Querida misión

L’Emilia-Romagna è missionaria

 di Mirko Santandrea
Missio Emilia-Romagna

 Un anno missionario “straordinario”

Dopo il forum missionario nazionale di Sacrofano, l’ottobre missionario “straordinario” e una bella serata regionale di premiazione del missio photo contest a Modena con la parola di padre Dario Bossi, testimone del sinodo panamazzonico, ci siamo incamminati verso un tempo di mappatura regionale delle nostre realtà missionarie.

Avremmo voluto e dovuto riprendere il lavoro che anche i nostri vescovi hanno fatto all’assemblea CEI del maggio 2019, come anche i sogni della Querida Amazonia, ma è arrivato il Coronavirus e tutto questo l’abbiamo rivisitato dalle nostre case, colpiti più o meno da vicino e comunque solidali in un esercizio di quarantena che ha coinvolto l’umanità intera.
Le domande che ci animavano prima del virus sono tornate anche grazie ad una statistica dei missionari della regione e ci accompagneranno in questa estate insieme alle provocazioni di papa Francesco nel messaggio alle Pontificie Opere Missionarie (POM) del 21 Maggio, solennità dell’Ascensione: Chi sono i missionari? Cosa intendiamo con le parole della missione? Bastano le parole? Come essere tessitori di comunione fra le espressioni missionarie delle nostre Chiese? Come accrescere e costruire reti di collaborazione e corresponsabilità missionaria interdiocesana? In che modo ci rapportiamo con Migrantes in questo nostro lavoro?
Alcuni centri missionari si sono concentrati nella riflessione interna o anche in rapporto con altri uffici pastorali; come regione abbiamo condiviso in videochiamata alcuni pensieri; il cmd di Bologna ha scritto una bellissima lettera alla diocesi considerando questo tempo. Il Coronavirus ci riconsegna il tema della cura del creato in questo anno straordinario dedicato alla Laudato sì: esiste una Commissione vaticana per il Covid-19, incaricata di «preparare il futuro» e superare le vecchie strutture socio-economiche che hanno creato la cultura dello scarto, verso modelli più sani, inclusivi, sostenibili e, in definitiva, più umani.

 Una ricerca statistica sui missionari della nostra regione

Sarebbe necessario leggere, oltre ai numeri, le storie degli intrecci missionari delle nostre chiese: alcuni seguono la linea del “movimento fidei donum” (Dario Nicoli, EMI, 2007), sviluppatosi grazie alla partenza di presbiteri e di laici soprattutto dopo il concilio, grande spartiacque che apre la stagione della dimensione diocesana della missione dopo la secolare esperienza degli istituti missionari, custodendo la dimensione paradigmatica della fraternità interculturale. Nelle grandi diocesi si stanno coniugando insieme la stagione conciliare e la dimensione diocesana, mentre per le piccole prevale il fermento fidei donum legato ai presbiteri o quello di istituti, associazioni, movimenti capaci di coinvolgere sempre più anche laici e famiglie.
Alcune nostre diocesi hanno delle storie di gemellaggi tra chiese sorelle, con un invio diocesano di presbiteri e laici che in alcuni casi continua soltanto con questi ultimi, mentre in altri si è chiuso.
Alcuni istituti missionari e altri religiosi o associazioni o movimenti hanno avuto una incidenza in molte diocesi, con rapporti che si sono arricchiti di una dimensione diocesana grazie ai centri missionari diocesani.
L’America latina prevale nelle nostre relazioni. Venezuela e Colombia si intrecciano con una prima fase di fidei donum presbiteri di diverse chiese romagnole, e parallelamente a questo per alcune diocesi emiliane e Imola si può dire la stessa cosa verso il Brasile. L’Asia è una prospettiva che le diocesi hanno conosciuto grazie ad associazioni e movimenti e non è molto praticata in regione. L’Africa si colora di trame diocesane e di istituti religiosi, presenta molteplici realtà di cooperazione e di volontariato. Quanto tutto questo si intreccia e si rapporta con i fidei donum e i cappellani migrantes che arrivano nelle nostre chiese?

 Il Papa e noi: echi dalle nostre ultime riunioni

Fa pensare il Papa nel messaggio alle POM : «Quando nella missione della Chiesa non si coglie e riconosce l’opera attuale ed efficace dello Spirito Santo, vuol dire che perfino le parole della missione -anche le più esatte, anche le più pensate -sono diventate come “discorsi di umana sapienza”, usati per dar gloria a sé stessi o rimuovere e mascherare i propri deserti interiori». Nelle nostre riunioni ci siamo accorti del rischio di ridurre le questioni alle parole: ogni centro missionario è chiamato al servizio della comunione missionaria che è tanto importante per il bene e la trasformazione missionaria delle nostre chiese.
Qualcuno sottolineava che anche questo tempo della pandemia ci richiama a cercare di riconoscere ciò che è essenziale della missione e, come anche il Papa nel messaggio alle POM, molti hanno vissuto in questi mesi una centralità della spiritualità missionaria insieme ad una necessità di richiamare tutti all’attenzione ai lontani che soffrono, perché «siamo sulla stessa barca». A partire dalle proprie case, siamo chiamati a prenderci cura della casa comune che è il mondo in una interdipendenza che tiene insieme la dimensione domestica della famiglie e quella universale della fraternità.
Lo sguardo alle storie missionarie delle nostre chiese dovrebbe farci capaci di rischiare processi di novità, di raccogliere fermenti dalla missione particolarmente grazie alle “famiglie missionarie a km0” (G. Fazzini, IPL, 2019). Scrive il Papa: «Ho ricordato altre volte, a titolo di esempio, che nella Chiesa c’è chi continua a far riecheggiare con enfasi lo slogan “È l’ora dei laici!”, ma intanto l’orologio sembra essersi fermato».
Scrive ancora il Papa: «Da sempre, l’annuncio di salvezza di Gesù raggiunge le persone lì dove sono e così come sono, nelle loro vite in atto. L’ordinarietà della vita di tutti, nella partecipazione alle necessità, alle speranze e ai problemi di tutti, è il luogo e la condizione in cui chi ha riconosciuto l’amore di Cristo e ricevuto il dono dello Spirito Santo può rendere ragione, a coloro che lo chiedono, della fede, della speranza e della carità».
Tanti saveriani nella nostra regione sono morti per il Covid. Questo virus ti toglie il respiro, ma chi è stato contagiato dal respiro di Gesù, dallo Spirito del suo amore, e per tanti anni ha dato la vita per Lui, anche nell’ora della morte dà vita a tutti, alla nostra chiesa e alla nostra umanità così bisognosa di speranza e di senso, così affannata e senza fiato.
Doveva essere solo l’ottobre missionario straordinario, ma sta diventando un anno missionario straordinario: potrebbe diventare un “giubileo dell’umanità” (Michael David Semeraro)?