Si è svolto a fine settembre a Bologna il Festival Francescano 2022, dal titolo “Fiducia. Oltre la paura”. Tempo di bilanci per una quattordicesima edizione che, dopo gli anni della pandemia, è tornata alla sua forma originaria: in piazza, tra la gente. Tre giorni di incontri, spettacoli, conferenze e spiritualità che hanno approfondito il tema universale della fiducia.

a cura della Segreteria del Festival Francescano

 Parole di fiducia

Quando sognare è la regola 

di Serena Piazzi
Ufficio Comunicazione del Festival Francescano

 Una piazza Maggiore piena di persone è uno dei ricordi più belli che ci ha lasciato quest’ultima edizione del Festival.

Bambini che si divertono ai laboratori interattivi, il pubblico che assiste alle conferenze, gli stand delle case editrici, chi si mette alla prova con la parete di arrampicata, i protagonisti della biblioteca vivente e frati e suore che lavorano insieme: una molteplicità di età, vissuti e interessi che ritrovano nel Festival uno spazio comune. Ricco e vario anche il palinsesto degli appuntamenti; come scrive il giornalista Luca Tentori, «un caleidoscopio di grandi storie condivise da professionisti e piccole storie di vita quotidiana hanno atteso e incontrato i tanti ospiti del Festival» (Avvenire, 2 ottobre 2022).

 I numeri del Festival

Partiamo dai numeri. Una matematica inclusiva quella del Festival, che non lascia spazio a divisioni ma si alimenta invece di somme e moltiplicazioni. Più di 28.000 presenze complessive, per un totale di 160 eventi in 4 giorni. Un pubblico proveniente da tutta Italia quello arrivato a Bologna per vivere il Festival e ascoltare i più di 50 ospiti salire sul palco, per un programma di «iniziative tutte gratuite e libere, con un solo obbligo: la voglia di mettersi in gioco» (Massimo Selleri, Il Resto del Carlino, 20 settembre 2022). Anche le attività di piazza hanno riscosso tantissimo successo: numerosi i libri consultati della biblioteca vivente (450) e ancora di più i caffè con il francescano (3.000). Non misurabile invece il flusso di parole scambiate e idee condivise durante l’edizione, forza viva del Festival e motore di riflessione condivisa; d’altro canto, come afferma Paola Naldi, «nel DNA dei seguaci di San Francesco c’è sicuramente l’attitudine all’incontro e all’ascolto, che in questo scorcio storico drammatico diventa un atto di fiducia verso l’altro» (La Repubblica, 20 settembre 2022).

 Fiducia e l’altro

Tra i vari incontri, uno dei più toccanti è stata sicuramente la testimonianza di Gemma Calabresi Milite, vedova del commissario Luigi Calabresi, che in dialogo con suor Daniela Scarpellini ha ripercorso la propria esperienza e ha rivelato come «io ho avuto il dono della fede quella mattina, nel giorno più brutto della mia vita. Da quel giorno la fede diventa una mia scelta. La fede è la vita stessa. La fede non toglie il dolore, ma lo riempie di significato». Una storia su come la fiducia possa essere data, persa e ricostruita: proiettata verso il futuro, senza mai abbandonare la memoria del passato.
Fin dal presente è invece necessario agire per contrastare l’emergenza climatica che stiamo vivendo, i cui effetti sono stati ben illustrati – tra dati scientifici e scenografie impattanti – nello spettacolo Saluti dalla Terra della compagnia del Teatro dell’Orsa rivolto alle scuole. L’attenzione alla sostenibilità ambientale è rammentata anche da Vandana Shiva, altra grande ospite del Festival, che ci ha ricordato come «la natura è nostra madre ed è viva. Dovremmo fare come le api che mentre prendono il polline fanno in modo che i fiori vengano impollinati e quindi nascano nuove piante».
Occuparci del pianeta significa occuparsi di noi stessi. Un sentimento di cura verso il Creato che si traduce anche nella cura dei suoi abitanti, in un clima di serena armonia e convivenza pacifica. Bisogna davvero «imparare a vegliare gli uni sugli altri», come ci dicono la musica di Eugenio Cesaro degli Eugenio in Via Di Gioia e le riflessioni filosofiche dei Tlon, Andrea Colamedici e Maura Gancitano, protagonisti dello spettacolo di apertura del Festival.
Non sempre però dare fiducia è un percorso facile da compiere, soprattutto se i destinatari sono persone a noi sconosciute. È uno dei temi affrontati durante il dialogo con fra Paolo Benanti, esperto in etica delle tecnologie, e Michela Marzano, che ha sottolineato come «se conosco completamente qualcosa o qualcuno non ho bisogno di dare fiducia. La fiducia permette di andare verso chi non si conosce, con il rischio che l’alterità dell’altro ci disturbi». Ma è proprio l’accoglienza verso l’altro, verso il diverso, che ci permette di fare il salto e andare “oltre la paura”, abbattendo le barriere e ritrovando il piacere di trovarsi dalla stessa parte, insieme. È quello che ci insegna la storia di san Francesco e il lupo, che abbiamo scelto di raffigurare nell’immagine coordinata di questa edizione: la feroce belva che diventa “fratello lupo” grazie all’incontro con il Santo, sullo sfondo di un sole-rosone prisma di colori e sensazioni.  

 Incontri francescani

Il Santo di Assisi e l’ottavo centenario della predica in piazza Maggiore sono stati il filo conduttore di molti incontri, a partire dal convegno di apertura “Francesco in piazza” realizzato in collaborazione con l’Istituto per la Storia della Chiesa di Bologna e il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna. Un’autorevole tavola rotonda con studiosi del settore per un incontro dedicato all’arringa tenutasi quel 15 agosto 1222; tanti gli elementi emersi dalla ricostruzione storica, che hanno contribuito ad approfondire il legame tra la vita del Santo, l’Ordine e la predica in piazza, nel ricordo di una giornata che davvero diede «scandalo», come ha rammentato la storica Marai Giuseppina Muzzarelli. Il discorso di san Francesco alla gente di Bologna è poi stato affrontato – con una solida consulenza storico-scientifica alla base – anche in chiave musicale e teatrale, nello spettacolo a cura de Il Ruggiero che si è tenuto nell’ultimo giorno del Festival, a chiudere il cerchio di incontri dedicati all’importante ricorrenza.
La conversione del lupo di Gubbio ad opera di san Francesco è stata invece al centro dell’intervento di fra Pietro Maranesi, mentre il poliedrico artista Giovanni Scifoni ha portato al Festival Mani bucate, spettacolo dedicato alla figura del santo più pop che ci sia, perché è proprio vero che «nessuno nella Storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività».
La potenza persuasiva delle parole e la forza delle azioni del Poverello di Assisi ci colpiscono ancora oggi, superando l’ostacolo del trascorrere del tempo e confermandosi fonte inesauribile di riflessioni profonde.

 Dalla fiducia… al sogno

Facciamo allora nostre le parole che Scifoni/san Francesco ha pronunciato sul sagrato di san Petronio, nel rievocare l’incontro che il Santo ha avuto… con il suo stesso sogno. Uno scambio che inizialmente lo ha lasciato confuso e disorientato – quante volte sarà capitato anche a noi, di avere dubbi o difficoltà a sbrogliare la matassa dei nostri stessi desideri – per poi capire che, semplicemente, «a volte siamo molto più grandi dei nostri sogni».
E proprio “Dal sogno alla regola” sarà il tema della prossima quindicesima edizione, annunciato come da tradizione l’ultimo giorno del Festival. Nel 2023 ricorrerà infatti l’ottavo centenario dell’approvazione della Regola di san Francesco da parte di Papa Onorio III. Sogno e regola: due campi diversi ma complementari, tragitto comune per una comunità fraterna e pacifica.