Fr. FIORENZO LOSI

 Gragnano Trebbianese (PC), 28 novembre 1935
† Cento (FE), 19 marzo 2020 

Come la gente di una volta
Sapeva fare di tutto: burbero, diretto, essenziale

 Nella mattinata del 19 marzo, presso l’ospedale cittadino di Cento di Ferrara, il Signore ha chiamato a sé il nostro confratello Fiorenzo Losi. Era stato ricoverato pochi giorni prima per essere sottoposto ad un intervento (quasi di routine) alla cistifellea. A causa di un quadro clinico particolarmente compromesso le sue condizioni di salute si sono velocemente aggravate, richiedendo anche un ricovero in rianimazione, ed è sopraggiunto il decesso.
Vittorio, questo il nome di battesimo di fr. Fiorenzo, nacque a Gragnano Trebbianese (PC) il 28 novembre 1935. Al suo paese, e alla terra piacentina in  generale, Fiorenzo rimase profondamente legato per tutto il corso della sua esistenza. All’età di diciannove anni, Vittorio bussa alle porte del convento di Piacenza e inizia l’anno di prenoviziato, seguito dall’anno di noviziato a Fidenza. Emette la prima professione dei voti religiosi nel 1956 e quella perpetua nel 1959. Terminato il corso degli studi filosofico-teologici, viene ordinato sacerdote nel 1963.
Passa poi a Bologna per frequentare l’anno di Pastorale. E, come sarà sempre sua caratteristica, si diede subito da fare per mettere in pratica quanto appreso: dall’anno successivo (1964) lo troviamo a Salsomaggiore dove, oltre alla ordinaria attività pastorale di parrocchia, sarà impegnato ad insegnare religione nelle scuole primarie del territorio. A Vignola rimase solo pochi mesi, l’estate del 1966, come confessore e nel dicembre entrò di famiglia all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia per sostituire il confratello fr. Bruno Biagi impegnato a compilare la tesi di laura in filosofia presso la Università Cattolica di Milano. Dal 1968 al 1972 Fiorenzo è nel convento di Reggio Emilia dove ricopre l’incarico di confessore. Fu questo un periodo importante per la sua vita e la sua formazione: frequentò per due anni, presso l’archivio di Stato di Milano, il corso di Paleografia, Diplomatica ed Archivistica, conseguendone il diploma. Seguì pure un corso di Biblioteconomia.
Per un anno (1972-1973) ricoprì l’incarico di economo provinciale e risiedette presso la curia provinciale di Parma. Di nuovo un triennio a Reggio Emilia e poi…via di corsa verso l’amata Piacenza dove rimase ininterrottamente fino al 1985 ricoprendo diversi incarichi: guardiano, economo e direttore del convitto universitario per studenti. Dal 1982 fu anche cappellano delle carceri cittadine. L’obbedienza lo chiamò a Sassuolo dal 1985 al 1988 e qui si interessò in particolare della formazione dei giovani. Dopo cinque anni passati in Svizzera come cooperatore in una parrocchia della provincia di Lugano, fu di nuovo a Piacenza dal 1993 al 2008 dove continuò la sua opera di assistenza ai giovani universitari ospiti del convitto. E poi… un triennio a Pontremoli (2008 – 2011) quale vicario e custode ed uno a Pavullo nel Frignano (2011-2014) come guardiano e  cappellano dell’ospedale di zona. Ed infine a Cento dal 2014 al 2020 come confessore, vicario e custode della chiesa.
Fiorenzo è stato certamente un frate prezioso per i luoghi in cui la provvidenza lo ho chiamato a vivere. Ricordandolo, un confratello ha affermato: «Avere Fiorenzo in convento era come avere tre frati in uno», questo per sottolineare la sua disponibilità estrema nello svolgere i servizi e i compiti che gli venivano richiesti. Sapeva fare di tutto, dal vangare l’orto a preparare il pranzo ed essere sempre disponibile in chiesa. Si nascondeva dietro un atteggiamento burbero e a volte un poco scostante che certo non favoriva una relazione immediata con lui, ma durante i pranzi degli eventi importanti capitava di sentire la sua risata fragorosa e ciò faceva cadere quell’immagine da “Mangiafuoco” che lo caratterizzava. Fr. Ivano Puccetti, guardiano del convento di Cento, lo tratteggia così: «Aveva un carattere duro, ma era molto dolce con le persone. Un uomo diretto, essenziale, come quelli di una tempo, che vivevano solo del necessario». Tra le mille arti che conosceva, vi era quella di fare l’aceto, tecnica che gli era stata tramandata dai frati e da amici del mondo contadino. Con il contributo di amici che gli fornivano il vino e la raccolta di vecchie e originali bottigliette, si diede da fare per vendere questo prezioso prodotto a favore della ricostruzione del Santuario della Madonna della Rocca al quale si era affezionato; santuario che vedrà riaperto, grazie anche al suo piccolo contributo, dalla casa del Padre dove ora si trova per ricevere il premio promesso ai servi fedeli.

Fr. Antonello Ferretti 

A causa delle vigenti disposizioni per contrastare l’espandersi dell’epidemia legata al coronavirus, non è stato possibile celebrare il funerale e la salma  di fr. Fiorenzo è stata temporaneamente tumulata  nel locale cimitero di Cento di Ferrara in attesa di essere definitivamente sepolta nella cappella di famiglia a Piacenza.