londra ha fatto rapire e seviziare due sue figlie, proprio perché affascinate dai valori occidentali. Di fronte a questi aspiranti leader globali, non resta che parafrasare Winston Churchill: c'è solo una cosa peggiore dell'idea di esportare la democrazia, esportare la dittatura.

Giulio Lolli

 Verso una nuova concezione della pena

Oltre alla globalizzazione economica, politica, culturale e sociale che è in atto, possiamo osservare, anche se in maniera meno evidente, una globalizzazione della giustizia. L’importanza di un diritto e una giustizia sempre più simili nei diversi paesi del mondo rende più veloce ed efficace questo processo, che mira a omologare i diversi aspetti della vita per giungere così verso un nuovo ordine mondiale.
Il modello principale che si cerca di imitare è la civiltà occidentale con i suoi principi liberal-democratici. Il primo passo in tema di diritti è stato fatto con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1948 da parte di 48 paesi. A questa prima dichiarazione si sono susseguite negli anni una serie di altre dichiarazioni e convenzioni per le quali molti Stati dell’Europa e del mondo hanno aderito al riconoscimento di alcuni diritti e libertà fondamentali. Anche gli stessi legislatori dei diversi paesi sono obbligati a seguire e a non violare questi trattati internazionali.
Ovviamente quando si parla di giustizia non si può non approfondire il tema dell’esecuzione della pena dei condannati. Già con l’entrata in vigore nel 1948 della Costituzione Italiana, all’articolo 27 si affermava che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato.
Soltanto nel 1975, dopo 27 anni, con l’emanazione dell’Ordinamento penitenziario si è data attuazione a questa norma che i padri costituenti avevano posto sulla carta. Da allora il condannato non è più visto solo come un soggetto pericoloso da isolare e punire, ma come una persona da rieducare, affinché una volta espiata la pena non sia più un pericolo per la società. L’obiettivo della reclusione è diventato dunque il recupero del reo e il successivo suo reinserimento nella comunità.
L’attuale nuovo modo di concepire la condanna di coloro che violano il codice penale ci porta ad affermare che si sta andando verso una “umanizzazione della pena”. Questo processo si può osservare in tutti i paesi che sono membri della Comunità europea, e non solo, ma anche in tante altre nazioni del globo.
La conquista e la tutela di questi diritti è garantita anzitutto da organi sovranazionali, come la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) e la Corte di Giustizia Europea, che condanna i paesi che violano i diritti dei detenuti. Come è accaduto nel 2013 con la “Sentenza Torreggiani” con la quale la CEDU condannò l’Italia per le condizioni degradanti di sovraffollamento e per altri trattamenti contrari al senso di umanità in cui versavano i detenuti in alcuni istituti penitenziari.
E proprio la vicenda della sentenza Torreggiani è emblematica del fatto che mentre il livello teorico - legislativo, sancisce, se non a livello mondiale, senz’altro in Europa, una giusta finalità della pena nell’ottica del recupero della persona e della ricucitura degli strappi con la comunità sociale, a livello concreto e reale c’è ancora molto da fare per orientare il nostro mondo alla giustizia vera nel mondo detentivo.

Igli Meta

 Davide o Golia?

Perché parlare di nuovo ordine mondiale? Principalmente per l’estensione importante delle aree riconducibili alla sfera russa e cinese a danno dell’occidente, che sta ovviamente ridelineando le strategie future di mercato. In questi ultimi due decenni la globalizzazione e il mercatismo, il cambiamento climatico e la migrazione dei popoli hanno caratterizzato il nuovo assetto mondiale.
La Cina preme su Taiwan e ha presentato ultimamente una nuova carta geografica che amplia i propri confini a danno di Malaysia e Filippine. In America del Sud le cose peggiorano. Infine in Europa, con l’invasione dell’Ucraina da parte russa si stanno creando fortissime pressioni sull’opinione pubblica e politica, che hanno poi visto i risultati nelle economie degli stati europei. In economia, il blocco degli scambi commerciali con la Russia ha costretto i paesi europei a rivolgersi all’Africa, che la Russia oggi indirettamente sta invadendo. Dunque la risposta dell’Occidente sarà militare anche a fronte di un’opinione pubblica contraria? Di sicuro, se si presenterà l’occasione che giustifica un intervento, verrà colta.
In questa situazione confusa e in grande evoluzione, va ricordata una figura sociale essenziale per la vita comune: il volontariato. Persone che sono presenti in ogni tipo di sistema o regime, che spesso non si esprimono nella politica e dedicano una parte della loro esistenza agli altri, gratuitamente o sottopagati. Operano in tutti i settori di necessità, dal sanitario all’alimentare, dal sostegno mentale all’intervento sociale, al carcerario. Queste persone sono molto più importanti di quanto si possa supporre, in quanto colmano gran parte delle mancanze che i sistemi stessi creano. Persone che operano per il bene comune e per il bene degli altri.
Così, tornando al concetto di Nuovo ordine mondiale, è molto complesso pensare verso quale percorso ci spingeranno l’economia internazionale e la politica globale, ma vorrei poter pensare di essere spinto solo dai “volontari”.

Marco Valenti