A Cividate Camuno una via è stata intitolata a frate Innocenzo Vangelisti, l’umile frate cappuccino “cercone”. Nella nostra chiesa-santuario del Santissimo Crocifisso in Faenza è stata inaugurata una nuova Via crucis, opera del maestro ceramista Giovanni Cimatti. A Sydney è morto padre Atanasio Gonelli, per più di sessant’anni animatore instancabile di fraternità fra gli emigrati italiani in Australia.

Paolo Grasselli

 
Via Frate Cercone

A Cividate Camuno (BS) una via intitolata a frate Innocenzo Vangelisti, frate cappuccino (1873-1957)

di Terenzio Succi
giornalista

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Nascita al cielo

Prima ancora che san Francesco la chiamasse «sorella morte corporale», la liturgia cristiana aveva definito il giorno del trapasso “nascita al cielo”. Riconoscendo infine a chi si era distinto per opere di fede - amore a Dio e servizio al prossimo in modo eroico - il merito dell’aureola della santità. Onore quindi per la Chiesa ma anche per la patria terrena.

A volte sono appunto i rappresentanti della patria terrestre a precedere, anzi a sollecitare, con l’esempio che trascina, la staticità ecclesiastica. È avvenuto a Cividate Camuno, patria del frate (aveva lasciato quel luogo a vent’anni per divenire cappuccino in Emilia), dove era stato sepolto accompagnato dalla “fama sanctitatis”.

La delibera comunale del 2 settembre 2011 ha accolto l’istanza all’unanimità di dedicare una via a frate Innocenzo Vangelisti, «umile frate cappuccino questuante, distintosi per bontà, lavoro costante, ed a volte umiliante nel passare di porta in porta a chiedere l’elemosina».

Sabato 5 novembre alle ore 16, sia pure con l’inconveniente della pioggia, il sindaco Cesare Damiola ha tagliato il nastro per l’apertura della via intitolata al concittadino frate Innocenzo. Nel discorso ha specificato: «La scelta, assieme alla pubblicazione di un libro sulla sua vita, è dettata dall’intenzione di divulgare la conoscenza delle opere del religioso, sperando che possa rappresentare l’inizio del percorso di beatificazione». Il paese natale, dunque, ha immortalato la memoria dell’umile frate cappuccino con una strada che «sbarca direttamente i mezzi pesanti sulla via provinciale».

I precedenti

In Emilia esistono già alcune strade dedicate a cappuccini benemeriti: a Reggio Emilia una strada dedicata a padre Daniele da Torricella (1867-1945) cappellano d’ospedale; a Scandiano (RE) una dedicata a padre Francesco Sacchi (1892-1978) missionario in Turchia; a Parma una dedicata a padre Felice da Mareto (1909-1980) storico.

Come ebbe modo di scrivere il parroco di Cividate Camuno, la figura di questo «frate laico ha aggiunto il suo nome a quello di tanti altri che hanno consumato la vita chiedendo agli uomini il pane per vivere ed offrendo in cambio la pace e il bene; umili ma nobilissime anime che hanno raggiunto i vertici della santità, nell’incanto di un ideale giammai offuscato, ma sempre risplendente e che si riassume in quella spiritualità francescana ed in quel proprio modo di accostarsi al mistero di Dio e di viverlo».

Dei suoi 63 anni di religione, frate Innocenzo ne aveva trascorsi 43 nel reggiano: 6 a San Martino in Rio, dove aveva iniziato l’attività di questuante nel 1902, e 37 a Scandiano, anche se gli ultimi 4 inverni fu ospite dell’infermeria di Reggio Emilia. Scandiano quindi rappresenta la sua seconda patria con l’attivo di 33 anni di itineranza nella sua missione di questuante, permettendo a tanti ragazzi del seminario di Scandiano di seguire la vocazione al sacerdozio e alla missionarietà.

Non merita dunque altrettanta riconoscenza da parte della cittadina emiliana? Sempre in attesa del processo canonico che ne riconosca le virtù esercitate in modo eroico.

Il mattino del 23 marzo 1957 frate Innocenzo si spegneva a 84 anni di età. Ai suoi funerali gli scandianesi, che lo avevano sempre ritenuto un santo, accorsero numerosi per salutare per l’ultima volta l’umile cappuccino. Poi l’ultimo viaggio da Scandiano a Cividate dove i suoi compaesani lo riportarono trionfalmente, ed anche qui fu accolto come un santo.

Pensiamo di non esagerare se riteniamo che la figura di frate Innocenzo possa rappresentare un onore pure per la Chiesa reggiana, oltre che, ovviamente, per l’Ordine e per la Provincia dei cappuccini dell’Emilia-Romagna.

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