Da molti anni ormai a Scandiano un gruppo di giovani si ritrova la domenica sera, una volta al mese, per pregare con lo stile della comunità monastica di Taizé. Prima fra Gabriele Attanasi e ora fra Raffaele Corvaglia accompagna il cammino di questi ragazzi e ragazze.

a cura della Redazione di MC

 Se vai a Scandiano trovi Taizé

intervista a fra Gabriele e fra Raffaele di Scandiano 

di Fabrizio Zaccarini

 Ci raccontate che esperienza è stata la vostra?

Fra Gabriele: Questo servizio è stato per me occasione non solo per intessere nuove relazioni,

ma anche per imparare a curare ogni incontro di preghiera con la stessa gratuità con cui la Parola di Dio si dona a noi: una cosa mai acquisita ovviamente, ma che sempre ti mette in gioco. Questo sfondo di gratuità, accoglienza e semplicità, è il terreno buono su cui cade quel seme della Parola che sempre interpella, accarezza e apre il cuore. Da qui nasce anche il desiderio di vivere un momento di condivisione fraterna con una tisana calda per incontrarsi, raccontarsi in modo molto spontaneo e informale, ma che a volte apre interrogativi più seri, a volte ha dato inizio a cammini di fede.
Fra Raffaele: Io ho ricevuto in eredità questo servizio, svolto negli anni passati da altri frati, insieme a un gruppo di giovani-adulti laici che tuttora continua a essere punto di riferimento e “memoria storica” di questi appuntamenti mensili. È un’esperienza che mi sta arricchendo, sia nella preparazione, insieme al gruppo e a un confratello, sia nel momento della preghiera dove, come tutti, sono chiamato innanzitutto ad ascoltare la Parola che il Signore vuole donarmi.

 Che caratteristiche ha la preghiera di Taizé?

Fra Raffaele: È una preghiera molto semplice che si svolge dinanzi al Crocifisso: si alternano momenti di ascolto della Parola, una liturgia della luce, l’esecuzione di alcuni canoni composti dalla comunità di Taizé e momenti di silenzio. Dopo la proclamazione di una pagina del Vangelo e un momento di meditazione personale, si è invitati a rivolgere a voce alta al Signore la propria preghiera di lode e di invocazione. Seguono il Padre nostro, un canone finale, e viene infine lasciato dello spazio, per chi lo desidera, per la preghiera personale. Ci possono essere variazioni di questo schema generale, l’importante è che non stravolgano l’essenzialità di questo tipo di preghiera.

 Ricordo un parroco che, vedendo come funzionava questa esperienza di preghiera, commentava: «Non è preghiera, quella è una schola cantorum». Come rispondereste?

Fra Raffaele: I canoni di Taizé sono uno strumento per accompagnare una preghiera basata sull’ascolto e sulla meditazione. Se occupassero tutto il tempo della preghiera o fossero eseguiti a mo’ di concerto, perderebbero senz’altro la loro preziosa funzione; questo però non significa che la loro esecuzione debba essere improvvisata ed è per questo che ci ritroviamo insieme al gruppo di laici per scegliere i canoni adatti e provarli. Molti di essi sono composti a quattro voci (soprano-contralto-tenore-basso), segno di una chiesa che, nella diversità di carismi e vocazioni, è chiamata a camminare insieme e in armonia verso il Signore.

 Sembra che nonostante il passare degli anni, giovani di diverse generazioni continuino ad amare questo stile di preghiera… Perché secondo voi?

Fra Gabriele: Credo che la modalità semplice di questa preghiera, un ambiente curato, sedersi per terra su di un tappeto davanti al crocefisso e soprattutto il canto dei canoni, brevi e abbordabili per tutti, restituiscano un’esperienza sensibile di comunità, dove ogni voce si unisce all’altra in un’unica armonia, creando un clima di preghiera dove ognuno può sentirsi accolto come a casa e aprirsi anche con fiducia alle provocazioni della Parola di Dio. Troppo spesso le nostre liturgie trascurano la dimensione del silenzio che pure è presupposto importante all’ascolto, sia della Parola di Dio che viene proclamata, sia della propria interiorità. Il canto prolungato e ripetuto dei canoni dà significato ai momenti di silenzio, anzi, li incoraggia aiutando la meditazione e la preghiera più spontanea. Ricordo di un ragazzo che venne per la prima volta alla preghiera di Taizé trascinato da un’amica. Mentre bevevamo una tisana dopo la preghiera, mi si avvicina entusiasta e mi dice: «Bella questa cosa della spiritualità! Io vengo da una famiglia atea e non sapevo, prima di stasera, di avere anche una dimensione spirituale! Poi però ad un certo punto è finito il canto e io aspettavo iniziasse quello dopo perché mi piacevano! Invece nessuno partiva, è calato un grande silenzio e io ho cominciato ad agitarmi dentro, voci e pensieri venivano su e non vedevo l’ora iniziasse l’altro canto per calmarle … ho capito lì, che forse io nella vita non mi sono mai fermato, non ho mai fatto silenzio, non mi sono mai ascoltato … vorrei imparare…». Molti ragazzi mi dicevano che nella loro quotidianità fanno fatica da soli a prendersi un momento per pregare e che per loro l’appuntamento della preghiera di Taizé è un momento importante dove possono staccare da tante cose ritrovando la pace e la serenità per ricominciare la settimana.

 So che quest’anno l’incontro europeo che si tiene normalmente tra la fine e l’inizio di ogni anno è stato rimandato all’estate e si terrà a Torino dove tu risiedi, Gabriele. Come si sta preparando la città di Torino ad un evento così, dopo due anni di pandemia?

Fra Gabriele: L’incontro europeo di Taizé a Torino è stato modificato innumerevoli volte in base all’andatura dell’epidemia. Si è arrivati infatti a pensare ad un incontro internazionale in due fasi. La prima fase è quella che si è svolta dal 28 al 30 dicembre a Torino aprendo le porte (in presenza) solo ai giovani del territorio piemontese, ma con la possibilità per chiunque di collegarsi on-line ai momenti di preghiera. La seconda fase invece si svolgerà dal 7 al 10 luglio e vedrà migliaia di giovani di tutta Europa venire a Torino per il “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”.
I frères di Taizé sono arrivati già da qualche mese a Torino per organizzare l’evento non solo con le chiese locali cristiane e la diocesi , ma con la gente che si sta rendendo disponibile per i lavori di segreteria, iscrizioni e vari servizi: hanno una grande capacità di incontrare e coinvolgere con semplicità. La città si sta preparando ad accogliere questi giovani nelle comunità parrocchiali, negli oratori, nelle strutture e anche nelle famiglie. La preparazione di un incontro così importante non è solo questione organizzativa, ma soprattutto relazionale e dunque di fede. Ecco perché ogni venerdì sera alle 21:00 nella bellissima chiesa di San Dalmazzo, in pieno centro a Torino, si tiene la preghiera di Taizé insieme ai frères, per pregare insieme, prepararsi ad accogliere chi verrà da lontano, incontrarsi e conoscersi. È interessante vedere che la maggior parte dei giovani che ci sono venerdì sera alla preghiera, non vengono a partecipare all’ennesima iniziativa del loro oratorio o gruppo, accompagnati dai loro educatori; ma molto spontaneamente vengono di loro iniziativa dandosi appuntamento con amici e conoscenti indipendentemente dall’appartenenza della propria comunità. Questo credo sia il respiro allargato di Taizé, capace di aprire le porte e i recinti di appartenenza, per incontrarsi, per conoscersi, fare insieme esperienza di fraternità con volti nuovi. Come frate cappuccino trovo molta sintonia e affinità con questo tipo di carisma capace di aprirsi, di accogliere e di camminare insieme come fratelli.