Ma pensa te, proprio adesso che eravamo invitati a prendere il tè a casa di Marta… pazienza sarà per un’altra volta! Comunque, supportati dalla tecnologia, abbiamo cercato di immaginare la scena che ci sarebbe piaciuto drammatizzare: tredici ospiti che arrivano senza preavviso, Marta, estremamente generosa e pratica, che frulla fra secchiaio, fornelli, arrosto e focacce, Lazzaro non si sa, e Maria…

a cura della Caritas Diocesana di Bologna

 

 Per non lasciarsi frullare dal fare

Marta che frulla, Maria che ascolta, Gesù che parla

IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

Pazienza, tegami ed occhiatacce

Maria è seduta e sedotta ai piedi di Gesù. Pazienza, pazienza, poi uno sbattere di tegami, occhiatacce fulminanti e Marta, sempre più inviperita, fuma come una pentola a pressione e infine esplode:

«Insomma, Maestro, non t’importa… dille mo’ che tiri su le chiappe…». Immagino dolcissimo lo sguardo che Gesù le rivolge rispondendole. Cosa sia successo dopo non sappiamo; di certo sono rimasti amici, di certo Marta ha capito che quello di Gesù non era un rimprovero, infatti li ritroviamo di nuovo a tavola insieme sei giorni prima della Pasqua, e c’è ancora Marta a servire, senza più rabbia, e Maria a “sprecare” tutto quel profumo prezioso, e non manca mai chi si arroga il diritto di giudicare e condannare in malafede.
A questo punto, anche se distanti, ecco le nostre domande: in quali situazioni mi sono trovata nei panni di Marta, di Maria, di Gesù e mi sono sentita non capito e giudicato? Mi è successo di scegliere quella che sentivo essere per me “la parte migliore” a dispetto di ruoli e convenzioni? Come sono andate le cose?
Oh, dimenticavo di presentare tre nuovi amici: Denise da Pescara, Gloria da Modena e Gianfranco di Bologna. È Denise a rompere il ghiaccio: «Quante volte mi sono sentita Gesù, senza neppure Maria ad ascoltarmi, sola in famiglia, con tutto il mio bisogno di essere vista, accolta, considerata… è davvero brutto…». E la voce sprofonda in un buco nero di silenzio, da cui riemerge rammaricata: «Ma sono stata anche Marta, distratta dalle mie cose, incapace di cogliere un momento prezioso, incapace di rimandare ciò che era rimandabile. Quante volte la nonna mi ha detto: “resta ancora un po’”; e io: “Non posso, ci vediamo più tardi”; e adesso la nonna non c’è più… mi piacerebbe imparare a essere Maria perché so quanto abbiamo bisogno di essere ascoltati!».
Gloria acchiappa il filo che è rimasto sospeso: «Mi sono sentita Marta fino alla nascita di mio figlio, due mesi fa, piena di impegni; anche in gravidanza non mi sono fermata un attimo, e pensavo di riprendere subito dopo il parto. Poi è nato Massimo e tutto è cambiato! Ecco la cosa migliore che non perderò mai, ho provato le sensazioni di Maria, un grande bisogno di pace e di riflessione, con quella piccola vita che avevo messo al mondo, guardarlo in silenzio, annusarlo, riscaldarlo con il mio corpo, ascoltarlo… contemplarlo. Spero che, d’ora in poi, Marta e Maria convivano in pace dentro di me».
Ancora inteneriti dal faccino placido di Massimino che fa la nanna, veniamo riscossi dalla voce di Gianfranco, ed è subito chiaro che si tratta di tutt’altra storia. Il tono è quasi pudico e lo sguardo remoto: «È stato terribile il giorno che non mi ha più riconosciuto». È il ricordo della mamma quello che ci consegna, dei suoi ultimi anni quando l’Alzheimer le ha impietosamente rubato la consapevolezza della realtà. «Ho scelto di non ricoverarla, rinunciando al lavoro per accudirla con tutto l’amore che potevo. Mi aveva insegnato a fare la sfoglia e la facevo quasi ogni giorno per lei, ma che disperazione e che magone quando piangeva chiamando la sua mamma e il suo Gianfranco, e se le dicevo “Mamma sono qui”, rispondeva “Ma chi è lei? voglio mio figlio!”. Allora era la preghiera che lei mi aveva insegnato a darmi conforto, e la vicinanza del mio amico Piero». È ancora il silenzio a rispettare questa consegna preziosa.

 “Voglio mi figlio”

Ci riporta al presente Leone con quel suo sorriso misterioso: «Proprio ora sto vivendo una situazione tipo Marta e Maria. Ho cercato un rapporto di amicizia con C.V., una persona transgender con cui condividiamo molti interessi. Mi dicevo “ma chi te lo fa fare con tutti i guai che ti ritrovi?” E adesso le nostre chiacchierate settimanali di politica, di musica, del nostro passato “edile” e a scoprire il suo mondo, al di là della superficialità con cui viene, di solito, giudicato, mi mancano un sacco, alla pari del tè e della radio».
Anche Biagio non ha particolari simpatie per Maria, anche lui si identifica con Marta, quando, in un particolare momento della sua vita, con altri squinternati occuparono un capannone e ne fecero una discoteca sui generis. «Io inventavo, saldavo, costruivo, usando i più svariati materiali riciclati, mi piaceva vedere le mie opere… i miei compagni, andando dritti per la loro strada, ingrassavano, riempiendosi le tasche. Mi adirai, ma il sistema era assai più forte di me e, alla fine dei giochi, fui ritenuto il capo, e quindi il responsabile, di tutta quella illegalità».
Breve pausa di riflessione prima che Serena ci riporti in famiglia: «Io ho trovato una strategia: con gli ospiti preferisco stare, ascoltare, chiacchierare, ma poi mi sento di mancare all’altro ruolo, ma se mi dedico al pranzo, poi mi perdo la compagnia, allora cerco di preparare cose che posso riscaldare, o ultimare velocemente». Tace, sorride, si capisce che ha dell’altro sulla punta della lingua… «Tutti i giorni dedico un’oretta alla mia preghiera personale; tempo sprecato, viene bollato dai miei, ma io non solo non voglio, ma proprio non posso rinunciare, così ho imparato a fare orecchie da mercante e, con il tempo, le frasi di scherno si sono diradate».

 A Dio non piace apparire

Maurizio l’abbiamo tenuto per ultimo, a chiudere questo nostro tè diverso, ma ricchissimo. Interviene in punta di piedi, come sempre: «Marta, per me, è una persona di grande cuore, il suo atteggiamento mi fa pensare che conosca la Parola di Gesù e possa quindi permettersi di dedicarsi ai fornelli, anche questa è accoglienza no? Ma è umano che chieda aiuto. Maria è più interessata ad ascoltare Gesù che a tutto il resto, forse ha un altro modo, rispetto a Marta, di onorare la sua presenza, o forse, semplicemente, ha più bisogno di ascoltarlo e qui, secondo me, sta il punto cruciale: Maria capisce di avere bisogno di Lui, questa è la parte migliore che non le sarà tolta, perché proprio per questo Gesù è venuto sulla terra, e quando lo incontriamo - perché io credo che lo incontriamo - lasciare tutto il resto e ascoltarlo è la cosa migliore da fare». Scuote la testa sorridendo: «Io credo molto nella scienza e nell’intelligenza umana, ma, anche nella situazione attuale, c’è una speranza che mi dà ancora più fiducia, è l’amore di Dio per tutti noi. Sarò un sognatore, sarà fede, ma è il pensiero che mi fa stare meglio. Magari la risposta arriverà dalla scienza, ma a me basta sapere che è stato Dio a ispirarla, non importa attraverso chi o cosa. In fondo credo che a Dio non piaccia apparire troppo e così preferisce lasciare i meriti a noi».