Ricordando fra Salvatore Ropa

 

 Coscogno di Pavullo nel Frignano (MO), 22 marzo 1922
† Reggio Emilia, 8 settembre 2021

 

 «Vengo da Zocca, il paese che ha dato i natali al famoso cantante Vasco Rossi, del quale conosco la mamma».

Bastava questa affermazione e subito un alone di simpatia e di interesse si creava nelle persone, soprattutto giovani, che avvicinavano fra Salvatore.
Nel 1934 entrò nel Seminario serafico di San Martino in Rio. Il 6 settembre del 1939 a Fidenza fu ammesso al noviziato; la professione temporanea dei voti religiosi avvenne l’8 settembre dell’anno successivo; l’ordinazione sacerdotale risale al 1948.
Novello sacerdote, a causa di problemi di salute, venne ricoverato nel sanatorio di Gaiato (paese montano in comune di Pavullo del Frignano). Presso tale struttura ritornò dal 1958 al 1961 e, oltre a beneficiare delle cure mediche di cui necessitava, svolse il servizio di cappellano ospedaliero. Fu in questo luogo che conobbe Suor Maria Rosa Pellesi, oggi beata.
Dal 1951 al 1958 lo troviamo a Vignola quale insegnante di Religione nel Seminario serafico di quel luogo. Furono questi gli anni in cui terminò il passaggio dal vecchio convento (che sorgeva dove oggi si trova il mercato ortofrutticolo) a quello attuale, ubicato in via Cesare Plessi. In più occasioni padre Salvatore raccontava di questo passaggio con la sua immancabile e innata verve narrativa. Fra Salvatore era anche questo: un abile e acuto narratore, oltre che fedele memoria storica di tanti avvenimenti della vita della provincia religiosa.

 Il ministero tra gli infermi

La fraternità di Fidenza, dove aveva svolto il noviziato, lo accolse nuovamente, ma stavolta come guardiano, nel triennio 1961-1964. Il nuovo policlinico della città di Modena vide la sua presenza dal 1964 al 1966. Parlando della figura di questo nostro confratello, così si espresse l’allora presidente della struttura ospedaliera: «Nei due anni di permanenza nella nostra città, fra Salvatore ha saputo conquistarsi la stima dei malati, del personale e dei dirigenti del nostro Policlinico per la sua opera silenziosa, ma preziosa, portando la sua parola e il suo conforto ai degenti e il suo fraterno incitamento a tutti». In queste parole è possibile cogliere quello che è stato per tutta la sua lunga vita religiosa lo stile con cui si è rapportato con le persone nell’annuncio del vangelo e nell’accoglienza dei numerosi penitenti che a lui si rivolgevano per il sacramento della riconciliazione.

 Nella Missione di Turchia

Tuttavia nella mente vulcanica e senza posa di fra Salvatore stava sempre più prendendo forma il desiderio della Missione. E così nei primi giorni di dicembre 1966, nella cappella dell’Ospedale di Modena, ricevette dal Ministro provinciale fra Guglielmo Sghedoni il crocifisso missionario: la Turchia sarebbe stata la sua nuova terra. Per ben ventidue anni visse l’esperienza missionaria in un contesto non certamente facile e in cui occorreva essere una presenza discreta e spesso nascosta come il lievito nella pasta, per farla fermentare dal di dentro come ci narra il vangelo. Anche qui fra Salvatore visse con impegno e costanza sia nella preghiera che nella vita apostolica - per quanto fosse possibile viverla - il suo essere religioso francescano.
Dal 1967 al 1969 fu Superiore a Mersin; dal 1970 al 1973 a Izmir, dove fu anche cancelliere arcivescovile di mons. Giovanni Enrico Baccella. Dal 1974 al 1976 ricoprì l’importante incarico di Superiore regolare della Turchia. Sempre aperto al dialogo ecumenico e interreligioso, ricevette in dono dal Patriarca ortodosso Atenagora una stola, che conservò a lungo come prezioso ricordo e segno di comunione con la Chiesa sorella ortodossa presente in terra turca.

 Rientro in Italia e apostolato aperto alle novità

Rientrato definitivamente in Italia nel 1979, dopo un breve periodo come cappellano ospedaliero a Reggio Emilia, lo troviamo di nuovo a Vignola fino al 1990 come confessore dei novizi e legato alle attività pastorali del convento. In particolare seguì il gruppo del Rinnovamento nello Spirito, che trovò in lui una guida sì aperta alle novità, ma al contempo ferma e di profonda spiritualità. Questa è stata una costante della vita di fra Salvatore: una sana curiosità e un forte interesse verso le nuove forme di spiritualità che vedeva come doni dello Spirito alla Chiesa, ma al tempo stesso un profondo legame con i capisaldi della vita religiosa e cristiana in generale: assiduità alla preghiera comune, alla celebrazione dell’eucaristia, al sacramento della riconciliazione e alla preghiera personale.
Dal 1990 al 1999 fu cappellano di ospedale dapprima a Reggio Emilia e successivamente a Parma, prima di ritornare a Vignola dove rimase fino al 2011. Vignola e Salvatore: un binomio vincente e fruttuoso. Si creò tra questo nostro luogo e il nostro confratello un rapporto molto forte come hanno dimostrato anche le numerose visite dei vignolesi durante gli ultimi anni trascorsi in infermeria. Nel 2011 i superiori lo trasferirono nel vicino Santuario di Puianello come confessore.

 Il ritorno a Reggio

Nel 2014 il suo arrivo a Reggio Emilia. Ricordo il suo ingresso in refettorio appena giunto: «Ho chiesto di venire a Reggio Emilia, perché è il luogo in cui la mia avventura sacerdotale ha avuto inizio e dove vorrei che finisse». Fino al 2017 ha fatto parte della fraternità conventuale e nonostante l’età avanzata si è sempre mostrato zelante nel servizio alla Chiesa - celebrazioni eucaristiche e confessionale - e partecipe della vita della comunità.
Infine la decisione libera e serena di entrare a far parte della fraternità della infermeria nel 2017. Solo l’arrivo della pandemia Covid-19 ha reso il nostro confratello un po’ più taciturno e silenzioso, in quanto faticava a capire l’importanza di evitare di incontrare le persone, lui che aveva trascorso tutta la sua esistenza dando valore alla relazione, alla comunione e alla condivisione. Ricordo che una volta gli chiesi: «Salvatore come stai?». Con la sua solita saggia sagacia mi rispose: «Cammino storto, ci vedo poco e ci sento ancor meno… ma sto benissimo!».

Antonello Ferretti 

Il funerale di fra Salvatore Ropa ha avuto luogo nel giardino della nostra chiesa di Vignola il giorno 9 settembre alle ore 15,30 ed è stato presieduto dal ministro provinciale fra Lorenzo Motti. La salma è stata successivamente tumulata nel locale cimitero.