Questo documento raccoglie le riflessioni del Comitato scientifico, composto da:
Suor Anna Monia Alfieri (Consiglio Nazionale Scuola della CEI); Rossana Andreotti (Scuola di Economia Civile); Fra Paolo Benanti (Università Gregoriana); Francesco Bernardi (Illumia); Stefania Brancaccio (Coelmo); Maria Gaglione (Segreteria Scientifica di “The Economy of Francesco”); Fra Marcello Longhi (Opera San Francesco per i Poveri); Patrizia Luongo (Forum Disuguaglianze e Diversità); Mauro Picciaiola (docente di Fundrising); Ermete Realacci (Legambiente e Symbola); Stefano Zamagni (Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali); Fra Francesco Zecca (Ufficio Giustizia, Pace e Integrità del Creato dei Frati Minori).

Il testo è a cura di Andrea Piccaluga, direttore dell’Istituto di Management presso la Scuola Superiore Sant’Anna e francescano secolare.

 

Economia, se vuol essere, gentile sia!

Il Festival per un mondo di tutti

 Da vicino e da lontano

Anche per l’edizione 2021 del Festival Francescano si prospetta un evento “extra”: infatti, a causa del perdurare della situazione pandemica, il programma si svolgerà in parte in presenza, in parte online.

Per quanto riguarda i contenuti, in continuità con lo scorso anno, riteniamo opportuno riproporre il grande tema dell’Economia gentile, focalizzando l’attenzione sul concetto dell’inclusione perché, come afferma Papa Francesco nella sua ultima Enciclica,il mondo è di tutti”
Con questa declinazione, il Festival Francescano intende in primo luogo porre l’attenzione sul problema delle diseguaglianze e restituire ai poveri il ruolo di guide di nuovi percorsi; da qui la necessità di dare loro voce, affinché tutti insieme scopriamo il nostro ruolo nel rispondere al grido dell’uomo e della terra. Come è successo a san Francesco, per il quale l’incontro con il lebbroso ha aperto il cuore all’ascolto del Signore e alla scoperta della sua vocazione.
La pandemia ha determinato nuove povertà, mettendo in difficoltà anche persone e famiglie che in precedenza non erano in crisi. Ha messo in difficoltà alcune fasce della popolazione più di altre, come per esempio le donne. Altri fattori al di là della pandemia, come le nuove tecnologie, determinano nuove opportunità, ma spesso mettono in difficoltà i più vulnerabili, tramite processi di esclusione o di finto coinvolgimento, portando a dinamiche di spersonalizzazione e dipendenza.
Nell’Economia gentile, a fianco del settore pubblico che deve investire in istruzione, sanità e servizi per la ri-partenza dei più deboli, di grande ispirazione sono gli esempi di tante imprese capaci di coinvolgere anche le persone fragili, valorizzando le loro capacità lavorative e innescando relazioni fraterne sui luoghi di lavoro. In quest’ottica, i poveri non sono quelli che “devono essere aiutati”, ma semmai essere inclusi in nuovi modelli di sviluppo, in quanto c’è una parte che a loro spetta e che non deve dipendere dalla generosità altrui. I poveri sono “fratelli e sorelle preziosi”, che attraverso le loro ferite, le loro feritoie, lasciano passare luce che illumina il cammino degli altri. Peraltro, l’ascolto e il coinvolgimento delle persone più fragili deve avvenire senza dare vita a umilianti passarelle, ma con la naturalezza e il garbo delle relazioni fraterne.

 Il patto, le potenzialità e la gentilezza

Un’attenzione particolare, nel Festival dell’Economia gentile, sarà dedicata ai giovani. Durante la pandemia i giovani sono vittime di una sofferenza che magari non ha natura strettamente sanitaria, ma spesso è trascurato il loro sentire e l’impatto negativo sulla loro capacità di progettare il futuro. In una società come la nostra, caratterizzata da elevata disoccupazione e sotto-occupazione giovanile e da un eccesso di rappresentatività socio-politica delle fasce più adulte della popolazione, i giovani devono essere maggiormente coinvolti in processi di riconoscimento e riconciliazione. Sono infatti vittime di una “disuguaglianza da riconoscimento”. In tutto ciò, il ruolo della scuola è fondamentale per intervenire sulla povertà e le disparità territoriali, come sottolineato da Papa Francesco nel Patto educativo globale. Le potenzialità e i valori incarnati dai giovani devono essere valorizzati in quanto, essendo loro “nativi” della nuova economia, equa, inclusiva e sostenibile, devono essere messi nelle condizioni di poter rimanere, se lo desiderano, nei territori di appartenenza, invece da esserne troppo spesso espulsi da dinamiche di inquinamento sociale, ambientale ed economico. Da questo punto di vista, anche le ricadute dell’evento Economy of Francesco devono ispirare suggerimenti per la costruzione del piano Next Generation EU, suscitando, se necessario, anche il nostro sdegno, in presenza di azioni non idonee alla costruzione del futuro dei giovani. Come per i poveri, l’ascolto dei giovani non deve essere però di mera facciata o di spettacolarizzazione, ma bensì empatico e profondo.
Il tema Economia gentile. Il mondo è di tutti si inserisce nel solco ormai consolidato dell’economia civile e dell’impegno di tutti quelli che credono che un’economia diversa non sia una soluzione di ripiego rispetto a quella attuale, che genera troppi effetti collaterali negativi, ma che sia invece nettamente migliore e che debba essere costruita con convinzione e tempestività. Il messaggio da questo punto di vista è che la gentilezza rende. Rendono i rapporti con tutti i portatori di interesse e non solo con gli azionisti, rendono i rapporti di cura e attenzione con tutte le persone che lavorano nelle imprese e nelle organizzazioni di varia natura, rende investire in tecnologie green che siano avanzate e sobrie, rende ascoltare i territori e le istanze e i suggerimenti provenienti “dal basso”, rende ridurre le disuguaglianze in quanto innesca processi di crescita basati su comunità più coese e solidali. Già oggi un’economia gentile, un’economia più a misura d’uomo, si dimostra capace di affrontare il futuro e produce più innovazione e lavoro. L’ascolto del “grido dell’uomo e della terra” richiede interventi indifferibili a salvaguardia dell’ambiente, che avranno poi ricadute positive anche sulle condizioni socio-economiche di milioni di persone. L’Economia gentile è anche permeabile alla diversità dei contributi che possono provenire da persone con storie e culture molto variegate, nella convinzione che il sentire e le competenze “locali” possano essere valorizzate e non minacciate dal contatto con i contributi di persone provenienti dall’estero, che a loro volta danno vita a forme di contaminazionefraterne e generative, come a più riprese suggerito dall’enciclica Fratelli Tutti.

 Dall’analisi all’azione

L’Economia gentile è anche inevitabilmente e profondamente francescana. San Francesco voleva che tutti lavorassero e la famiglia francescana ha nei secoli messo in campo gli strumenti della concretezza, della creatività, della fraternità per un lavoro dignitoso per tutti. Grazie alla presenza nelle città, tra le persone, e alla conoscenza diretta delle situazioni di difficoltà, i francescani - religiosi, religiose e secolari - hanno sempre avuto a cuore la predisposizione di strumenti concreti volti a ridare fiducia e credito a quanti avessero la necessità e il desiderio di ri-partire, anche dal punto di vista economico. Le azioni dei francescani sono sempre state concrete, ma anche tempestive e originali. E quanto è necessario essere concreti anche oggi, periodo storico in cui sono importanti le fasi di analisi e di riflessione, ma anche la capacità di decidere e di agire prontamente, mettendo in moto processi innovativi, abilitati magari da nuovi strumenti tecnologici, ma sempre con uno stile gentile, finalizzato ad un rapporto personale e valorizzante. I francescani offrono anche lo strumento della fraternità, avendo sempre sperimentato come accogliere persone diverse tra loro abbia impedito o almeno rallentato fenomeni di chiusura ed implosione, purché ciò avvenga in presenza di relazioni interpersonali caratterizzate tanto dalla vicinanza silenziosa che dalla correzione fraterna.
L’Economia gentile del Festival Francescano 2021 non vuole tuttavia essere ridotta al rango di un’economia “buonista”. È semmai un’economia vigile, prossima; anche pronta alla denuncia. Papa Francesco molto spesso auspica l’avvio di processi. Ebbene, l’Economia gentile parte dall’ascolto, per passare alla ricezione e interpretazione dei fenomeni in atto, alla presa in carico ed infine anche alla decisione e all’azione.