A inizio febbraio Antiochia sull’Oronte, Iskenderun, Mersin, città ricordate tante volte nelle cronache missionarie di questa rubrica, hanno subito danni gravissimi a causa del devastante terremoto registrato lungo il confine tra la Turchia e la Siria, come ci ricorda il provinciale, di ritorno dalle zone colpite, dove sono presenti i missionari emiliano-romagnoli. A fine mese, abbiamo perso il “missionario della savana”, padre Norberto Munari.

a cura di Saverio Orselli

 All’indomani del terremoto

 

A distanza di alcune settimane dal 6 febbraio, il giorno del primo devastante sisma, il provinciale, padre Lorenzo Motti, ha visitato in Turchia

tutti i luoghi in cui sono presenti i frati cappuccini, parlato con loro e con i vescovi di Istanbul e Izmir. Al rientro ha inviato la lettera a tutti i frati della provincia dell’Emilia-Romagna che riportiamo qui, per richiamare l’attenzione sulla difficile situazione che le popolazioni turche e siriane continuano a dover affrontare, anche se i nostri mezzi di comunicazione, col passare dei giorni, sembrano averlo in gran parte dimenticato.
«Innanzitutto vi informo che il 12 marzo i due frati del Pachistan, fra Javed e fra Daoud partiranno per la Turchia. Con loro andrà fra Michele Papi (che nel passato è stato in Turchia per vari anni e conosce il turco) che si fermerà a Mersin per aiutare quella fraternità fino a fine mese di marzo.
A Mersin continuano ad essere ospitate circa 70 persone, tra cui una decina di bambini/ragazzini (anche un bambino di 2 mesi che ha perso il padre) che occupano tutto il secondo piano e parte del salone a piano terra. Per 15 giorni è stata ospitata in convento suor Diba, suora turca del Verbo Incarnato, insieme a suor Ancilla, che hanno aiutato nella gestione dell’emergenza.
Le persone sono chiaramente traumatizzate, perché continuano le scosse, anche se di minor intensità, sia lì che in tante altre zone, alcune ancora superiori al 5° grado.
Alcune famiglie sono andate per qualche tempo dai parenti in altre città o all'estero, altre invece arrivano. Continuano comunque le richieste di aiuto, da parte soprattutto di famiglie cristiane di Antiochia e Iskenderun, ma anche di altre città.
L'aiuto che viene dato loro, oltre all’ospitalità, riguarda vestiario e pasti completi. È stato acquistato tutto ciò che è necessario per permettere di dormire nel migliore dei modi (anche 5/6 persone in una camera), dalle lavatrici ai frigoriferi e tutto quello che serve perché possano autogestirsi il più possibile.

Tutti i pasti sono in comune nel salone del convento, anche se alcune persone continuano a voler mangiare nel giardino per la paura delle scosse. Nei primi tempi, per la preparazione dei pasti, ha aiutato anche la comunità cattolica di Mersin, che dopo le prime scosse, si è precipitata e riunita in convento, nonostante i loro edifici non avessero subito danni. Adesso invece sono stati organizzati dei turni tra le persone terremotate, in modo che le persone ospitate si sentano utili e possano fare qualcosa che non li faccia pensare sempre al terremoto.
Prima di ripartire per l’Italia, con la maggior parte di loro abbiamo fatto un incontro in cui hanno potuto raccontare quello che hanno vissuto e stanno vivendo. Unanimi sono stati i ringraziamenti per quello che i frati stanno facendo e per l’aiuto, non solo materiale, che stanno ricevendo». 
Sin dalle prime forti scosse del 6 febbraio, la devastazione ha colpito le città e i villaggi della zona al confine tra la Turchia e la Siria, resa ancora più pesante dalle altre forti scosse che sono seguite. In quel territorio ci sono due stazioni missionarie dove i nostri frati cappuccini sono inseriti nella comunità locale da tanti anni e sono una presenza sicura per la popolazione. Una è Antiochia, città distrutta dal sisma. L'altra è Mersin, più distante dall'epicentro, e quindi con meno danni.
Un primo aiuto immediato, per affrontare l’emergenza, è di tipo economico. Come ricorda nella lettera il Provinciale, una ottantina di persone, da subito, è stata ospitata nei locali del convento di Mersin ed è necessario provvedere loro. Grazie agli aiuti, sarebbe possibile arrivare ad ospitarne fino a un centinaio e, con il tempo, intervenire anche in altri modi, ad esempio aiutando nella ricostruzione degli edifici.
Per donare a favore dell’emergenza terremoto trovate i riferimenti bancari nella locandina a fianco.