La notte del terremoto ad Antiochia:

la testimonianza di un missionario cappuccino

 Miei amati fratelli, iniziamo ringraziando Dio Onnipotente per la sua misericordia senza limiti che sperimentiamo ogni giorno con ogni respiro che facciamo.

Ci raccomandiamo tutti alla sua infinita grazia e amorevolezza che ci sostiene sempre. Condivido con voi una testimonianza personale.
Nel cuore della notte, intorno alle 4.15 del 6 febbraio 2023, mentre la maggior parte di noi era in un sonno profondo, un terremoto spietato di magnitudo 7.8 ha colpito la parte meridionale della Turchia, nella regione di Antiochia. Il forte impatto del terremoto ci ha svegliati dal sonno in modo molto traumatico, con le sue incredibili scosse.
Sentivo diversi suoni inquietanti intorno a me. Poi, all’improvviso, ho raccolto tutto il coraggio e mi sono precipitato fuori dalla mia stanza, cercando freneticamente il mio confratello p. Francis Dondu. Da una parte del corridoio ho gridato il suo nome, ma invano. I miei passi vacillavano, a causa della mancanza di luce e un’ondata dopo l’altra di violente scosse ostacolava il mio cammino. Non ero in grado di raggiungere il mio confratello.
Sussurrando qualche preghiera, mi avviai giù per le scale, ondeggiando paurosamente, cercandolo per la casa. All’improvviso una voce gridò dalla porta d’ingresso: «Stai bene, Royston?». Ho tirato un grande sospiro di sollievo e ho visto padre Francis in piedi vicino alla porta. Mentre uscivamo dal nostro convento, l’edificio della chiesa continuava a tremare.
Tutt’intorno una scena di totale devastazione: ovunque detriti e macerie. Ci siamo subito attivati per salvare le persone intrappolate tra le macerie. Nella pioggia, nel freddo e tra le scosse che continuavano, la gente si è precipitata per le strade alla ricerca frenetica dei propri cari. La forza del terremoto è stata così grande che pochi secondi di scosse hanno fatto crollare quasi tutti gli edifici di Antiochia. Migliaia di persone sono rimaste intrappolate nelle loro case, rendendo per loro assolutamente impossibile muoversi. Non ho mai visto, in tutta la mia vita, un disastro così grave come questo.
Sono stati momenti di grande dolore. Mentre continuavamo la nostra ricerca di sopravvissuti, abbiamo sentito il pianto di una giovane madre e del suo bambino, intrappolati sotto le macerie. Abbiamo dovuto lasciarli indietro, ci era davvero impossibile arriverà fin lì e il dolore e l’angoscia di quel momento ci perseguiteranno per tutta la vita.
Mentre procedevamo, abbiamo visto le persone accalcate intorno al fuoco - acceso con la legna delle macerie - chiedere a gran voce acqua e cibo, nel freddo pungente. Migliaia di persone hanno perso le loro case e i loro cari, migliaia di persone sono state lasciate con l’angosciante prospettiva di vivere con i loro sogni infranti e migliaia di persone sono rimaste senza nessuno a cui guardare o di cui prendersi cura. Tuttavia, siamo confortati dagli sforzi incessanti dei soccorritori che hanno lavorato instancabilmente per salvare vite umane.
Alla fine, dopo tre ore, raccogliendo coraggio e fiducia, p. Francis e io siamo tornati nel nostro convento mezzo distrutto, per cercare di raccogliere "l’equipaggiamento" necessario per metterci in tenda insieme ai nostri vicini sopravvissuti in un altro blocco, temporaneamente. Quel giorno e il successivo siamo stati colpiti da nuove paure e dubbi, poiché abbiamo sperimentato nuove ondate di scosse di grande intensità. Abbiamo continuato a implorare Dio Onnipotente per ottenere misericordia e protezione.
Mentre contempliamo la tragedia che ci ha colpito, ci viene ricordata la precarietà della vita e la necessità di custodirla. Impariamo da questa catastrofe a valorizzare la vita rispettandola e lavorando per il bene comune. E in questi momenti di grave necessità, il Signore benevolo ci dia la forza di continuare ad amare e a prenderci cura di chi è nel bisogno.
Concludo con le parole del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo che ci ha detto: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
Amore, pace e gioia a tutti voi.

 fra Royston DSouza
missionario ad Antiochia, Turchia.