Maura ed io traffichiamo un po’ con il computer portatile e poi, finalmente, appaiono sullo schermo le immagini che volevamo: un bel tucano dall’importante becco giallo in primo piano e poi le magnifiche immagini di una foresta vergine, la musica eterea in sottofondo fino al momento in cui appare un bulldozer a portare distruzione ed improvvisamente tutto cambia…

a cura della Caritas diocesana di Bologna

 L’armonia è eco/logica

Per piccino che tu sia tu sei sempre il mondo mio

IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

È l’inizio del video di The Earth Song, canzone di Michael Jackson del ’95. Il video procede con ritmi incalzanti e siamo trascinati anche noi nel messaggio ecologico del testo da un susseguirsi di domande: «Cosa abbiamo fatto al mondo? Ti sei mai fermato a notare questa Terra piangente? Dove abbiamo sbagliato? Qualcuno mi dica: perché?».

 Parliamo della nostra casa

«Coinvolgente vero?», ci chiede Maura mentre noi tutti fatichiamo un po’ a riprenderci dall’impatto emotivo con la canzone. «Ho voluto introdurre l’argomento di oggi in questo modo un po’ diverso per stimolarci ad osservare le cose da una nuova prospettiva. Come sapete il filo conduttore di MC quest’anno è sempre la Chiesa in uscita che noi qui al tè re-interpretiamo in: Come possiamo rimetterci sempre in movimento? Come possiamo andare sempre verso qualcosa di meglio? Quindi, come avrete intuito dal video, la domanda di oggi è: come facciamo ad andare verso un sentire più ecologico? La canzone ed il suo interprete esprimono molto bene che parlare di ecologia in realtà significa parlare “della nostra casa”, ha a che fare con il sentirci parte di questo nostro mondo… E noi cosa proviamo in merito? Ci sentiamo in armonia?».
«Questo video mi ha colpito: le immagini sono davvero modernissime», interviene Francesco, nuovo arrivato fra gli amici del tè, «secondo me, il problema vero è che tutto gira intorno alla produzione e al consumo… Il dato di fatto è che chiediamo case, non aree verdi! E lo capisco, capita anche a me: prima desidero risolvere i miei bisogni primari e poi mi preoccupo del resto…».
«Il video racconta di una regressione possibile», si fa avanti un altro Francesco anche lui arrivato oggi per la prima volta, «ma oggi, trent’anni dopo, questa inversione di marcia è ormai impossibile, anche perché è l’uomo il vero virus che attacca la terra. Molti di noi hanno vissuto per strada ed in qualche modo abbiamo affrontato la perdita della casa, sappiamo che cosa significa. Nonostante ciò mi rendo conto che faticosamente riusciamo a vivere più ecologicamente. Certo oggi acquisto tutto di seconda mano, ma basta questo? No, io non credo».

 Tutto bello o tutto mio?

«A me ha dato un po’ noia il modo in cui vien posta la questione», interviene Franca, il tono lievemente risentito, «io parto da un altro presupposto: il creato è stupendo di per sé e non è bello per noi. È meraviglioso e basta. Voglio dire che dovremmo tutti concentrarci sulla bellezza delle cose in sé… solo così potremmo riscoprirne il valore e troveremmo il modo di tutelare il pianeta, cambiando i nostri comportamenti individuali».
«Ho visto il video un milione di volte e ogni volta mi commuove», prende la parola Maria Grazia, «quando Michael Jackson urla e allarga le braccia come Gesù in croce, urla e butta fuori quella disperazione che tutti sentiamo… penso che ognuno potrebbe fare qualcosa, ma poi però il video finisce e si resta indifferenti, come bloccati».
«Sì, mi ritrovo in quel che dici», si inserisce Emanuela, «ma il fatto è che siamo cresciuti credendo di avere tutto a nostra disposizione in modo infinito… avremmo bisogno di una riflessione maggiore e di una educazione differente: dovremmo cambiare l’approccio educativo».
«Dobbiamo sentirci responsabili in prima persona del declino che sta avvenendo», entra diretto nello scambio Daniele, «oggi abbiamo tutto e siamo assuefatti. Siamo cresciuti in un’epoca che ci ha imbinariati al consumo: consumare sempre ci ha portati qui. Altro che bomba atomica: ci autodistruggeremo da soli!».

 Uno sguardo che viene da altrove

Maurizio pacatamente dice la sua: «Io penso che ci potranno salvare solo gli extraterrestri!». Una risata un po’ sarcastica e un po’ divertita attraversa il cerchio. «Intendo dire che ci serve uno sguardo completamente differente per affrontare il problema. Per me dovremmo dare il mondo in mano alle donne: sono loro le mie extraterrestri… Non ridete! Guardate che loro vedono davvero il mondo in un altro modo. Date retta a me: passiamo la mano del potere alle donne».
«Qualche tempo fa sono andata in gita in montagna», è la voce di Sara a farsi spazio, «e, ad un’ora dal bivacco dove ci saremmo fermati, scende giù un ragazzo che ci avverte che alla meta non era rimasta legna per chi arrivava dopo. Le scorte erano state consumate tutte. Così noi ci siamo attardati a recuperare rami secchi nel bosco. Poi, quando finalmente siamo arrivati su che era buio, un ospite ci ha aperto la porta e ci ha detto: “Benvenuti a casa, metto su del tè!”. Evidentemente era arrivato prima e si era affrettato a cercare la legna per sé e per rendere più caloroso l’arrivo di chi sarebbe giunto dopo. Questa cosa ci ha colpito moltissimo! Ci siamo sentiti davvero accolti, ma, al tempo stesso, è brutto sapere che qualcuno aveva consumato tutta la legna senza lasciarne neppure un po’… Allora cosa decidiamo di tenere nella nostra casa per chi viene poi? Non mi pare che ci sia attenzione a questo, anzi vedo tanta trascuratezza».
«In effetti, mi rendo conto che a me è completamente mancata questa educazione “al dopo”», dice Rita, «e poi oggi siamo tutti imprigionati dal fattore tempo: quante volte sviamo da comportamenti sani e corretti per la fretta, perché siamo sempre col fiato sul collo?».
«La nostra vita è sempre protesa al miglioramento, il che è una cosa buona», interviene ancora Francesco, «ed è vero che oggi produciamo tanto e consumiamo troppo, ma trovare un equilibrio è difficile! Stiamo attenti però a non dar spazio ad un pensiero nostalgico del passato: non si può tornare indietro».
Maura ci aiuta a chiudere il pomeriggio: «Certo, la trasformazione aggressiva e violenta del pianeta è iniziata a metà del Settecento ed il miglioramento delle condizioni di vita ha anche aumentato il numero degli abitanti: ora siamo 8 miliardi sul pianeta ed il ritmo della tecnologia non è più coerente con i tempi della terra: allora forse dovremmo davvero fare nostra la mentalità del bivacco e lasciare delle risorse per il futuro. Ma sentiamo che questa è davvero casa nostra? O è diventato un supermercato, in cui transito, acquisto e vado? A me personalmente aiuta molto il contatto con la natura, il restarne incantata. Ripensando a quello che diceva Maurizio sulle donne: sapete che in moltissime culture passate la Madre Terra era rappresentata proprio da una donna incinta? E sì, perché la terra produce vita e genera sempre!».
Il pomeriggio è corso, Maura lancia un’ultima sfida e raccoglie in un rapido giro tutto quello che ciascuno avrebbe lasciato nel bivacco per quelli dopo. Lasciamo un sacco di cose, tutte bellissime, troppe per essere scritte qui. «Ragazzi, in questo nostro bivacco magnifico ci abbiamo portato l’essenziale dell’umanità» conclude Maura soddisfatta «Forse è troppo poco? Bè, ricordiamoci che il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo!». Che sia, per ognuno di noi, l’inizio di un “uragano” ecologico.