Il missionario della savana

Se n’è andato padre Norberto Munari

 Anche per chi fa parte della redazione da molto tempo, tornare a sfogliare vecchi numeri di Messaggero Cappuccino può essere emozionante.

Ci si può imbattere in situazioni e, soprattutto, in persone davvero fenomenali, come certe figure di missionari che stanno scomparendo.
Mi riferisco in particolare al terzo numero del 2008 di MC, Cappuccini alle genti, dedicato interamente alle missioni e a figure come padre Damiano Bonori, Cesare Clerici, Giancarlo Anceschi, Bruno Sitta, Bruno Biagi, Innocenzo Vaccari, Silverio Farneti, Adriano Gattei e Renzo Mancini, missionari che abbiamo salutato per l’ultima volta in questi anni.
L’ultimo, in ordine di tempo il 28 febbraio scorso, a lasciarci è stato padre Norberto Munari, missionario per 44 anni nella Repubblica Centrafricana, 35 dei quali vissuti nella zona di Bossangoa. Nella “zona”, perché, come ricordava l’articolo, padre Norberto era un missionario della savana.
La sua attività missionaria faceva base al Villaggio catechistico di Gofo e, partendo da lì, seguiva le comunità cristiane di un enorme territorio, esteso su centinaia di chilometri di pista, passando di villaggio in villaggio, per assistere la popolazione abbandonata a se stessa e portare una parola di conforto e aiuti materiali. Seguiva la catechesi dei catecumeni e soprattutto la formazione dei catechisti, trascorrendo la sua vita nella savana, con una branda e una pentola per equipaggiamento. Ogni dieci/quindici giorni rientrava al villaggio per rifornirsi di carburante e recuperare un po’ di viveri, e poi ripartire per l’interno. Una scelta di vita che davvero sembra impensabile oggi.
L’articolo ricordava come la vita nella savana fosse rischiosa non solo per la possibilità di incontri notturni, con animali feroci: brutti incontri erano possibili anche di giorno, con i ribelli che infestavano il territorio e che erano arrivati perfino a spogliarlo dei sandali e della cinghia dei pantaloni, fino a derubarlo anche della vettura. Una nota simpatica concludeva il ricordo del missionario padre Norberto, sottolineando che aveva procurato biciclette ai catechisti per i loro spostamenti e macchine da cucire alle loro mogli.
Nel 2011 era rientrato in Italia per problemi di salute e tanti, in questi anni, lo hanno incontrato nel centro missionario di San Martino in Rio, dove era sempre disponibile come confessore e dispensatore di consigli. Un esempio per tutti di semplicità e umiltà.
Originario di Modena, era entrato nei frati cappuccini in giovanissima età e, dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1957 all’età di 25 anni, aveva svolto il suo ministero per una ventina d’anni nei luoghi formativi dei cappuccini dell’Emilia, a Pontremoli e Scandiano, per poi partire missionario, nel 1967, per la Repubblica Centrafricana.