Vedo come vede Picasso

 di Dino Dozzi
Direttore di MC

 Dice la Treccani che etimologicamente poliedro significa dai molti sedili. Per capire-discernere-giudicare un fatto, un parere, una persona, bisogna tener conto di dove sei seduto e dunque di quale faccia del poliedro riesci a vedere. Perché, dal tuo punto di osservazione, non riesci a vederle tutte le facce del poliedro, che pure esistono e sono viste da qualcun altro posto su un sedile diverso dal tuo. La visione poliedrica è implicita quando si dice che “questo è il tuo punto di vista”, anche se poi si intende invitare l’altro ad assumere “il mio punto di vista”, considerato più vero, se non l’unico vero. E invece il significato del poliedro invita a considerare attentamente il punto di vista degli altri, in quanto indispensabile alla totalità, alla verità.
Il poliedro piace a papa Francesco; non perde occasione per citarlo. Il tutto è più della parte ed è più della somma delle singole parti: è una intuizione potente che papa Francesco richiama nella “Fratelli tutti”. Vuol dire che nessun parere è inutile, che bisogna ascoltare tutti; che tutti - e quindi ognuno - sono importanti e necessari per cogliere tutte le facce del poliedro, tutta la sua verità. Che non è la semplice somma di quanto osservato dai molti e diversi sedili: bisogna aggiungerci la convinzione sincera e la vicendevole riconoscenza per la complementarietà dei pareri. Dalla storia del poliedro non deriva solo il rispetto per i diversi pareri, ma anche e soprattutto per le persone diverse che esprimono quei pareri diversi originati dai sedili diversi da cui ne osservano una delle tante facce.
Ma perché tutto questo incipit poliedrico da mal di testa? Perché, coi tempi che corrono, tra epidemie e guerre vecchie e nuove, nella molteplicità delle diagnosi e delle terapie, delle cause e delle possibili soluzioni, nella perpetua ricerca di un governo con qualche mese di stabilità, c’è da perdersi di coraggio e si corre il rischio del si salvi chi può, ognuno rinchiuso nella propria piccola e parziale visione di una sola parte della realtà, scambiandola per la totalità. È necessario e urgente tener conto del poliedro della realtà e del poliedro degli osservatori.
Appena don Matteo - il cardinale Matteo Zuppi - è stato nominato Presidente della CEI, ha indicato la pista su cui si muoverà: l’ascolto di tutti, perché la Chiesa deve essere al servizio di tutti, quindi deve ascoltare tutti, a cominciare dagli ultimi, i meno ascoltati. Mi ha fatto venire in mente subito l’incipit della lettera di san Francesco ai fedeli, con quella sua apparentemente ingenua ma preziosa ripetizione: «Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti…». Ringraziando papa Francesco per la sua scelta e congratulandoci con don Matteo, gli auguriamo di riuscire a conservare il suo stile di ascolto poco accademico ma molto famigliare, poco clericale ma molto umano; oltre che - naturalmente dal nostro punto di vista e quindi nella logica del Cicero pro domo sua - la sua vicinanza geografica, spirituale e affettiva al Festival Francescano. Nelle non poche occasioni in cui l’ho visto partecipare a tavole rotonde sui temi più svariati, ho notato che sceglie di dire il suo parere solo dopo aver ascoltato tutti gli altri. Può essere magari perché non ha avuto tempo di prepararsi sull’argomento specifico, ma credo sia soprattutto perché ama ascoltare, per poi sottolineare e valorizzare quanto emerge di costruttivo, per avvicinarsi alla verità totale ascoltando altri punti di vista.
Atteggiamento saggio questo soprattutto nel dramma ucraino che stiamo vivendo e che ci riguarda sempre più da vicino, con la battaglia del grano, con le sanzioni alla Russia che si ritorcono contro l’Europa, con l’aumento dei prezzi e la recessione in agguato; con i tanti dubbi che stanno crescendo: meglio la pista di sempre maggiori armi all’Ucraina “perché Putin non deve vincere” o la pace anche se frutto di un doloroso compromesso nella logica del win-win? Meglio contrapporre Europa e Russia o accettare il suggerimento di Giovanni Paolo II che sognava un’Europa da Gibilterra agli Urali? Ci si sta orientando finalmente verso le fonti rinnovabili di energia, ma regge la motivazione dell’indipendenza dagli altri o è frutto di sogno autarchico di infelice memoria? Questioni di geopolitica che non debbono interessare la Chiesa? Mah… Anche in questo caso tutto è interconnesso e le grandi scelte hanno conseguenze concretissime di vita o di morte su alcuni miliardi di persone. E quindi - come dicevano nel “buio” medioevo - in ciò che riguarda tutti bisogna ascoltare tutti. Anche quelli seduti dall’altra parte del poliedro.
Servizio e non dominio anche se contrabbandato in ogni sede da servizio. Sto rileggendo I fratelli Karamazov di Dostoevskij, impregnato di cultura europea, e duro come un pugno nello stomaco ti arriva quell’affermazione del Grande Inquisitore: «A chi tocca dominare gli uomini, se non a coloro che ne dominano la coscienza e nelle cui mani si trovano i loro pani?». Per passare dalla logica del dominio a quella del servizio servono persone intelligenti e generose, che sappiano uscire dai luoghi tradizionali o nuovi del potere per andare in strada e nelle famiglie, tra la gente comune, nelle periferie sociali, culturali e spirituali per ascoltare, prima di tutto, il loro racconto della vita e per vedere dunque altre facce del poliedro. Di cui tenere conto nel proporre soluzioni, anche di tipo religioso.