Piacere mio

Dare ai poveri è restituire quanto già gli appartiene

 di Giovanni Nicolini
assistente nazionale delle ACLI

 Quest’anno sono stato particolarmente visitato da questo dato profondo della volontà di Dio per noi,

che coraggiosamente trasferisce nell’orizzonte della giustizia quello che più facilmente potrebbe essere considerato un dovere di carità.
Su questo dovere vi comunico volentieri una piccola riflessione. Certamente vi siete accorti che l’attuale “pandemia” ci ha rivelato una nota straordinaria sul dramma che viviamo e condividiamo con il mondo intero. Vi sarete accorti che tutto il mondo è precipitato o sta precipitando nel dramma di questa “pandemia”.
Dai giorni della Creazione - in ogni modo fin dal principio - mai era accaduto che l’intera umanità precipitasse nello stesso dramma! Fame, guerre, persino quelle “mondiali”, carestie, sconvolgimenti morali, culturali, economici, sanitari… sempre è avvenuto che scoppiassero e si manifestassero… ma solo ora, solo in questi ultimi tempi, tutti e tutto siamo stati travolti e coinvolti dallo stesso dramma.

 Confrontarsi con la storia

Quando sono apparsi i primi segni - o le prime illusioni dell’uscita dal dramma - ho cominciato a cogliere e a temere il problema dell’uscita dal dramma “pandemico”. Chi aveva le competenza, i mezzi, la potenza, i soldi per uscirne! E chi non li aveva o non aveva niente!
Nella mia emotività di “uomo primitivo” già da tempo vedo e temo il dramma delle diversità abissali e dei contrasti che potranno nascerne. Inevitabilmente! Se drammatico è stato entrare nel dramma, molto più potrebbe essere l’uscirne o la volontà, la potenza e il potere di uscirne o non uscirne. Siamo una sola famiglia? Abbiamo tutti lo stesso padre e la stessa madre? Ci vogliamo tutti bene?
Come ripeteva don Giuseppe Dossetti, per un cristiano la politica è un modo per condividere l’esperienza umana e nello stesso tempo è un’occasione di testimonianza della propria fede. Per lui la politica non può essere una professione perché è un servizio per il bene comune. Per Dossetti la politica deve saper interpretare le urgenze della storia, ciò che accade. Il cristiano quindi è chiamato costantemente a confrontarsi con la storia, ad interpretare i cambiamenti, sempre consapevole del dono della sua fede. La politica è soprattutto questo confronto con la storia: non si può essere assenti.
In questa fase storica ho l’impressione che la politica sia morta, che tutto sia fermo in Italia e anche nel contesto più ampio. Mi spiego. Mi sembra che la politica sia morta perché oggi chi comanda è la finanza che è un sistema mondiale. Ho in mente l’immagine di Trump che passeggia con il presidente della Cina nei giardini del palazzo imperiale: parlano di commercio e convengono su alcune questioni perché entrambi devono obbedire alle regole della finanza. Due mondi, due sistemi politici agli antipodi oggi convengono su questioni commerciali. Le differenze politiche ormai sono morte.

 Giustizia non gentilezza

Ricordiamo come Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti al n. 119 citi un testo di San Giovanni Crisostomo, che severamente richiama questa esigenza di giustizia, dicendo che «non dare ai poveri parte dei propri beni è rubare ai poveri, è privarli della loro stessa vita, perché quanto possediamo non è nostro, ma loro».
A conferma di questo, san Paolo VI, nella Populorum Progressio afferma che i diritti sui beni necessari alla realizzazione integrale delle persone «non devono quindi intralciare, bensì, al contrario, facilitarne la realizzazione».
Negli anni mi sono sempre più affezionato a queste profonde e semplici affermazioni della tradizione cristiana. E allora sento nella mente e nel cuore un ulteriore desiderio e speranza che mi piace comunicarvi. Giovanni Crisostomo e Paolo VI ci hanno ricordato come sia grave trasgredire un elementare precetto di giustizia.
Oggi mi rallegra comunicarvi una semplice e ulteriore “buona-notizia” sulla bellezza di un precetto che può addirittura divenire una strada di assoluta felicità. È bello obbedire alle regole della giustizia!

 Amato da tutti

Ma è ancora più bello vivere sempre e con tutti lo splendore di una gioia divina! Ed è la gioia che nasce nei nostri cuori quando scopriamo che l’amore non è solo un dovere - e sappiamo bene che l’amore è il primo e supremo “dovere” - ma è anche e soprattutto uno splendido “piacere”!
Siccome però potrebbe esserci qualcuno che non vive in pienezza questo piacere dell’amore, preferiamo offrire a ciascuno e a tutti la gioia del voler bene. Pensate che ho scoperto e ho imparato a considerare gioia suprema il voler bene quando ho scoperto che nella mia vita ormai troppo lunga tutti mi hanno voluto e mi vogliono bene.
In tutto questo resta solo un problema ed è che io sono cattivo e quindi non sono capace di voler bene. Per questo, confido che mi darete una mano. Per questo confido che voi possiate darmi una mano. Intanto mi piace darvi un saluto affettuoso e la gratitudine per il bene che mi volete. Un “bene” che non merito e che dunque voglio raccogliere nella testa e nel cuore.