In missione affronta alcune importanti tematiche riguardanti la questione economica in missione in stretto contatto con la gestione economica nei centri missionari, senza nascondersi i problemi

a cura di Saverio Orselli

 La missione conta!

Alcuni appunti sull’economia “missionaria” 

di Matteo Ghisini
segretario delle missioni

 Promuovere lo sviluppo educando le persone

La missione si svolge ancor oggi, per gran parte, in quelle regioni del Sud del mondo dove sono più urgenti l’azione per lo sviluppo integrale e la liberazione da ogni oppressione.

La missione della Chiesa non è di operare direttamente sul piano economico e politico, ma consiste essenzialmente nell’offrire ai popoli un “essere di più”, risvegliando le coscienze con il vangelo.
Certamente la Chiesa e i missionari sono promotori di sviluppo anche con la gestione diretta di scuole, ospedali, fattorie agricole ecc., ma al centro d’ogni azione rimane l’attenzione per la persona umana e la sua formazione. In tal modo i destinatari dell’aiuto possono diventare gli artefici del proprio sviluppo e assolvere a quei doveri che attualmente l’indigenza non consente loro di rispettare.
Qui c’è il tema d’un aiuto che non deve indulgere al paternalismo, ma che sia capace di far crescere responsabilizzando i destinatari, offrendo pian piano strumenti perché ci sia anche un’auto-sostentamento delle comunità presenti in missione. L’entità e l’impatto dei progetti e delle attività di auto-sostentamento dipenderanno molto dal contesto sociale, economico, politico, ecclesiale.
Il sogno da coltivare è che un giorno anche circoscrizioni che ora ricevono aiuti economici dall’esterno possano divenire missionarie, capaci di prendersi cura e di farsi carico dei più bisognosi.

 Raccolta fondi del centro missionario

Le attività di cooperazione missionaria comportano un impegno di risorse economiche a cui il centro missionario deve provvedere, impegnandosi tanto nel raccogliere offerte quanto nel gestirle e inviarle a destinazione. A seconda dei diversi contesti, si possono trovare modalità adatte per il reperimento di fondi che vadano oltre la sola “questua” classica: iniziative che possono diventare esse stesse stile che evangelizza, come l’esperienza che da circa 40 anni è maturata nei nostri due centri missionari dei cappuccini dell’Emilia-Romagna (Italia) circa il riuso. Approfondisce questo tema l’articolo di Federica Ferri a pag. 19. 

Rapporti tra benefattori, missionari e centro missionario

Uno dei compiti del centro missionario è fare da punto di riferimento e collegamento tra benefattori e missionari. Tutte le richieste che nascono dalla missione vanno fatte arrivare al segretariato in modo che, con uno sguardo più complessivo e globale, faccia discernimento: questo assicura maggiore equità e permette ai progetti stessi d’avere un respiro più ampio e una garanzia di maggior durata ed efficacia.
Un esempio di un processo che garantisce equità e condivisione può essere quello che abbiamo attuato in Etiopia negli ultimi anni (ma che adottiamo in modo simile anche in Turchia e Romania), in particolare nella regione del Dawro Konta e che prevede il confronto tra le istanze dal basso (i missionari e le loro comunità) e una verifica e un discernimento dall’alto (i provinciali e il segretario delle missioni) per arrivare a definire quali sono i progetti che si riescono a sostenere. 

Registrazione dei donatori e rendicontazione del centro missionario

Malgrado le difficoltà economiche attuali, sono ancora tanti gli “amici delle missioni” che le sostengono nell’evangelizzazione e nella promozione umana. Per quanto riguarda il centro missionario, soprattutto laddove i benefattori non sono pochi, è indispensabile l’impiego di programmi di registrazione dei dati (database) che permettano un utilizzo delle anagrafiche sia nell’ottica del ringraziamento e della cura del rapporto con chi ha donato, sia anche in una prospettiva di attività di promozione e sviluppo delle donazioni.
Oltre al ringraziamento è quanto mai importante garantire la trasparenza nella gestione di soldi che non sono nostri ma che ci vengono affidati con uno scopo specifico: nasce qui il dovere morale della rendicontazione economica verso i donatori, che, in alcuni casi, è obbligatoria anche da un punto di vista giuridico (vedi Onlus e Odv).

 Trasparenza e rendicontazione in missione

Anche le comunità in missione sono tenute a dare conto della loro gestione economica e a presentarla periodicamente attraverso rendiconti. Non sempre questo è facilmente realizzabile, ma occorre insistere su questo aspetto. Da notare che ormai molte organizzazioni che sostengono progetti in missione approvano il finanziamento se c’è sufficiente garanzia di serietà sia nella presentazione dei progetti che nella verifica in corso d’opera.

 Cooperazione e nuovi stili di vita

I progetti di cooperazione possono essere l’occasione per un richiamo alla conversione del cuore d’ogni uomo e un invito a uno stile di vita conforme al vangelo e attento alle sfide e ai problemi di oggi. La documentazione relativa al progetto, messa a disposizione dai proponenti, deve aiutare a informare sulle grandi ingiustizie e sui temi della povertà, dello sviluppo, dello sfruttamento a livello mondiale, suggerendo proposte concrete per cambiare il nostro stile di vita.

 Cooperazione e volontariato

Ci piace usare questa metafora: “occorre passare dal soldo al talento”. Tanti sono i volontari, anche tra i giovani, interessati alla missione: magari non dispongono di molti soldi, ma hanno talenti, competenze, tempo. Occorre che il centro missionario sappia intercettare queste persone per offrire loro la possibilità di mettersi al servizio dell’animazione e cooperazione missionaria, coinvolgendoli nei percorsi formativi, e inviandoli in missione al fine di metterne a frutto le capacità. Si trova una buona disponibilità tra le persone ormai in pensione, che hanno voglia e anche bisogno di ritrovarsi insieme ad altri per fare del bene; e si trova voglia di partire tra i giovani, attratti da esperienze di viaggio, di conoscenza d’altri popoli, di servizio. Laddove è possibile sono interessanti le alleanze con gl’istituti scolastici, soprattutto con scuole superiori e Università, che possono riconoscere crediti formativi alle nostre esperienze missionarie e di volontariato e quindi facilitare uno scambio fruttuoso e arricchente sia per chi parte che per le comunità che accolgono.
Questo vale non solo dal Nord verso il Sud, ma è bello e auspicabile anche dal Sud verso il Nord: ci sono stati casi molto positivi in cui giovani appartenenti alle comunità in missione hanno partecipato a esperienze di volontariato missionario in Italia dando un bel contributo. 

Fare rete

Come Cappuccini possiamo essere di stimolo affinché le tante esperienze diverse a servizio della missione entrino in rete tra loro. Questo prima di tutto sul territorio dove il centro missionario lavora: per esempio partecipando e favorendo le relazioni con e tra i centri missionari delle Diocesi in cui siamo; conoscendo e incontrando diverse realtà, enti, istituti che hanno a che fare con le missioni; portando avanti alleanze e progetti comuni con enti che hanno competenze complementari alle nostre. Questo fare rete può essere poi sperimentato anche in missione, tra i vari ordini e congregazioni presenti, tra comunità di confessioni cristiane differenti, tra appartenenti a religioni diverse.