Quest’anno per le diocesi di Faenza e Imola la giornata ebraico-cristiana si è colorata di significato: seguendo le sollecitazioni avute lo scorso giugno a Roma durante il seminario “Ebraismo e Cristianesimo a scuola”, è nata una bella collaborazione tra i frati minori conventuali di san Francesco a Faenza, gli uffici per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso delle due diocesi e l’Istituto Alberghiero di Riolo Terme.

 a cura di Barbara Bonfiglioli

 Amalia e le sue sorelle

Pietre, mostre e dialoghi che finiscono a tavola 

di Mirko Santandrea
parroco di Fognano, incaricato diocesano del dialogo interreligioso per la Diocesi di Faenza

 Passaggi

Quando ricevetti ufficialmente l’incarico del dialogo interreligioso in diocesi a Faenza nel 2019 ricorreva la giornata del dialogo ebraico-cristiano

e mi ritrovai nella coincidenza dell’annuncio delle clarisse di Faenza che lasciavano la città per andare all’eremo di Montepaolo. Sentivo quanto era prezioso raccogliere il loro testimone a nome della diocesi e insieme ai frati convenutali che, nella persona del parroco p. Ottavio, hanno subito accolto con entusiasmo la proposta di continuare con la presenza di Miriam Camerini la lettura delle meghillot.
Poi sono passati i mesi, e dopo l’estate ho partecipato per la prima volta alla riunione regionale degli incaricati dove Barbara Bonfiglioli raccontava di un convegno su Cristianesimo e Ebraismo a scuola, si parlava di collaborazioni con gli insegnanti di religione e con gli uffici di pastorale scolastica, ma anche di pensare insieme ai fratelli e sorelle ebrei iniziative per vivere il dialogo. Alla fine della riunione ci siamo chiesti perchè non provare a farlo subito a partire dalla giornata del 17 gennaio che era in fase di preparazione.
Cosa è successo?

 La pietra di Amalia

La giornata del dialogo ebraico cristiano si è aperta giovedì 16 gennaio con la visita alla mostra documentaria su Amalia Fleischer, realizzata nell’ex monastero di Santa Chiara a Faenza, iniziando dalla pietra d’inciampo posta proprio davanti alla porta principale. Così le clarisse ricordano: «A gennaio 2018 è stata posta in via della Croce,18 la pietra d’inciampo dedicata ad Amalia Fleischer. 27 gennaio 2019: appena terminata la celebrazione dei Vespri, insieme, in silenzio ci ritroviamo nell’atrio del Monastero; il portone spalancato ci permette di vedere la pietra, posta sull’asfalto. Un momento di memoria/preghiera, per non dimenticare che proprio in questo atrio il 4 dicembre 1944 fu prelevata Amalia. In ginocchio, chiese alla Madre Abbadessa una benedizione per sé e per il suo popolo, chiese anche perdono, poi si lasciò condurre via, verso il baratro dell’orrore e della morte.
Consapevoli che il prossimo anno saremo altrove... abbiamo voluto vivere questo momento di particolare intimità con lei e fra di noi, nel desiderio di non dimenticare questa dolcissima persona che è vissuta per qualche tempo in mezzo alle nostre Sorelle. Per tanti anni il ricordo di Amalia ci ha accompagnato nelle giornate del dialogo ebraico-cristiano: la Diocesi e la cittadinanza di Faenza hanno collaborato con noi realizzando varie iniziative di cui restano i segni per le generazioni future. Anche la Mostra di Amalia Fleischer abbiamo desiderato restasse lì, dove Amalia ha vissuto. Ora che viviamo a Montepaolo, passiamo il testimone: le giornate del dialogo continueranno nei locali della parrocchia San Francesco; la mostra di Amalia Fleischer sarà visitabile in una sala del Monastero Santa Chiara. Esprimiamo la nostra gratitudine e assicuriamo la nostra vicinanza.  Le Sorelle di Santa Chiara».
Così scrive padre Ottavio Carminati: «Noi frati di S. Francesco con la comunità cristiana che è in Diocesi raccogliamo con gioia questa eredità sull'esempio del nostro fondatore del quale ricordiamo l'incontro con il sultano. A partire da quel momento storico il dialogo tra le religioni, pur con tutte le difficoltà, diventa occasione per una chiesa "in uscita" e si ricollega allo "spirito di Assisi" che da anni resta per tutto il mondo dei credenti lo stile della chiesa».

 Banchetti

Luigia Carcioffi ha introdotto la visita offrendo una traccia della figura di Amalia e una poesia a lei dedicata mentre l’imbrunire del tramonto avvolgeva il chiostro del monastero. Una folla di persone oltre ogni aspettativa ha invaso il monastero, per poi confluire nel dialogo a due voci sul Cantico dei Cantici nella chiesa di san Francesco dove il banchetto della sapienza imbandito con la comprovata e apprezzatissima parola di Miriam Camerini e la sintesi autorevole e dialogica di padre Tiziano Lorenzin, si è poi arricchito del momento conviviale organizzato presso il Circolo Anspi di San Francesco, grazie all’impegno delle insegnanti e degli alunni della scuola alberghiera di Riolo Terme e alla collaborazione dell’ufficio ecumenismo e dialogo della diocesi di Imola.
Dal giardino che fu delle monache clarisse siamo stati condotti al giardino del Cantico dei Cantici dove gli amanti sperimentano la forza e la precarietà dell’amore, fra la memoria della creazione e la speranza della redenzione, attraversando tutti i registri dell’umano e del divino, perché una fiamma del Signore li sostiene e li previene (Ct 8,6 e 1Gv 4,19).
Abbiamo partecipato insieme, ebrei e cristiani, al banchetto della sapienza e dell’amicizia, aprendo le Scritture e le pagine della nostra storia e umanità. Credo che per noi cristiani sia stata anche una bella preparazione alla settimana per l’unità dei cristiani e in vista della prima domenica della Parola di Dio indetta da papa Francesco per la domenica 26 gennaio, significativamente successiva alla settimana stessa.
Con il desiderio di continuare in questo cammino, desidero ringraziare anche gli insegnanti di religione e tutti gli insegnanti che, insieme agli uffici diocesani che si pongono a loro servizio, hanno creduto in questa giornata e un ringraziamento speciale va anche all’amministrazione comunale di Faenza che in sinergia con le monache clarisse ha da tanti anni sostenuto questa bella iniziativa che denota una cultura dell’incontro e della convivialità delle differenze nella nostra città.

 Canzonissima

Infine, dopo qualche settimana, a Sanremo, è arrivato Benigni! Che bella sorpresa, che non posso non ricordare perché al festival della canzone italiana ha avuto l’ardire di presentare la “canzonissima della Bibbia”, come scriveva giustamente Rosanna Virgili sull’Avvenire (08/02/2020) così concludendo: «L’Amore è attesa, fatica, sudore di brama e di timore; esso regala attimi di estasi e anni di deserto, però quegli attimi valgono bene gli anni! L’Amore è corpo nudo, vuoto, puro, come il Santo dei Santi. Per questo il Cantico è il libro dei mistici, Paese sospeso. Dio come in un passaggio, la meghillà di Pasqua. Nel corpo che si perde è il profumo di Dio. Per questo è un gran peccato che la Chiesa abbia impedito per secoli l’accesso a questo piccolo libro, grandissimo tesoro, fonte di salute e salvezza per il corpo e per l’anima. Teniamo sveglio il cuore ora che “il tempo del canto è tornato”».