Termina qui il commento al documento Christus vivit che abbiamo presentato quest’anno nella rubrica dedicata ai giovani o comunque ai lettori di ogni età che vogliono capire un po’ meglio il mondo giovanile.

a cura di Michele Papi

 Cerchiamo cercatori

Giovani e adulti nella comune sfida del discernimento 

di Rosaria Lisi
Psicologa e Psicoterapeuta

 Volare con i piedi

Ogni adulto ha davanti a sé un’immagine di giovane che può dipendere da molti fattori: dai giovani che incontra, dall’esperienza con i propri figli, dai ricordi e dai vissuti della propria giovinezza.

Anche a papa Bergoglio è stato chiesto: «Cosa vede quando pensa ad un giovane?» e la sua vivida immagine è diventata parte integrante del documento Cristus Vivit: «Vedo un ragazzo o una ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i piedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni. Il giovane va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti, che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti».
Ricerca e desiderio di volare (con i piedi) sono i due verbi che, nell’immagine del papa, rappresentano i moti interiori del giovane. Quando un giovane può vivere fino in fondo questi due verbi vuol dire che la vita gli ha regalato la possibilità di essere giovane fino in fondo. Non sempre, come sappiamo, è possibile e, nel corso dei secoli, spesso ai giovani è stata negata la possibilità di vivere la freschezza della giovinezza: il lavoro, il partner, il credo religioso erano già segnati dall’ambiente di provenienza, sogni e ricerca raramente potevano essere assecondati, ma piuttosto soffocati e messi silenziosamente da parte. La vita di molti santi ha attraversato spesso la dolorosa rottura con la famiglia d’origine e la cultura della comunità di appartenenza, è stata frutto dell’irruzione della giovinezza nella loro vita. Se Francesco d’Assisi non avesse ascoltato il suo desiderio più profondo (di ricerca e di volare con i piedi) e il desiderio di Dio sulla sua vita sarebbe diventato un ricco venditore di tessuti e Chiara una delle tante nobildonne di Assisi.

 Armonia tra darsi e riprendersi

Oggi, quando un giovane è cresciuto in una famiglia che, nonostante gli inevitabili limiti dei genitori e delle sofferenze nella storia familiare, lo ha amato e ha voluto il bene per la sua vita, l’unico motivo per cui entra in crisi, a volte fortemente in crisi, è la scelta del proprio futuro lavorativo. Molti giovani già negli ultimi anni della scuola secondaria e, a volte, dopo il fallimento del primo anno universitario cominciano a chiedersi: chi sono io? qual è il mio posto nel mondo? È il primo grande discernimento che tocca tutti i giovani, credenti e non credenti. Una volta attraversato questo difficile discernimento restano aperte altre due grandi questioni che, non avendo data di scadenza, non si impongono con la stesse emergenza ma che, a tempo debito, seguiranno le stesse dinamiche e gli stessi travagli: la scelta del partner e del mondo di valori a cui voler aderire. Imparare a discernere è, dunque, il primo e più importante compito evolutivo del giovane, è la questione antropologica per eccellenza, e probabilmente non è un caso che i vangeli si fermano ad inquadrare i giovani proprio durante il travaglio del discernimento. Troviamo, infatti, due episodi di giovani significativi per comprendere discernimento dei giovani e, più profondamente, il rapporto tra i giovani e Gesù, perché, in fondo, come esprime bene il documento al n. 250: «La cosa fondamentale è discernere e scoprire che ciò che vuole Gesù da ogni giovane è prima di tutto la sua amicizia. Questo è il discernimento fondamentale». Se volessimo estendere l’affermazione della Cristus Vivit diremmo che il discernimento è una «realtà relazionale» (Rupnick), imparare a discernere significa esercitarsi a vivere relazioni autentiche in cui la mia identità e l’identità dell’altro non si confondono, né si annullano, significa imparare la «difficile misteriosa armonia tra darsi e riprendersi, appartenere ed essere unici» (Salonia).

 Ascoltarsi per accompagnare

Il vangelo di Matteo riporta l’episodio del giovane ricco (Mt 19,16-22) e il vangelo di Marco racconta brevemente di un ragazzo che, durante l’arresto di Gesù, fugge via nudo (Mc 14,51). Sono giovani autonomi, attratti dal maestro, coraggiosi. Il loro slancio verso il maestro sembra interrompersi, in entrambi i casi, con una emozione: la tristezza del giovane ricco e la fuga tra vergogna e paura del giovane marciano che, privato del lenzuolo che lo ricopriva, fugge via nudo. In questi racconti Gesù non si preoccupa di applicare strategie pastorali per raggiungere i giovani, sono loro stessi che, attratti dal maestro, si avvicinano, né li rincorre: non abbassa la richiesta al giovane ricco né rivolge una sola parola al giovane che corre via nudo. I Vangeli sono tutt’altro che ingenui nel presentarci la drammaticità e i rischi a cui ogni giovane può e deve imbattersi nel suo cammino di discernimento anche dopo lo slancio di fiducia verso Gesù, verso la vita, verso le relazioni più autentiche: il giovane ricco preferisce la tristezza e la sicurezza dei beni all’imprevedibilità incontrollabile della relazione e della sequela e il giovane marciano, come gli altri discepoli, fugge non riuscendo a reggere la propria nudità (in fondo tutti i discepoli nel momento della Passione sono costretti a confrontarsi con le proprie nudità, su chi sono e chi è Gesù per loro). La sequela impone al giovane ricco la precarietà di un cammino che non ha garanzie, e al ragazzo del racconto marciano rivela che seguire Gesù richiede il confronto audace con le proprie nudità. Lì il giovane rischia di allontanarsi, ma, forse, non è detto che sia un viaggio senza ritorno.
Ci chiediamo, dunque: qual è la nostra responsabilità come adulti di fronte alla drammaticità del discernimento del giovane? Come possiamo accompagnarli adeguatamente? Possiamo aiutarli? Oppure è un travaglio che devono attraversare da soli? È vero che c’è uno spazio in cui nessun adulto può sostituirsi, neanche Gesù si permette di farlo, rischia piuttosto di perderli pur di non sostituirsi a loro. «Quando si tratta di discernere - leggiamo nella Cristus Vivit - la propria vocazione, è necessario porsi varie domande. […] Per non sbagliarsi, occorre cambiare prospettiva e chiedersi: io conosco me stesso, al di là delle apparenze e delle mie sensazioni? So che cosa dà gioia al mio cuore e che cosa lo intristisce? Quali sono i miei punti di forza e i miei punti deboli?». Ecco dunque quale può essere una strada per permettere ad un giovane di continuare a cercare e volare anche con i piedi: conoscere fino in fondo se stesso e i suoi desideri perché, come scriveva Nouwen «il discernimento consiste nell’ascoltare o nel rispondere a quel luogo dentro di noi in cui i nostri desideri più profondi si allineano con quelli di Dio».

 Sono disponibili altri scritti dell’Autrice ai seguenti link:
www.rosarialisi.it
www.pastoral.it