Il solito bang-bang quotidiano

Breve reportage della consueta guerra condominiale

 di Lucia Lafratta
della Redazione di MC

 Da tanti anni nella redazione di MC, condivido la linea editoriale, ci credo ancora che i temi che nelle nostre riunioni vengono proposti e condivisi siano importanti e che sia importante dare voce a voci diverse.

È importante il tema di questo numero a una condizione: che non si cada nell’idea presentuosa di dare indicazioni - anche se attraverso voci autorevoli - su come dovrebbe girare il mondo per essere migliore. O, peggio, di voler rispondere alla domanda sul perché gli uomini non vivono in pace come sperabile, quando sarebbe possibile un nuovo ordine mondiale se solo si mettessero in pratica gli ottimi consigli e auspici di tutti i leader religiosi e politici, di donne e uomini ispirati dal proprio dio o dai propri ideali di pace, giustizia, amore, libertà.
Né la redazione di MC né gli autori degli articoli di questo numero - che, come sempre, ringraziamo per la disponibilità a collaborare per pura amicizia (come sola remunerazione il centuplo quaggiù, per l’eternità si vedrà poi) - hanno velleità di fornire ricette semplici o complesse.
Sui treni dei pendolari e nei bar di chi si ferma a fare colazione prima del lavoro, se non si è incollati al cellulare si commentano le notizie e ci si chiede, sinceramente stupiti, come è possibile che Russia e Ucraina non possano trovare un accordo per il bene di tutti o perché ancora in Israele ebrei e palestinesi non abbiano trovato un accordo. O perché i politici, anche dello stesso schieramento, non riescano ad accordarsi per il bene dei cittadini, e anche dei non cittadini, tutti.
Perché non sia possibile un nuovo ordine mondiale in cui il lupo e l’agnello pascolino insieme o, almeno, restino ognuno a casa propria senza farsi guerra. Nell’età della vita in cui qualche illusione si è fortunatamente perduta, mi potrei accontentare di un nuovo ordine condominiale.

 Il grande oltraggio dell’aspirabriciole

La battaglia delle briciole. Si combatte tra i condomini dei piani superiori e quelli dei piani inferiori. Il principale accusato è quello dell’ultimo piano che, se particolarmente agguerrito, al culmine della discussione nell’androne del palazzo, si vanta pure “che ti credi, non ho comprato a caso, dovevi comprare tu all’ultimo piano, così non avevi nessuno sopra la testa e potevi scrollare la tovaglia sui balconi dei piani inferiori”. Nel secolo scorso uno di sotto regalò a uno di sopra un piccolo aspirabriciole da tavolo, ma il regalo fu considerato un’offesa e, peggio, un attentato alla libertà di scrollo della tovaglia. Il conflitto si acuì e i contendenti smisero di salutarsi.
La battaglia delle piante. Si combatte tra condomini dei piani inferiori e il resto del mondo. Non avendo nessuno sotto, quello del primo piano si sente libero di annaffiare le piante quando vuole senza preoccuparsi dell’acqua che cola su uomini, donne, bambini e cose di proprietà di altri, cioè di quelli dell’ultimo piano che riempiono di briciole appositamente prodotte in grande quantità le piante. Per evitare lo sfregio delle briciole e esibire le più belle piante di tutti i terrazzi della strada, una signora trovò il metodo vincente: un’intera balconata di bellissime piante finte. Che ora, in epoca di siccità sempre più incombente, potrebbe essere lanciato come moda green da qualche capace influencer che magari potrebbe pure far produrre piante, griffarle e venderle a caro prezzo.
La guerra dei rumori. È un tutti contro tutti, sopra, sotto, a destra e a sinistra. Ognuno produce suoni che, attraverso pareti spesso sottili, sono o sono percepiti dai vicini confinanti come rumori molesti o insopportabili. Facile esperimento: accendere la tv, azzerare il volume e trovare il canale su cui sono sintonizzati i vicini ascoltando senza sforzo i suoni che trapassano i muri. Se si tratta di anziani presumibilmente duri d’orecchi e, data l’età, spesso insonni, si consiglia di essere pazienti. E, se si sa con sufficiente certezza che il vicino è sordo ma non stupido, si può procedere regalando o consigliando di acquistare un paio di cuffie da indossare almeno dalle ore 22 in poi. Con la nostra simpatica vicina fu la mossa vincente. Solo ogni tanto, quando tirava troppo il cavo che si staccava dalla tv, ci svegliavamo di soprassalto con la voce di Mike Bongiorno che le piaceva tanto.

 Mediare è un po’ domare

La battaglia dei bambini. Si sta pian piano risolvendo, per mancanza di materia prima, soprattutto nei quartieri abitati per lo più da anziani. Dove ancora di bambini ce n’è in numero adeguato, i focolai restano accesi: palline da tennis lanciate indefessamente contro sottilissimi muri e pavimenti; grida e pianti sovrastati dalle voci dei genitori “non urlare che ti sentono fino all’ultimo piano!”; feste di compleanno con animazione (ricordo un piccolo festeggiato figlio unico che, terrorizzato dall’animatore e dal rumore dei coetanei, vendicò inconsapevolmente i vicini asserragliandosi nella propria cameretta con l’amico del cuore e ai genitori attoniti non diede neppure la soddisfazione di uscire per spegnere le candeline sulla torta).
La guerra degli animali domestici. Ora ben più usuale di quella dei bambini, si combatte palmo a palmo nelle trincee dei giardini condominiali, negli ascensori, negli androni e nelle scale: proprietari di animali versus non proprietari. Gaia, Giorgio, Giovanni, benché abbiano nomi per consuetudine dati agli umani, e sebbene a volte indossino stivaletti o calzini, cappottini, maglioncini e cerchietti con luci, non hanno sufficiente consapevolezza e autocontrollo per evitare spiacevoli inconvenienti, ma i loro genitori si adontano se qualcuno osa ricordare che sono animali e, come tali (qualunque cosa ciò significhi), vanno trattati. Ho ammirato una coppia di vicini dell’ultimo piano che, in assenza di ascensore, pazientemente, più volte al giorno, portavano in braccio il pesante cane che, per la conformazione delle zampe posteriori, faticava a fare tutte quelle scale. Lui era diventato, in mancanza di bambini, la star del condominio che sinceramente ha pianto la sua scomparsa.
Quando partecipo a una riunione condominiale ne esco sempre ammirata nei confronti dell’amministratore. Si dirà che è il suo mestiere, ma la mia ammirazione non diminuisce per questa ovvietà. Anche i domatori hanno scelto quel mestiere, ma questo nulla toglie al fatto che fanno una vita dura e un lavoro complicato e pericoloso.
Il legislatore, per mettere una pezza all’eccessivo ricorso ai giudici assediati da cause condominiali, ha emanato una norma che obbliga, prima di andare in causa per una controversia condominiale, a rivolgersi a un mediatore, che fa rima con domatore. Un passo verso un nuovo ordine condominiale.