Ospitiamo qui un resoconto dell’incontro interreligioso che si è svolto presso il convento dei frati cappuccini di Imola lo scorso 9 ottobre; si tratta dell’iniziativa “Il Tè della pace” nata da un’idea di alcuni volontari del Centro Missionario.

a cura di Michele Papi 

Perfino per gli assenti

Mai senza l’altro (Michel De Certau)

di Saverio Orselli
della Redazione di MC

Questione di nesso

Ci si potrebbe chiedere quale sia il nesso tra il Tè della pace e questa rubrica che vorrebbe parlare ai giovani o almeno di giovani; il motivo è presto detto: l’appello al dialogo dovrebbe essere una esigenza insopprimibile delle nuove generazioni che sono nate in un mondo multietnico e multireligioso.

Invece molti ragazzi e ragazze, mentre si dicono liberi dai tabù che hanno condizionato i loro genitori, rischiano di chiudersi in nuovi ghetti virtuali, generati dalla cultura della superficialità e del sentito dire, pronti a trasformarsi in incubatoi di violenza etnica, religiosa o legata ai tanti tipi di disagio. Il Tè della pace nella sostanza è riuscito benissimo ma pesava come un macigno sulla nostra riunione l’assenza totale di giovani, pure invitati dalle comunità che lo hanno organizzato. L’unica presenza, tra l’altro molto apprezzata per la profondità e l’entusiasmo della sua testimonianza, è stata quella della giovane figlia del pastore evangelico della Chiesa “Il Risveglio”, Lidia Bosna.
L’augurio che faccio pubblicando queste righe del puntualissimo Saverio Orselli (segretario del Tavolo Interreligioso promosso dall’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Diocesi di Imola) è quello che si possa organizzare presto un momento di incontro, dialogo e collaborazione fattiva anche tra i tanti giovani che abitano le nostre città i quali, pur non riconoscendosi nelle comunità religiose frequentate dalle loro famiglie, necessitano di approfondire quella parte della loro identità costituita dalla fede di rifermento della loro comunità di provenienza. Sarà solo mettendosi in contatto con le loro radici che potranno, attraverso di esse, entrare in relazione anche con quelle degli altri e così uscire da una logica di gruppi chiusi e in conflitto per entrare nel grande gioco delle identità che si rafforzano attraverso lo scambio di doni.

  Convivialità (ri)conoscente

Dove si mangia, si conversa e ci si conosce, è questo il primo pensiero che mi è venuto in mente ripercorrendo le scene viste al “Tè della pace”, osservando (ma anche assaggiando) le delizie preparate dalle comunità coinvolte, cucinate con attenzione e grande amore perché venissero gustate sostanzialmente da estranei, con i quali condividere preziosi cibi e bevande e iniziare una conversazione. A causa della pandemia, erano quasi due anni che non ci si ritrovava a parlare con in mano un bicchiere di tè profumato ed è stata una gioia poter rivivere insieme l’incontro interreligioso del “Tè della pace”, questa volta intitolato “Nella tenda di Abramo”, nel ricordo sia del Padre di tutti i credenti, la cui festa liturgica per i cattolici si celebrava quel giorno, che del viaggio apostolico di papa Francesco nel marzo scorso in Iraq «nel segno di Abramo, che sperò contro ogni speranza».
L’incontro è stato organizzato da Missione per Bene ODV, dalla Chiesa Ortodossa Rumena, dalla Chiesa Evangelica “Il Risveglio”, dalla Casa della Cultura Islamica di Imola in collaborazione con Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Diocesi di Imola.
L’ottima qualità del tè preparato e servito con solennità da Sabir e dagli altri musulmani, come pure la straordinaria varietà di dolci marocchini, rumeni e italiani preparati e offerti ai tanti presenti dalle diverse comunità religiose, hanno avviato la conversazione, continuata, dopo un momento di preghiera (i cristiani in chiesa e i musulmani in una stanza messa a loro disposizione), nella sala del Cinecircolo Cappuccini. Lì, nel rispetto delle indicazioni antipandemia, è proseguito l’incontro moderato dal giornalista Valerio Zanotti, direttore di leggilanotizia.it, che si è fatto apprezzare da tutti per il rispetto, la competenza e la delicatezza nel coordinare gli interventi volti a condividere esperienze e riflessioni sul periodo particolare vissuto a causa del Covid-19.

 Prendersi per mano

Dopo il saluto dei responsabili delle comunità presenti, a rappresentare le stesse sono saliti sul palco Alessandro Zanoni, direttore della Caritas diocesana per i cattolici, padre Florin Vasile Ghiran, parroco ortodosso di Lugo, Lidia Bosna, per gli evangelici del Risveglio e, per gli islamici, Hamdan al-Zeqri, mediatore culturale di origini yemenite, imam del carcere di Sollicciano (Firenze), invitati da Zanotti a condividere le immagini del tempo del Covid-19 che erano rimaste loro impresse. Immagini di paura, di solitudine, di solidarietà, di accoglienza, di vita vissuta in un periodo che ha messo alla prova anche la fede personale e comunitaria. Chiara e forte è emersa da tutti la proposta di prenderci per mano e di fare qualcosa di concreto insieme (Banco alimentare? Banca del tempo? Pulizia di un parco?). Bella è stata anche la proposta di allargare l’orizzonte di ogni comunità per diventare inclusivi, per essere sempre più attenti all’umano attorno a noi, proprio come espressione autentica della nostra fede. Lidia si è fatta portavoce del mondo dei giovani, chiedendo con forza agli adulti di andare incontro alla loro sete di valori significativi. 

No passerelle

Sono state oltre due ore di confronto, dai contenuti molto elevati, a cui hanno presenziato il vescovo di Imola Giovanni Mosciatti - che ha ripreso la preoccupazione di padre Florin per le dure manifestazioni novax: il dialogo serve e non la violenza anche in queste situazioni - e Marco Coltellacci, delegato regionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, colpito dalla profondità dell’incontro a cui aveva potuto assistere, ben distante dalle «passerelle a cui ci siamo purtroppo abituati in questi tempi».
La conversazione familiare è ripresa nella cena a base di couscous, pasta al pesto e dolci, con l’augurio che il Tè della pace - proposto alcuni anni fa dai volontari del mercatino del riuso del centro missionario di Imola, per incontrare in un momento conviviale e non solo durante le vendite le tante persone di fede e origine diversa che frequentano il convento - diventi un appuntamento annuale fisso: un’intuizione “profetica” enormente educativa per tutti, che andrebbe diffusa in ogni città.