Testimoni nella tensostruttura

Una domenica di Festassieme a Imola

 di Matteo Ghisini
Segretario delle Missioni

 «In questi ultimi mesi sono riuscito, attraverso l’ospedale pediatrico Cure International in Addis Abeba, a far operare gratis alcuni bambini con gravi malformazioni alle gambe.

È gestito da una organizzazione inglese. Poi, dopo l’intervento, mando i bambini al centro di convalescenza dei lazzaristi, si chiama Alemachin (ll nostro mondo), che permette di mantenere i piccoli ad Addis Abeba negli intervalli tra gli interventi. Li nutre, cambia loro medicazioni e gessi, esegue un po’ di fisioterapia». Sono le parole del dottor Stefano Cenerini, medico missionario in Dawro Konta (Etiopia) uno dei testimoni presenti alla Festassieme di Imola di domenica 11 giugno. Le persone che ascoltano, una settantina in tutto, sono volontari dei centri missionari, benefattori, amici delle missioni. Siamo tutti colpiti dal racconto del dottor Stefano, che ci parla di risorse scarse, di distanze immense per poter accedere a un ospedale, di pazienti che aspettano anche anni per una cura, che per i più non arriverà mai. «Molti pazienti, soprattutto quelli delle vallate intorno a Duga, si decidono a recarsi nelle nostre cliniche quando ormai è troppo tardi. Sono restii, e quindi vengono quando il dolore non è più sopportabile. Ma spesso è già troppo tardi».
Elisa, odontoiatra imolese, dopo una esperienza in Etiopia con i cappuccini è andata in Togo già due volte quest’anno insieme all’associazione Aviat, per cure ai denti soprattutto per bambini e anche per altri progetti. Ha raccontato con passione i suoi viaggi, mostrando che tra i giovani c’è sensibilità e generosità che spinge anche ad andare lontano.
Fra Michele ci ha parlato del suo servizio ai terremotati in Turchia, nella zona di Mersin. A marzo una ottantina gli sfollati provenienti dalla zona di Antiochia, tra le città più colpite. A giugno le persone ospitate in convento sono rimaste una trentina. Michele ha sottolineato che a detta di molti operatori - tra cui un’equipe di psicologi - che visitavano i terremotati nelle diverse aree e in varie condizioni, quelli di Mersin erano di gran lunga meno traumatizzati: il contesto familiare comunitario in cui sono stati accolti ha permesso di aumentare parecchio la loro resilienza. Con l’inizio di luglio si chiederà loro di cominciare una nuova fase, trovando appartamenti della città di Mersin, andando loro incontro con contributi per pagare l’affitto. È importante che pian piano ricomincino una vita più ordinaria e normale.
Come segretario delle missioni ho concluso lo spazio delle testimonianze presentando i vari progetti che si sono sostenuti in giro per il mondo: Etiopia, Repubblica Centrafricana e Ciad, India, Brasile, Turchia, Georgia, Romania. L’evento si è svolto all’aperto, sotto la nuova tensostruttura che l’organizzazione di volontariato “Missione per bene ODV” ha deciso di comprare.
È stata poi celebrata la messa del Corpus Domini, animata musicalmente dal gruppo “Prendi il largo”. Nell’omelia è stato presentato lo spunto dalla vita del Michelangelo, con l’immagine della pietà Bandini, l’ultima che il grande artista ha compiuto. Lo stesso, negli ultimi anni della sua vita, scrisse un sonetto che si conclude con queste parole: “Né pinger né scolpir fie più che quieti l’anima, volta a quell’amor divino c’aperse, a prender noi, ‘n croce le braccia” (Né il dipingere, né lo scolpire potranno più consolare l’anima, rivolta all’amore divino che ci aprì, sulla croce, le braccia per salvarci). L’eucarestia è saper cogliere questo abbraccio del crocifisso verso ciascuno di noi che ci rende capaci di aprire il nostro abbraccio verso gli altri. «Diverse comunità di cappuccini hanno aperto il loro abbraccio verso chi aveva bisogno: a Mersin (Turchia) verso i terremotati, a Sighet (Romania) verso i profughi ucraini, a Bouar (RCA) verso la gente – 10 mila i rifugiati in convento! - che scappava dalle scorribande dei ribelli, a Cesena verso chi era stato alluvionato», ha concluso chi presiedeva la celebrazione.
La festa si è conclusa a tavola, con gnocco fritto e tigelle per tutti.