Una casa per camminare

Inaugurazione della Casa dell’Accoglienza a Castel San Pietro

 di Lorenzo Benassi Roversi
giornalista

 Quattro appartamenti

Quattro sono gli appartamenti, siti in Castel San Pietro Terme, che a breve saranno messi a disposizione di famiglie in situazione di fragilità economica.

Si tratta di abitazioni appena ristrutturate, di varie metrature (si va dal monolocale, all’appartamento con tre camere da letto e due bagni). A gestirli sarà la Caritas della zona pastorale di Castel San Pietro Terme, Castel Guelfo, Osteria Grande e Valle del Sillaro. Si tratta di un’opportunità concretizzatasi grazie a un vero e proprio lavoro di squadra.
In principio fu la donazione, o meglio la donatrice. Il suo nome è Paola Reggiani, una donna minuta, ma dalla tempra straordinaria. La nostra storia incomincia qualche anno fa, Paola è proprietaria di una palazzina in via Miglioli 30, a Castel San Pietro. È il luogo ove è nata e cresciuta la Tecna, storica azienda castellana, fondata tanti anni fa dal marito, Ezio Amadori, che oggi non c’è più. La donna matura il desiderio che quegli spazi non restino disabitati, ma diventino la risposta ai bisogni di chi si trova in difficoltà. Non sa però come fare a dare forma a questo desiderio. Chi può garantire che le risorse saranno utilizzate per il meglio? È una domanda che tocca tutti coloro che si accingono a donare qualcosa a cui tengono molto.
A questo punto, entra in gioco padre Giordano Ferri, cappuccino di Castel San Pietro Terme, che intercetta il desiderio di Paola e intuisce che può nascere qualcosa di bello. I due si parlano e si capiscono subito. Così incominciano a coinvolgere altri personaggi della storia: prima il parroco di Castel San Pietro Terme, don Gabriele Riccioni, che presiede la Caritas zonale, poi il sindaco della cittadina, Fausto Tinti. Il progetto entusiasma entrambi, la cosa procede. Ad agosto 2019 si arriva al rogito e l’associazione “Volontariato di servizio”, che fa capo a Caritas, riceve la donazione. Bisogna procedere al restauro dell’edificio e la generosità di Paola non fa difetto: è lei a coprire tutte le spese per rimettere a nuovo gli appartamenti.
E qui entrano in scena nuovi personaggi: le aziende e i professionisti che, coordinati dall’ingegner Mauro Grandi, rimettono a nuovo le case. Il risultato è meraviglioso, gli appartamenti sono bellissimi: ampi, accoglienti, confortevoli. E nel pieno della crisi economica causata dal Covid, giungono come una benedizione, anche in una cittadina benestante come Castel San Pietro. «A volte basta poco, un aiuto di qualche mese per non cadere, per non sprofondare. Queste case sono una mano tesa a chi si trova in un momento di difficoltà», afferma padre Giordano, in apertura dell’inaugurazione.

 Che ricchezza la generosità!

E siamo arrivati al giorno dell’inaugurazione, domenica 27 settembre: la storia si popola ancora di altri personaggi. C’è il cardinale Matteo Maria Zuppi, per tutti don Matteo. Poi c’è il direttore della Caritas di Bologna, giovanissimo ma già veterano della solidarietà, don Matteo Prosperini. L’inaugurazione si svolge davanti a un pubblico numeroso (anche se ben distanziato), ci saranno circa 100-150 castellani ad accogliere la donazione di Paola, perché il bene riguarda tutti, non solo i destinatari diretti. Va in questo senso l’intervento del sindaco: «Castel San Pietro è ricca«, dice, «in quanto è generosa». In quest’occasione, le parole acquisiscono un’eloquenza che spazza via la retorica: all’interno di una comunità, la ricchezza non si calcola in base alle risorse possedute, ma alle risorse condivise.
Sta a padre Giordano Ferri, che tiene le fila dell’incontro, spiegare i criteri con cui verranno gestiti gli appartamenti. Le case devono essere solo una tappa nella vita delle persone bisognose, che verranno aiutate a rialzarsi e a ritrovare l’indipendenza economica. Ecco perché le assegnazioni avranno durata di 12 mesi: «Vogliamo che chi entra, rimanga il meno possibile», sorride padre Giordano, «vogliamo che torni presto a camminare con le sue gambe». Anche per questo, ad ogni famiglia sarà assegnato un tutor con cui confrontarsi e a cui potrà chiedere consiglio. Chi ha visitato gli appartamenti si stupisce per quanto sono curati: a sottolinearlo è don Prosperini, che scherza «ci vengo ad abitare anch’io!». «Abbiamo scelto di curare i dettagli», spiega padre Giordano, «perché il bello viene rispettato di più e perché è nel povero che abita nostro Signore». A sondare il territorio in cerca dei bisognosi saranno i centri di ascolto della Caritas: «Qui le persone si raccontano, i bisogni di ognuno saranno presi in considerazione, poi un comitato deciderà chi far entrare». È previsto il pagamento di un canone d’affitto calmierato, che servirà a coprire le spese vive: «Così anche l’opera potrà camminare sulle sue gambe» assicura il frate.
La giornata inaugurale volge al termine e lo fa ne segno della gratitudine che «è la vera ricompensa per il bene fatto», come afferma mons. Zuppi. Alla nostra storia però manca ancora un personaggio, un’ospite a sorpresa. Ad annunciarlo è sempre padre Giordano. Il frate ha appena “costretto” Paola a esporsi pubblicamente; lei, di carattere riservato, ha fatto lo sforzo di raccontarsi alla piccola folla di compaesani. La ricompensa della gratitudine non si fa attendere. L’ospite a sorpresa giunge alla celebrazione nella forma di una missiva, che padre Giordano tiene tra le mani. È una lettera, firmata dal cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, che porta lo “speciale augurio” di papa Francesco e con esso l’abbraccio della Chiesa tutta.