Ecco il Manifesto del Comitato scientifico sul tema “Dal sogno alle regole”; ne fanno parte: fr. Dino Dozzi, direttore scientifico del Festival; suor Paola Bentini, clarissa del Monastero di Ferrara; Gherardo Colombo, ex magistrato; Jacques Dalarun, già direttore dell’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes di Parigi; Ferdinando De Giorgi, pallavolista; Lorenzo Fazzini, Responsabile Editoriale della Libreria Editrice Vaticana; Elena Granata, professoressa di Urbanistica al Politecnico di Milano; fr. Pietro Maranesi, professore di Storia e Teologia francescana e medievale presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma; Michela Marzano, professoressa di Filosofia morale all’Université Paris Descartes; Maria Giuseppina Muzzarelli, professoressa di Storia medievale all'Università di Bologna; padre Francesco Occhetta, professore di Scienze sociali alla Pontificia Università Gregoriana; Andrea Piccaluga, direttore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

 a cura della Segreteria del Festival Francescano

 I fratelli valgono di più

Tra la regola e il sogno ecco la vita 

di Chiara Vecchio Nepita,
responsabile comunicazione Festival Francescano

 Roma, 29 novembre 1223: papa Onorio III conferma la Regola di “frate Francesco” con la bolla “Solet annuere”.

Questo avvenimento, del quale si celebrano gli 800 anni, cambiò la storia del francescanesimo, della Chiesa e dell’intero nostro Continente. Occorreva infatti rialzarsi dalla sostanziale sconfitta della Quinta crociata e dare risposta alle richieste di rinnovamento religioso portate avanti dagli ordini mendicanti, che predicavano un nuovo ideale di vita evangelica fondata sulla povertà: «I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l'elemosina con fiducia» (Francesco d’Assisi, Regola bollata, cap. VI).

 Perché non siano solo desideri

Francesco d’Assisi comprende che, affinché il suo sogno si realizzi, occorre passare Dalla intuizione alla istituzione (Cfr. Théophile Desbonnets, Biblioteca francescana, 1986), ovvero all’organizzazione di un vero e proprio ordine religioso che passi attraverso un’approvazione formale. Al di là delle successive e diverse interpretazioni ricevute nella storia, la Regola francescana compie felicemente 800 anni e resta uno dei principali riferimenti della spiritualità cristiana.
«La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e reverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori» (Francesco d’Assisi, Regola bollata, cap. I).
Nel primo capitolo della Regola bollata è racchiusa la sintesi del sogno di Francesco, un sogno che si fa Regola e vita. Vita: è proprio questa la prima chiave interpretativa che ci preme approfondire nella quindicesima edizione del Festival Francescano, a Bologna dal 22 al 24 settembre 2023. Nell’accogliere il mistero dell’esistenza, Francesco ha trovato la strada, quella della fraternità: «E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?» (Francesco d’Assisi, Regola bollata, cap. VI).
Come ben sintetizzato dallo storico Giovanni Miccoli, pare infatti che Francesco abbia avuto il coraggio di preferire i fratelli alla sua personale “corsa verso la santità” (Francesco, Donzelli Editore, 2013).
Ma che cosa ha da dire all’uomo di oggi l’esperienza francescana iniziata ottocento anni fa?

 È una virtù?

La nostra coscienza ci pone spesso di fronte al dilemma: obbedire o disobbedire? Il filosofo Frédéric Gros afferma: «Nel momento in cui le decisioni degli esperti si presentano come il risultato di fredde statistiche e di calcoli anonimi, disobbedire diventa un’affermazione di umanità» (Disobbedire, Einaudi, 2019).
Lo vediamo oggi, di fronte all’urgenza, interpretata soprattutto dai giovani, delle manifestazioni per il clima, oppure dinanzi agli interventi umanitari delle organizzazioni non governative per il salvataggio dei migranti.
Pensando anche a queste pacifiche ribellioni, vorremmo rimanere focalizzati più che in ogni altra edizione sull’età dell’adolescenza e dei giovani, che dovrebbe essere l’età dei sogni per antonomasia. Oggigiorno assistiamo invece a un appiattimento delle aspirazioni delle nuove generazioni. Perché? Ci sono regole troppo strette che spengono i sogni o non si riesce più a confrontarsi con il limite, ed eventualmente a superarlo, perché non ci sono abbastanza regole? Qual è il ruolo delle regole: liberare o soffocare? E quando si passa dal “dover fare” al “dover essere”, che cosa accade?
Se, a livello psicologico e relazionale, le risposte a questi interrogativi non sono affatto scontate, un po’ più semplice (ma non privo di risvolti conflittuali!) è trattare la questione da un punto di vista sociologico. Anche dall’insegnamento di Francesco, possiamo dunque affermare che un sogno si fa istituzione quando innesca relazioni. Ancor più concretamente: “La regola è l’altra faccia della convivenza, sono due lati della stessa medaglia” (Gherardo Colombo, Sulle regole, Feltrinelli, 2008).
Poiché la società è tenuta insieme, nei suoi diversi livelli, da gruppi di persone che sottostanno a statuti e ordinamenti vari, sarà utile investigare, partendo da una città così ricca di esperienze associative come Bologna, alcuni casi in cui l’aspirazione si è tradotta in organizzazione del possibile. Addentrandoci ancor più direttamente nelle forme della convivenza civile, getteremo uno sguardo sul mondo del lavoro, soffermandoci su un problema che pare sempre più sentito: la mancanza di una “relazione spirituale” all’interno delle aziende. 

Dall’impossibile al possibile

Due potenti metafore ci accompagneranno nella nostra declinazione “dal sogno alla regola”. La prima riguarda il gioco e lo sport. Accoglieremo le testimonianze di atleti e di allenatori che potranno dimostrare come il raggiungimento di un traguardo passi attraverso percorsi educativi e senso di appartenenza. Appare chiaro come le regole non possano essere date per scontate o semplicemente imposte, ma vanno condivise e spiegate. La seconda riguarda invece la città, intesa come spazio urbanistico volto alla convivenza civile. Ci faremo ispirare da quelli che la professoressa Elena Granata, vicepresidente della Scuola di Economia civile, chiama “placemaker”, ossia “professionisti ibridi, capaci di conciliare i bisogni con l’immaginazione, la creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città” (Placemaker, Einaudi, 2021).
Come francescani e come membri del comitato scientifico di questo Festival crediamo che, se perdessimo il sogno di una umanità più giusta e fraterna, il sogno di una casa comune di cui tutti ci prendiamo cura, il sogno delle diversità di ogni tipo sentite complementari, il sogno di costruire ponti di riconciliazione e di pace, perderemmo sorgente e scopo della vita. Vorremmo che l’edizione 2023 del Festival Francescano fosse un grande laboratorio per capire come questi grandi sogni possano farsi realtà, passando dall’impossibile al possibile.