La vita nell’imbuto

Sulla fecondità del poco che è tutto

a cura della Caritas Diocesana di Bologna

 IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

Nel tempio

Una voce, dall’inconfondibile tono sarcastico, mi raggiunge: «Ah cara mia! Mi pare proprio tu sia ingrassata in questi mesi!».

Non ho bisogno di togliere gli occhiali appannati per riconoscere Gabriele e la sua risatina sardonica. «Tu invece sei rimasto la solita linguaccia, Gabri!», ribatto io, realizzando che nemmeno una pandemia mondiale riesce a cambiare certi meccanismi personali.
Non possiamo più utilizzare la sala d’attesa del centro di ascolto diventata troppo piccola per la prudenza necessaria agli incontri in presenza e così il vescovo Matteo ci presta un salone di rappresentanza proprio sotto il suo ufficio. In sala il cerchio è distanziato e i finestroni spalancati. C’è un po’ di dispersione. La gente chiacchiera con e senza mascherine mentre qualcuno smangiucchia l’immancabile merenda. Mi sento un po’ disorientata. Maura mi viene incontro con un accogliente «Ciao Betta!». Non ci vediamo da un pezzo. È ora di cominciare e Maura si avvicina al centro del cerchio dove troneggia solitario uno sgabello. Sopra, un piattino con due monete da un centesimo: «Come già sapete, quest’anno conosciamo figure femminili della Bibbia. Figure di secondo piano, non protagoniste. Bene. Per incontrarne una, oggi vi porto in un luogo particolare. Ci troviamo in un luogo sacro: siamo nel tempio di Gerusalemme, dove erano conservate le tavole della legge. Ecco, immaginatevi di essere lì presenti e di osservare questa successione di scene. Siamo in un lungo corridoio all’entrata. Ai lati 13 grandi “imbuti” destinati a raccogliere le offerte della gente. In piedi staziona un sacerdote. Arrivano in successione tante persone e ad ognuna il religioso si fa incontro, prende l’offerta e l’annuncia a voce alta prima di buttarla nei contenitori: “Il signor Tizio offre 10 talenti!”, “Il signor Caio ne offre 20!”…

 E Gesù?

Cambiamo l’inquadratura e scopriamo che anche Gesù è presente con i discepoli. Osserva in silenzio l’avanzare di una donna vestita a lutto. Si vede da come è vestita che è poverissima. Ha in mano due monetine senza reale valore, proprio come queste». Maura prende il piattino e ne mostra il contenuto, fa un giro intorno perché tutti si rendano conto e riprende: «La donna consegna i due soldini che il sacerdote nemmeno avrà annunciato. Gesù però è lì e la vede. Anzi vede ciò che nessuno di solito coglie: l’invisibile. Gesù percepisce che lei ha dato davvero tutto ciò che aveva, mentre gli altri solo il superfluo e oltretutto al solo scopo di farsi ammirare. Allora vi chiedo: cosa dice a noi e di noi questa storia?».
«La gente dava i soldi e il sacerdote ripeteva ad alta voce la cifra?», interviene svelto Daniele buttando d’impeto la domanda nel cerchio. «È una strategia interessante: in questo modo lui innescava una gara. Metteva la gente ricca in competizione l’una contro l’altra e poi stava a vedere chi faceva l’offerta più alta… I ricchi possono farlo, tanto i soldi li hanno, ma la signora del racconto certo era fuori gara».
«Non so voi», salta su Maria Rosaria, «ma a me fa sempre bene dare qualcosa. Non sono poverissima, ho 700 euro al mese. Quando li ricevo son contenta di dare qualcosina a chi chiede per strada, anche poco. Mi sento meglio dopo. Vorrei che tutti potessero essere come me: avere almeno un po’ di soldi. Poi però quando non ne ho più - come adesso che siamo a metà mese e ho solo due euro in tasca - ci soffro tanto. Sapete che, per non incontrare chi chiede, cambio persino strada? Soffro troppo a non poter dar loro nulla…».
«Per me è importante essere empatici», si inserisce Maurizio, «perché il ricco non sa cosa è la povertà. Gesù era Dio e cosa ha fatto? Si è messo nei panni di un povero uomo! Per quello quando ha visto arrivare la vedova, l’ha capita! Non è importante quello che dai, tanto o poco, ma immedesimarsi in chi ha bisogno e anche cercare di capire di che cosa ha davvero bisogno».

 Povero cuore

«Quando dopo trent’anni di vita insieme a mio marito, lui mi ha detto che si era innamorato di un’altra persona, io mi son sentita di colpo poverissima». Chi ha preso la parola è Carla. «Avevo cinquant’anni e ho pensato seriamente di aver sbagliato proprio tutto nella vita. Stavo malissimo. In quel periodo un amico religioso mi ha invitata - io atea da sempre! - a fare qualche giorno di ritiro. Ci sono andata anche se non stavo affatto bene. Lì ho trovato qualcuno che mi ha dato gratis tante cose ed in quel momento ero davvero io la più povera fra tutti. Quell’attenzione, quell’aiuto, in un momento in cui non potevo proprio ricambiare nulla, mi ha cambiata per sempre. Quello che ho ricevuto in quei giorni mi serve e mi motiva ancora oggi. Provo ancora oggi tanta gratitudine e per questo sento di voler dare ad altri ciò che ho avuto in regalo io».
«Grazie Carla! Davvero! È bellissimo ciò che dici. In fondo anche Gesù nota che i ricchi offerenti compiono un gesto che non li cambia affatto, mentre la vedova dà tutto… assume il rischio di perdere tutto ciò che ha. Accetta il rischio di cambiare. La tua storia mi ricorda per certi versi la storia di Adelia…», collega Maura con la sua solita profondità. «Hai ragione Maura!», dall’altra parte del cerchio Adelia interviene: «Sì io avevo litigato con i Servizi Sociali. Mi avevano espulsa. Poi Maura mi ha fatto la proposta di entrare nel progetto “Orto” e ho accettato. Non avevo mai lavorato in un orto in vita mia ed ho scoperto che mi piaceva un sacco, mi dava una soddisfazione enorme preparare i semi e la terra, poi piantare e veder crescere il raccolto! Ti ricordi, Maura? Venivo da te a far vedere le mie fragole, i miei cavoli: mi ha dato una gioia vedere quei risultati che dirvelo a parole non lo so… ho capito che potevo anche io fare, aiutare gli altri, produrre qualcosa… non con i soldi che quelli non ne ho, ma potevo dare il mio lavoro, le mie braccia, le mie mani…».

 Inventario delle nostre monete

«Siamo in conclusione e vi chiedo: cosa rappresentano per voi questi due soldini? Cosa ci mettete voi? Cosa volete offrire?», butta là Maura e si comincia il giro: «Nonostante tutto, mi guardo allo specchio e ho rispetto di me»; «Io offro la mia onestà», «Io invece le mie passioni: ho sognato una musica nuova, una musica mia che nessuno ha ancora scritto!», «Il mio percorso umano: voglio superare il mio egoismo», «Io offro il mio sforzo di credere nel valore della mia vita, per me e per gli altri»; «Io ci metto la mia fede e la mia preghiera», «Io invece la mia capacità di comprensione», «Io ci metto la mia gratitudine per le monetine che ho, anche se non so ancora riconoscerle», «Io ci metto il desiderio di imparare ad amarmi», «Io ci metto la maggiore consapevolezza dell’amore che so dare, con più gratuità di una volta», «Ed io ci metto, come cosa di valore, i miei limiti umani».
Che meraviglia: diversamente ricchi, immensamente belli.