Prosegue l’incontro con coloro che, nei diversi ambiti in cui i frati della nostra regione si trovano a vivere, ci parlano della fantasia cappuccina nel percorrere le strade dell’evangelizzazione. La realtà della parrocchia - nella Provincia cappuccina ci sono tre grandi parrocchie - ci è raccontata con molto entusiasmo, e con altrettanto realismo, da fra Salvatore Giannasso, guardiano della fraternità di Faenza e viceparroco. I componenti della fraternità di Cesena, con ancora maggior entusiasmo, descrivono il loro impegno nel “vivere da frati” in una delle due case di preghiera presenti in Provincia.
Lucia Lafratta
I segni della Cap-Parrocchia
Essere frati pungola la fede di una comunità di cristiani
di Salvatore Giannasso
superiore della Fraternità di Faenza e viceparroco
Senza i rimpianti del passato
La presenza cappuccina a Faenza era costituita da un piccolo convento lontano dalla città, fra gli orti, dove salmodiavano, come dice uno storico locale, «immersi nei pensieri contemplativi» i frati cappuccini. Piccolo orticello e modesta chiesetta completavano quel beato romitorio. Presenza contemplativa quindi, rivolta ad accogliere i mendicanti di misericordia e di pane. Qualcuno oggi rimpiange quel modo di essere presenti nel tessuto cittadino, nella struttura e nella forma, ma la nostalgia del passato può essere, alle volte, gramigna che soffoca il frumento!
Oggi la nostra presenza è annunciata da un alto campanile con sei campane, il piccolo convento si è trasformato in Santuario del Santissimo Crocifisso, in convento per i frati e opere parrocchiali per il grande quartiere sorto accanto a noi.
La devozione al Santissimo Crocifisso è una tradizione assai radicata nella zona, il tutto ebbe origine da un fatto miracoloso operato da Dio in favore del convertito fra Battista da Faenza.
Tutti i giorni, durante gli orari di apertura della chiesa un frate è presente presso la Cappella per accogliere i numerosi fedeli e visitatori che accorrono per affidare al Signore la propria ed altrui esistenza, è un luogo privilegiato di evangelizzazione, c’è grande richiesta di benedizioni, ma occorre catechizzare la gente sul senso della benedizione stessa, alcuni portano e chiedono di benedire oggetti del più svariato genere, pensando alla benedizione come “porta fortuna” sminuendo il vero significato di protezione e grazia che scende sull’uomo da parte di Dio. Si constata sempre più il bisogno di un incontro-colloquio spirituale, di accostarsi al sacramento della riconciliazione, c’è la ricerca di un incontro vero con Dio, di un aiuto nel poter scendere nelle proprie profondità e nel prendere coscienza di chi si è, di poter fare un cammino di “trasformazione” nel Signore; più che mai c’è bisogno di guide, di padri che accompagnino nella fede: coscienti dei nostri limiti e dei poveri mezzi di cui disponiamo ci sforziamo di rispondere a queste necessità.
Ma la nostra fraternità di Faenza, composta da cinque frati, è chiamata in primis ad evangelizzare attraverso la gestione della parrocchia: nata nel 1951, contava 800 anime; oggi dopo 60 anni sono 8000! È un compito impegnativo quello che ci è stato affidato.
Un ambito importante della pastorale parrocchiale, e direi primario, è la celebrazione e la preparazione dei sacramenti, le liturgie festive sono ben animate e guidate e sono uno stimolo ad incontrarsi durante la settimana attraverso le prove di canto e il gruppo liturgico. I battesimi si celebrano ogni due mesi nella celebrazione eucaristica domenicale, dove tutta la comunità è chiamata ad accogliere i battezzandi, i genitori sono coinvolti mediante incontri nelle loro case che sono tenuti da alcuni laici francescani, ogni anno nella giornata della vita si invitano tutti i bimbi battezzati l’anno precedente, ovviamente accompagnati dai loro genitori!
Oltre alla celebrazione del dono di diventare cristiani si celebra anche il passaggio dalla vita terrena a quella futura: è un momento delicato ed importante per chi vive il passaggio ma anche per chi è chiamato ad accompagnare, raramente è richiesta l’amministrazione dei sacramenti prima del decesso; nella celebrazione eucaristica, richiesta dalla maggioranza, è di notevole importanza l’omelia; in questi momenti sono presenti tutti, cristiani e non, credenti e non credenti; una parola di speranza, di senso, sul mistero della vita e della morte, sull’esperienza della croce e della risurrezione vissuta dal nostro Dio può fare breccia in un cuore ferito e quindi aprire la possibilità di interrogarsi sulla propria vita e sul bisogno di credere; come francescani non possiamo non parlare della morte come “sorella” così come è stata definita dal nostro padre san Francesco.
La catechesi dell’iniziazione cristiana, nel nostro progetto, inizia con i bambini di sei anni accompagnati dai genitori, che si prendono l’impegno della trasmissione della fede ai loro figli conducendo gli incontri di catechesi nei primi anni; la celebrazione della riconciliazione avviene verso i nove anni e la prima comunione l’anno successivo, la cresima a dodici anni circa; nel cammino di preparazione ai sacramenti i ragazzi sono guidati da un gruppo di giovani educatori che costituiscono la “comunità educatori”, e a loro volta sono seguiti da una equipe-guida composta dal parroco, dal viceparroco, da un diacono, da una giovane coppia francescana e da un giovane laureando. Quest’anno gli educatori sono formati dalla cooperativa Creativ-formazione, che esegue per noi un progetto triennale in vista di una riorganizzazione della struttura e del progetto pastorale a cui stiamo lavorando. Si cerca di curare la vita spirituale e umana dei nostri giovani con incontri di spiritualità, come i ritiri nei tempi forti, la preghiera insieme in alcuni periodi, ma anche con incontri personali e ricreativi. È molto bello, ed è motivo per lodare il Signore, vedere tanti volti giovani che frequentano la nostra realtà parrocchiale in cui sono anche protagonisti; come frati si cerca di essere testimonianza di vita e fraternità, di scelta vocazionale, senza guardare ai risultati immediati che spesso dicono tutto e niente! Ogni frate cerca di essere, come ci esortava Paolo VI, con la sua presenza una “predica”… certo non sempre le prediche riescono bene, ne siamo coscienti!
Dopo la cresima di solito c’è un fuggifuggi generale, questo ci fa ben capire come è necessario aprire una riflessione sull’“amministrazione” dei sacramenti; spesso manca la consapevolezza di ciò che si sta facendo e compiendo, manca un’accompagnamento e il sostegno della famiglia che per prima dovrebbe testimoniare la vita di fede, ma qui a Faenza ai “Cap” i ragazzi non mancano, cerchiamo di trasmettere loro l’importanza del confermare la propria scelta di fede e di ravvivarla con una vita intensa di comunità e di appartenenza ad essa, i campi estivi sono sempre occasione importante per convivere insieme, conoscersi e rimettersi in gioco nel cammino.
Si sa che l’ordine cappuccino si è diffuso ed è cresciuto nella stima da parte del popolo attraverso le belle figure di fratelli laici che hanno evangelizzato parte del mondo passando di casa in casa: un’esperienza simile a noi frati di parrocchia è concessa dalle benedizioni pasquali alle famiglie, è un momento intenso di conoscenza con la gente in casa propria, vi è uno scambio di idee e di opinioni sulla vita sociale e della chiesa, e anche un affidamento da parte dei fedeli alla nostra preghiera. Il nostro saio, i sandali, il mantello sono segni che permettono apertura e accoglienza da subito; il nostro modo di andare da loro col freddo e con la neve, con la pioggia e col sereno ispira; qui si incontrano coloro che nemmeno sanno che nel quartiere ci sono i frati ed una chiesa: è occasione per instaurare un dialogo e per rimetterci in discussione, per ascoltare le motivazioni della poca credibilità che trovano in noi chiesa, e chissà che non si ricredano! Anche questa è evangelizzazione di porta in porta.
Anche la visita agli anziani a casa dà modo di esprimere in pienezza il nostro carisma di frati del popolo; inoltre ogni secondo sabato del mese ospitiamo il gruppo disabili della diocesi, condividono con noi l’Eucarestia, una sobria cena e un momento di gioco animato dalle famiglie e dai ragazzi della catechesi; cerchiamo di essere attenti anche alle situazioni di povertà attraverso il gruppo Caritas che si prende cura dei bisognosi coadiuvati dal parroco, poi a Faenza è tradizione che alla porta del convento verso mezzogiorno qualcuno condivida con noi il pane che sorella Provvidenza non ci fa mancare, inoltre si cerca di ascoltare e accogliere le varie situazioni di sofferenza della gente.
Alla famiglia sono proposti percorsi di condivisione e di scambio nella fede, nel periodo in cui i figli si preparano a ricevere i sacramenti richiediamo un impegno quasi mensile di formazione e condivisone, dopo questa fase varie coppie chiedono di continuare la vita di comunità ed è per questo che esistono due grandi gruppi di famiglie.
Un’altra realtà presente qui presso la nostra parrocchia è il circolo Anspi, che attraverso varie iniziative mantiene viva la vita ricreativa degli adulti e anche dei giovani; il teatro è un’altra possibilità per i giovani di esprimere i propri talenti.
Contatto col mondo
L’esperienza parrocchiale per noi frati è un’esperienza che richiede perseveranza e continuità, la nostra vita è alquanto ripetitiva e carica di incontri organizzativi, alle volte ci si domanda se risponda al nostro carisma francescano-cappuccino; la nostra itineranza spesso mette in crisi l’equilibrio dei fedeli, della struttura e dei modi di vivere la pastorale, il carisma personale di ogni fratello è un punto a favore e non per rinnovare la vita della parrocchia; spesso ci si chiede: cosa faccio io come cappuccino in una parrocchia dove il tempo per la vita contemplativa e per la fraternità vengono ridotti? La risposta è che si può vivere bene il tutto ma nel poco!
I rapporti personali con la gente, con chi vive le situazioni difficili, con chi è vittima di relazioni contorte, di passati che reprimono il presente, fanno sì che anche la parrocchia possa rispondere al nostro essere fratelli che annunciano la lieta notizia, che proclamano la bellezza di un incontro con Qualcuno che veramente ci ama e risponde ai nostri vuoti incolmabili. La parrocchia con tutte le sue attività è un ambito che permette l’evangelizzazione ad intra e ad extra, nei nostri sogni c’è l’idea di una realtà e fraternità parrocchiale a cielo aperto, dobbiamo stare sulla soglia e andare a tutti… ma mancano le vocazioni religiose, le forze giovani, spesso ci sentiamo una goccia nell’oceano, ai giovani dico che esser frati è bello! Buona vita!