Confidando in tempi migliori senza l’assillo del contagio da Covid-19, presentiamo il prossimo campo di lavoro e formazione missionaria che tornerà nel convento di Imola nella seconda metà di agosto, con il classico mercatino dell’usato, la raccolta e la formazione in versione riveduta e corretta per evitare problemi.

a cura di Saverio Orselli

 La meglio gioventù

Il campo di lavoro e formazione 2021 

di Matteo Ghisini
segretario delle Missioni

 «I giovani devono essere più protagonisti!»: questo è il mantra che soprattutto dal Sinodo sui giovani del 2018 ritorna nei documenti ecclesiali e nella convinzione di molti pastori e comunità cristiane.

C’è la consapevolezza che occorre che la chiesa riscopra il ruolo dei giovani presenti, dando loro più responsabilità e lasciando a loro più spazio e libertà d’azione.
A ben vedere - qui al centro missionario di Imola - siamo testimoni che questo mantra è da un po’ di decenni che non solo si dice ma che si vive. È lo stile che si vive al campo di lavoro e di formazione missionaria: sono i giovani che lo progettano e che lo gestiscono, insieme ai frati e al gruppo dei volontari invernali. È un protagonismo giovanile che ha quarant’anni di storia! Un protagonismo che non esclude gli altri, ma che li coinvolge e li contagia.

 Anche quest’anno

Anche quest’anno, nonostante il Covid, non abbiamo rinunciato a trovarci a marzo per il tradizionale appuntamento di programmazione dell’evento estivo: certo eravamo on line, ma l’incontro è stato proprio bello. È lì che è avvenuta la progettazione del campo 2021. La segreteria aveva inviato preventivamente questionari da compilare on line per permettere un lavoro più proficuo: raccolti i questionari ed esposti sinteticamente i risultati, si è aperta la discussione in assemblea. Una cinquantina i partecipanti. Molto interessante la condivisione e la scelta dei progetti da appoggiare e la relativa formazione da strutturare.
Partiamo dai progetti. In un nostro recente articolo vi avevamo presentato i due progetti sostenuti nel campo 2020, legati all’aiuto dei bambini di strada in Etiopia. Uno è lo “Smiling Children Town”, un luogo di accoglienza per bambini di strada a Soddo (nella regione del Wolayta), che ospita circa un centinaio di bambini all’anno. L’altra realtà è quella portata avanti da Almea Bordino ad Addis Abeba e aperta nel novembre 2020, che cerca di reintegrare nella società le bambine/ragazze di strada. Abbiamo deciso di proseguire a «costruire una strada coi bambini di strada», continuando a dare sostegno a queste due realtà da noi conosciute e bisognose di aiuto.
I giovani (e anche qualche over) hanno proposto di dedicare la formazione e il momento del “meet up” (spazio di trenta minuti a inizio giornata per lanciare la tematica del giorno) a tre grandi temi: quello dell’ambiente ed ecologia; quello delle migrazioni; quello della pandemia. Sono temi molto ampi.

 Argomenti a piacere

La segreteria sta organizzando in modo da dedicare tre giornate ad ogni tema, prendendo alcuni spunti dalla Fratelli tutti di papa Francesco e da ciò che la cultura, la musica, la letteratura, l’arte e la vita stanno dicendo. In particolare su ambiente ed ecologia i giovani sono interessati al cambiamento climatico, al rispetto della natura, al consumo critico e sostenibilità nelle scelte di vita, ma anche ad una riflessione sull’incidenza che possiamo avere sulle politiche di produzione e consumo che a volte ci sembrano decise dall’alto.
Per quanto concerne le migrazioni, ci piacerebbe: ascoltare la testimonianza di ONG o associazioni che si occupano del salvataggio in mare, riflettere sulla privazione dei diritti umani nei migranti, saperne di più sul caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in Italia, fare approfondimenti di geopolitica e sulla cultura-musica-cinema e stili di vita dei giovani di alcuni paesi africani da cui partono il maggior numero di giovani migranti che arrivano in Italia. Sulla pandemia i giovani desidererebbero sentire testimonianze di diverse persone su come hanno vissuto la pandemia, riflettere sui cambiamenti socio-culturali che il Covid ha portato e porterà nel futuro e in che modo la pandemia non è stata solo una cosa negativa, meditare sulla crisi sanitaria nei paesi del terzo mondo (interviste ai nostri missionari).

 Si apre

Veramente tanta carne al fuoco. Come ogni anno si cerca di mostrare, non si tratta di riflettere in astratto e riempirsi la bocca di sdegno contro il mondo cattivo o di buoni propositi da lasciare nel cassetto dei sogni. Ma si riflette insieme per motivare meglio e maggiormente l’impegno che ciascuno di noi può dare, mettendosi magari insieme ad altri. Partendo dal campo stesso.
I progetti che appoggiamo nascono dall’iniziativa di persone che davanti a squilibri sociali, ambientali ed economici, si sono interrogate su quello che potevano fare e - attraverso un impegno anche faticoso - hanno dato vita a esperienze di accoglienza, di accompagnamento, di vicinanza, che hanno permesso di portare armonia laddove c’era caos, speranza invece che disperazione, laboriosità al posto di ozio.
Quest’anno, visto il probabile miglioramento della situazione pandemica nella seconda metà di agosto, si torna alla formula delle due settimane (20 agosto-4 settembre), con la possibilità per alcuni campisti di essere ospitati nel centro missionario, mentre i più dovranno fare i pendolari. Si prediligerà lo spazio all’aperto e sono allo studio diverse possibilità in riferimento alla logistica (cucina, spazi espositivi, ritiro del materiale nelle parrocchie storiche…).
Il cantiere è aperto! Ed è in mano ai giovani, aiutati e sostenuti da diversi volontari adulti. Non ci resta che invitarvi a venire a trovarci al campo!