Per un francescano, ma un po’ per tutti, andare ad Assisi vuole dire in qualche modo tornare alla sorgente, prendersi una pausa da tutto quello che ci distrae e inquina il corso della nostra vita, per ripensarsi a partire dall’essenziale. Questa è l’esperienza che un nutrito gruppo di ragazzi e ragazze tra i venti e i trent’anni, accompagnati da sei tra frati e suore, ha avuto modo di vivere tra il 27 e il 30 dicembre scorsi.

a cura di Michele Papi

 Facciamo ordine!

Ad Assisi insieme per cercare la volontà del Signore

 Tra i ventisette giovani che hanno partecipato all’incontro, alcuni erano già impegnati in un cammino di discernimento vocazionale personale e comunitario,

altri avevano fatto in precedenza esperienze simili in altri contesti, ma diversi di loro non erano coinvolti in particolari percorsi di fede; c’era anche chi apparteneva ad un altro credo religioso o chi si diceva ateo. Anche le motivazioni erano le più diverse, il volersi interrogare sulla propria vita, il vivere un momento comunitario oppure anche solo perché invitati da qualche amico. Lo scopo dichiarato di questo campo era quello di ‘fare ordine’ prendendo come guida il racconto della creazione di Genesi 1. Molte persone, soprattutto giovani, si sentono schiave di un attivismo senza prospettiva, agitate come una barca nella tempesta che non ha prospettiva di raggiungere la sua meta; mentre è proprio questo il significato che l’equipe della pastorale giovanile ha voluto dare alla parola ‘ordine’, cioè l’essere orientati verso un obiettivo, l’iniziare a vivere dando un senso anche alle piccole azioni quotidiane.

 Per dare forma al caos

Per rimanere dentro al riferimento biblico di Genesi, si potrebbe dire stare nella benedizione che Dio ha effuso su tutta la creazione e sentirsi guidati da quello Spirito che aleggiava sulle acque per dare forma al caos. Tutti i ragazzi si sono sentiti provocati da questa proposta, anche chi non condivideva un particolare cammino di fede nella Chiesa.
Cercheremo ora di riportare in sintesi quanto è emerso dai messaggi lanciati, a modo di verifica, dai partecipanti. Uno dei ragazzi ha scritto: «È impossibile capire in che direzione andare ma spesso, accorgendoti di perdere tempo, capisci che non stai viaggiando in autostrada». Una prima presa di coscienza che altri nelle loro risonanze hanno attribuito direttamente ad «una vita movimentata e disordinata» sentendo il bisogno di «fermarsi per ritirarsi, curarsi di sé e mettere ordine nelle priorità». Un tempo nel quale dare la possibilità di emergere a domande come «dove sono adesso? Mi sto focalizzando veramente su ciò che per me è importante o mi sto perdendo?» che altrimenti lasciamo relegate a quei momenti di disagio e fallimento nei quali non fa effetto l’anestetico delle mille attività con cui ci riempiamo le giornate. Bello vedere che alcuni ragazzi sono arrivati pensando di “essere a posto” avendo ormai soddisfatto la triade fondamentale della loro vita: “patente-lavoro-amici” e se ne sono andati con quella santa inquietudine indispensabile per progredire nel cammino. Per altri è bastato mettere in fila le attività di una ipotetica giornata media per capire come molto della loro vita non sembri puntare da nessuna parte. Più probabilmente occorre soprattutto cambiare sguardo per vedere, tra le righe dell’esistenza, il progetto di Dio per la nostra felicità e quindi iniziare a corrispondergli, prendendo in mano la propria vita, dandole ordine, orientandola. In questo dialogo con lo Spirito che vive in noi abbiamo intravisto insieme la strada su cui camminare; c’è bisogno di spiritualità nel vero senso del termine, di aprire le porte a Dio per fargli posto e dargli autorità sulla nostra vita.

 Un orizzonte di speranza

La preghiera di domanda “cosa vuoi che io faccia”, faceva notare un partecipante, accompagnerà il rientro di questi ragazzi alle loro case. Abbiamo fiducia che la risposta non tarderà ad arrivare, non tutta di colpo ma racchiusa nei segni che ogni giorno il Signore mette sulla nostra strada come piccoli semi capaci di germogliare e portare frutto. Una ragazza ha scritto: «Nonostante le prove, i dubbi e a volte la paura, ho potuto riconoscere di trovarmi sulla strada giusta, di esserci stata condotta in ogni passo e soprattutto che Lui cammina con me. Trovare continuamente il suo sguardo negli occhi degli altri, le catechesi, le condivisioni, la Parola, le passeggiate, la natura attorno a me mi hanno dato la certezza della sua presenza nella mia quotidianità». Un orizzonte di speranza per il nuovo anno, da viversi però senza illusioni come saggiamente ha notato un’altra partecipante: «Nuovo anno, nuovi propositi… ma a chi la vogliamo raccontare? Sempre la solita storia, ma chi sconvolgerà radicalmente la sua vita nel giro di un minuto o due? Tra le 23,59 del 31 dicembre e le 00,01 del primo gennaio non cambieranno le nostre abitudini. Non ho nessuna intenzione di promettermi di iniziare o smettere una certa mia abitudine, però forse può essere un'idea migliore quella di cambiare il modo in cui faccio le cose: invece che scervellarmi a pensare a che ‘cosa’ vorrei fare di diverso, perché non provo semplicemente a cambiare il ‘come’ posso svolgere in modo migliore ciò che già faccio? Più costanza, più determinazione, più concentrazione, più passione. Meno superficialità, meno pigrizia, meno egocentrismo. Che il nuovo anno possa portarmi a realizzare vecchi propositi, ma con nuove modalità!».

 Secondo la propria specie

Si potrebbe aggiungere l’intuizione di una terza ragazza colpita dalla frase biblica “ognuno secondo la propria specie”, cioè tenendo presente la meravigliosa originalità che Dio ha donato a ciascuno di noi, senza voler essere ‘come altri’ né inseguire le mode o le aspettative sballate che ci circondano, ma portando il proprio dono nella comunità per condividerlo e, donandosi, ricevere il regalo inesauribile dei fratelli. Alla fine è questo il dono di Assisi: «Assisi per me è stato un momento per staccare dalla mia vita movimentata e disordinata; per ritirarmi, curarmi di me e mettere ordine nelle mie priorità. Un'esperienza di pura vita fraterna e al tempo stesso di profonda riflessione personale. Arricchita dalla vicinanza del Signore che si manifesta nell'ambiente che mi circonda e negli occhi dei compagni. Questa opportunità mi ha consentito di consolidare amicizie sincere, già esistenti e coltivarne di nuove».
Noi che abbiamo organizzato questo evento, tornando a casa, ci siamo interrogati su come dare seguito alle intuizioni dei ragazzi. Ci sembra importante far vivere una nuova esperienza comunitaria a questi giovani, nella quale approfondire il significato della preghiera personale e liturgica per introdurli alla relazione con Dio nello Spirito, soprattutto attraverso la celebrazione dell’Eucarestia, dove il cielo e la terra si toccano all’insegna dell’amore di Dio, racchiuso nella Pasqua di Gesù, nel suo spezzare il pane e offrirsi, in obbedienza al Padre, per insegnarci a fare lo stesso. Ci pare che questa sia la meta desiderabile a cui ‘ordinare’ la nostra vita.

 L’equipe di Pastorale Giovanile e Vocazionale
dei Frati Cappuccini dell’Emilia-Romagna
delle Suore Francescane Missionarie di Cristo
delle Suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato