Cambio il mondo e vengo a cena

Malala e Greta ci insegnano che migliorare la realtà è ogni giorno possibile

 di Jessica Gonelli, 18 anni
e Francesca Amadori, 19 anni

 Due ragazze decise, Malala e Greta, che combattono per gli ideali in cui credono: due tematiche differenti tra loro, ma entrambe importanti per la nostra società e affrontate con lo stesso coraggio e la stessa tenacia.

Sono accomunate anche dalla loro giovane età che, però, non ha impedito loro di denunciare questioni scomode e richiamarle all’attenzione di chi ha sempre ritenuto più conveniente ignorarle. E forse è stata proprio la genuinità della loro giovane età, in contrasto con la durezza delle realtà trattate, a rendere il loro messaggio tanto efficace e d’impatto.

 Parlare per lottare

La storia di Malala è conosciuta, ma vale la pena ricordarla. Pakistana, quando si instaura il regime talebano che limita la libertà e i diritti delle donne a causa di un’interpretazione restrittiva della religione islamica, si ritrova a essere privata di ciò che ama di più: la scuola. Lei stessa successivamente affermerà: «Ma quando il mondo è cambiato, anche le mie priorità sono cambiate. Avevo due opzioni. Stare zitta e aspettare di venire uccisa. O parlare e venire uccisa. Ho deciso di parlare». Così Malala a 11 anni tiene un blog per la BBC in cui racconta le limitazioni assurde imposte alle donne e i roghi delle loro scuole. Malala sa bene che in nessun verso del Corano è imposta l’ignoranza femminile e la dipendenza della donna dall’uomo, così si batte per i suoi diritti. Il 9 ottobre 2012 Malala viene colpita da tre proiettili in volto. Ha appena 15 anni, ma è colpevole di aver gridato al mondo il suo desiderio di leggere e di studiare. Il portavoce dei talebani rivendica la responsabilità dell’attentato, sostenendo che la ragazza «è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità».
Malala non muore e, trasferita in un ospedale di Birmingham, inizia a emergere maggiormente. Nel 2013 tiene un discorso all’Assemblea generale della Gioventù dell’Onu. Il suo intervento si concentra sulla condizione femminile del suo paese e ribadisce l’importanza dell’educazione. Parlando poi del suo attentato, si rivolge ai talebani così: «Se pensavano di farci tacere con l’uso dei proiettili, non ci sono riusciti».
Nel 2014 vince il Premio Nobel per la Pace, a soli 17 anni. Da allora Malala è cresciuta, ma non ha perso nulla del suo coraggio e dell’impegno nel cercare di rendere il mondo migliore ogni giorno. La sua voce continua a lanciare messaggi che ispirano coloro che si mobilitano per giuste cause.
Malala è un modello per tutte le ragazze del mondo, rappresenta a pieno la grande forza che possono avere anche le persone apparentemente fragili. È una ragazza che ama la vita e che crede nella possibilità di creare un mondo migliore nel quale non ci siano discriminazioni di nessun genere e mancanza di diritti e giustizia.
È affascinante e significativo il fatto che sia tutto iniziato per il suo desiderio di conoscenza, la sua insaziabile curiosità e voglia di comprendere ogni aspetto della realtà. Rischiando la vita per quella possibilità di istruzione che noi spesso diamo per scontata e non apprezziamo, senza renderci conto che è ciò che ci tiene più legati alla vita, perché ci permette di riconoscerla come un dono e una meraviglia. Così, quando le è stata tolta quella possibilità, si è resa conto che nessuno poteva privarla della felicità e del suo diritto di studiare. Allora, forte delle sue convinzioni, non si è lasciata intimorire e ha lottato con la potente arma delle parole, consapevole del fatto che nessuno poteva impedirle di pensare e che, se anche le avessero chiuso la bocca con la forza, sarebbe stato meglio che sopportare un tale sopruso senza reagire. Malala ci insegna che c’è bisogno di coraggio e determinazione per lottare per la libertà e la giustizia.

 Protestare per scuotere

Ancora più risonanza mediatica ha avuto Greta Thunberg. Il suo attivismo e le conseguenze di esso a livello globale hanno portato ad una attenzione considerevole, comprese anche pesanti critiche a livello personale, soprattutto da parte di coloro per i quali la protesta della ragazzina è risultata “scomoda”. Non hanno mancato di ammiccare alla notorietà che il libro pubblicato da sua madre, “La nostra casa va in fiamme”, ha avuto proprio dopo il successo della protesta della figlia. Ma alla base di tutto c’è la forza di una ragazza poco più che quindicenne, affetta dalla sindrome di Asperger, che per giorni e giorni, nel 2018, non è andata a scuola e ha manifestato davanti al parlamento del suo Paese, sfoggiando lo slogan Skolstrejk för klimatet (“Sciopero della scuola per il clima”), richiedendo al Governo svedese la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Eppure tanti prima di lei hanno cercato di sensibilizzare le masse sulle problematiche ambientali, forse anche con forme di sciopero molto più estreme. Allora come mai proprio lei, una ragazza così giovane, ha movimentato così tante persone, soprattutto giovani, scatenando la nascita dell’iniziativa studentesca dei Fridays for Future per l’ambiente? Ammettiamolo: almeno una volta nella vita è capitato a ognuno di noi di non scegliere la via più ecologica, per un motivo o per un altro, perché non era quella più comoda. Ma vedere una giovane svedese, poco più che una bambina, dall’aspetto così candido, esporsi e denunciare pubblicamente e duramente tutti quei politici e grandi imprenditori che chiudono gli occhi davanti al male che stiamo facendo al nostro pianeta, anteponendo i propri interessi economici, ha scosso tutti.

 Impegnarsi per cambiare

Se due giovani donne sono riuscite a fare tutto questo, perché noi non possiamo migliorare il mondo che occupiamo, iniziando anche solo da qualche piccolo gesto nella vita di tutti i giorni? È questa la forza di Greta e Malala: quella di farci capire che ormai è finito il tempo in cui dicevamo “lo farò da domani” o “in fondo come può un gesto così piccolo come il mio essere efficace?”. Il loro messaggio è passato, milioni di giovani in tutto il mondo hanno aperto gli occhi e hanno capito quali devono essere le nostre priorità, ancora più chiare in un momento come questo. Abbiamo capito grazie a Greta che gli effetti che produciamo sulla natura sono catastrofici, ma quelli che lei ha su di noi possono essere ancora più devastanti. Abbiamo capito grazie a Malala che nessuno ha il diritto di privarci del diritto di comprendere la realtà e di poterla modificare se necessario.
Ora Greta ha 17 anni, Malala ne ha 23. Entrambe continuano la loro battaglia e con loro tanti altri giovani hanno condiviso le loro rivendicazioni, con la speranza che questo possa aprire gli occhi anche ai più scettici. Tutti abbiamo molto da imparare da queste due giovani donne. Invece di limitarci a puntare il dito, lamentarci e crederci assolti e senza colpe, cominciamo a impegnarci in modo attivo nel nostro piccolo e compiamo ciò che di concreto ci è possibile fare.