Continua la rassegna dei “Cappuccini e i poveri nell’Italia del Nord”, a cura di Giordano Ferri: è la volta della “Mensa Sant’Antonio” di Rimini e dell’Associazione ad essa collegata. Le difficili circostanze attuali la rendono ancor più preziosa.

a cura della Redazione di MC 

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Quello che nutre è il pane condiviso 

di Enrico Izzo
giornalista

 Più di una mensa

In questi giorni in cui tutti noi siamo chiamati a grandi sacrifici per fronteggiare l’epidemia del coronavirus, scopriamo anche persone e realtà che aprono il cuore.

I medici, gli infermieri e tutti i lavoratori nel settore sanitario ci offrono un bell’esempio. Ma aprono il cuore alla speranza anche realtà come la Mensa Sant’Antonio di Rimini e l’associazione ad essa collegata.
È una realtà nata per iniziativa di padre Lazzaro, nel novembre 2000, con lo scopo di aiutare i poveri e tutti coloro che erano bisognosi di assistenza o almeno di un pasto quotidiano. Con il passare degli anni la mensa e poi l’associazione “Opera Sant’Antonio” hanno avuto un incremento notevole di partecipazione di persone bisognose. Di conseguenza è stato monitorato l’afflusso delle presenze ed è stato regolamentato l’accesso alla struttura: possono pertanto usufruirne solo quelle che, previo un colloquio preliminare, vengono ritenute veramente bisognose ed alle quali viene rilasciato un tesserino per la frequentazione.
Queste persone, una volta identificate, possono accedere ed usufruire di un pasto serale, di servizi per la cura della persona (doccia, rasatura barba, cambio di biancheria intima), avere abbigliamento usato in ottimo stato e avere anche la somministrazione di alcuni farmaci, fatta da parte di un volontario farmacista.

 Numeri, numeri, numeri

Alcuni dati riferiti al triennio 2017-2019: 6.951 persone assistite, 137.314 pasti distribuiti (media giornaliera 148), 1.731 pacchi spesa a famiglie bisognose, 7.516 servizi per la cura della persona, 8.829 capi di abbigliamento ritirati, 6.609 forniture e/o pagamenti di farmaci.
Inoltre è stata fatta una convenzione come Ente del Terzo Settore con il Tribunale di Rimini per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità e di “messa alla prova”, e la stretta collaborazione con il Tribunale dei minori di Bologna e con gli Istituti di pena di Bologna, Forlì e Rimini. A fine pena, la quasi totalità dei condannati ci ringrazia per averli rispettati e fatti sentire come fratelli, come persone di famiglia. Alcuni di loro, nel tempo, ritornano come volontari. Attualmente ne abbiamo tre.
Da alcuni anni è stato costituito un “Fondo di Solidarietà” per il pagamento alle famiglie bisognose dell’affitto, delle utenze, delle cure mediche oppure di limitati contributi economici per fronteggiare necessità impellenti. I fondi sono stati raccolti grazie all’appello fatto a mezzo stampa dai frati di Santo Spirito di Rimini e del loro ministro provinciale che sono i gestori di questa attività benefica. L’arrivo di tante offerte in danaro ha facilitato la risoluzione dei molti problemi dei nostri ospiti.

 

In God we trust

Molta gratitudine va espressa ai settanta volontari che prestano servizio gratuitamente, con turni di 12-15 persone al giorno. Lo fanno consapevoli delle cautele necessarie, con spirito di sacrificio e grande disponibilità.
Da vent’anni alla Mensa Sant’Antonio continua a bussare tanta gente per ricevere un pasto caldo, una borsa di generi alimentari o anche, nei casi più disperati, un sostegno economico.
Padre Carlo, direttore responsabile della mensa e padre guardiano del convento, ci dice: «È sempre più difficile affrontare tutte le esigenze che giornalmente si presentano. Alle ben note difficoltà economiche di tutti per il coronavirus, si è aggiunta ora anche la forzata chiusura delle chiese. Ci manca la partecipazione e la solidarietà della gente. Non sappiamo più come fare per pagare acqua, luce, gas a tutti quelli che lo chiedono. Viviamo alla giornata. Speriamo bene».
Un gruppetto di volontari definiti amichevolmente “i sette uomini d’oro” ed un indomito personaggio, che funge da coordinatore, di nome Romolo, sono l’anima pulsante di questa Mensa.

 La voce dei volontari

Ascoltiamo qualche battuta di alcuni soci dell’associazione. Inizia Romolo: «Ho accettato di collaborare, sin dall’inizio, quando padre Lazzaro, l’uomo della provvidenza, dico io, volle creare questa struttura; mi chiamò e mi disse: “Dammi una mano, facciamo una cosa che mi sta particolarmente a cuore, facciamo una mensa, aiutiamo i poveri”. Da allora mi sono dedicato quotidianamente a questa missione, dapprima parzialmente in quanto avevo il mio lavoro, poi, andato in pensione, a tempo pieno. Confesso che non è facile affrontare tutte le problematiche esistenti, sia per il reperimento delle materie prime che per ottemperare a tutti i doveri amministrativi ed interfacciarsi con tutte le relazioni sociali».
Prosegue Grazia: «Conoscevo Maria Ricci, una donna ora centenaria, che per lungo tempo è stata la cuoca della mensa. Tramite lei ho percepito in modo più profondo cosa vuol dire la parola missione e l’aiuto che si può dare al prossimo. Disponendo di una certa libertà, ho voluto anch’io (e sono passati vent’anni) dare il mio contributo umanitario e collaborare per la causa diventandone anche socia».
Elisa è la più giovane delle volontarie: «Sono impiegata al comune di Rimini come assistente sociale e sono passati dieci anni da quando ho scelto di collaborare con i servizi della mensa. Ricordo che padre Salvatore una domenica durante l’omelia rivolse l’invito a tutti i presenti: “Servono volontari per la mensa!”. Senza esitare un attimo, ho subito accettato di dare il mio personale contributo. Sono felicissima di aver fatto questa scelta e lo sono al punto tale di aver allargato il mio impegno diventando anche socia dell’associazione. Con questo incarico posso occuparmi degli aspetti legali e contabili dell’associazione».
Roberto dice di essere nato con spirito caritatevole: «Sono nato con questa indole. Ho fatto l’agente di commercio nel settore fotografico. Una volta andato in pensione ho subito scelto di dare il mio contributo a questa associazione. Sono contento perché realizzo con il mio impegno giornaliero la mia vocazione verso il prossimo. Tante sono le cose che mi impegnano in questa struttura: preparo i pacchi spesa per le famiglie numerose indigenti, predispongo il materiale da distribuire alla mensa, organizzo il lavoro da fare internamente in particolare per gli ingressi alla mensa e per la distribuzione».
Queste sono alcune testimonianze raccolte. Una cosa è doveroso ribadire: l’impegno sociale ed economico offerto da tutti i volontari e da tutti i benefattori è il segno tangibile che esiste una carità umana grande che fa bene sperare per il futuro, anche in questi momenti difficili.