I Cappuccini e i poveri nell’Italia del Nord, a cura di Giordano Ferri, presenta una breve descrizione de “La Ringhiera di Torino”, una Cooperativa che offre abitazioni agli immigrati. Si ricordano poi due confratelli defunti: fr. Giovanni Perazzini e fr. Fiorenzo Losi. 

a cura della Redazione di MC

 Fratelli “Ringhiera”

Una cooperativa per l’integrazione 

di Stefano Campana
frate cappuccino, fondatore della Cooperativa sociale per immigrati "La Ringhiera di Torino".

 Verso casa

La cooperativa prende il nome dagli alloggi-ringhiera che costituiscono la fisionomia tipica degli alloggi popolari di una volta a Torino (più alloggi che danno sullo stesso balcone-ringhiera, verso il cortile del condominio).

Nata verso il 1990 (nel 2015 ha ricevuto la medaglia dalla Confcooperative - Piemonte per i 25 anni di attività in campo sociale), la cooperativa è frutto di una stretta collaborazione tra i frati della Comunità di quartiere di via S. Donato (Cappuccini) a Torino e gli amici laici che la frequentavano. L'intento perseguito fin dall'inizio è stato quello di offrire un'abitazione stabile agli immigrati soprattutto per nuclei familiari. La comunità da tempo offriva permanenza passeggera a qualche immigrato, ma quando si trattava di offrire un alloggio fisso e con tanto di contratto le porte si chiudevano. Che fare se non tentare di acquistare gli alloggi e metterli a disposizione degli immigrati con contratto regolare? Tra offerte (soprattutto della Provincia cappuccina del Piemonte) e disponibilità di alcuni proprietari di alloggi sfitti, la Cooperativa è riuscita a mettere insieme più di venti alloggi destinati allo scopo che ci eravamo prefissi. 

Precarietà e opportunità

Nel corso di questi anni il numero di alloggi è diminuito per due ragioni. La prima perchè i proprietari degli alloggi sfitti per un motivo o per l'altro hanno voluto rientrare in possesso degli alloggi messi a disposizione della Ringhiera. E l'altra ragione è questa: essendo diminuite le offerte e gli appoggi (la stessa Provincia cappuccina del Piemonte non ha più la disponibilità economica di prima) il disavanzo nella Cooperativa cresce: lavoriamo con la fascia debole dei lavoratori.
Falliscono le piccole "boite" (officine meccaniche familiari) dove lavorano o muore la vecchietta che assistono: chi è precario è esposto a tutti i contrattempi. Non hanno i soldi per pagare affitto, spese condominiali, riscaldamento. Finora la Cooperativa ha cercato di supplire, ma, trovandosi in estrema necessità, ha dovuto rivendere alcuni dei  propri alloggi per non andare in rosso.
Dal punto di vista strettamente legale la Cooperativa è autonoma rispetto ai Frati Cappuccini, viene gestita da laici; ma poichè la Provincia dei Cappuccini del Piemonte è tra i soci fondatori e ispiratrice dell'iniziativa tramite alcuni suoi frati, ha diritto ad avere sempre un rappresentante nel consiglio di Amministrazione della Cooperativa stessa.
La nostra attività non è facile, vista la condizione precaria e il faticoso inserimento da parte dei nostri inquilini, ma è uno dei modi più concreti per inserire questi immigrati nel nostro contesto sociale. Accogliamoli pure negli sbarchi, ma poi diamo loro l'opportunità di essere cittadini come gli altri. Su questa frontiera occorrerebbe avere più idee e offrire concretamente delle opportunità.