Voce di uno che grida in Amazzonia

 di Dino Dozzi
Direttore di MC

 Inizia un nuovo anno anche per MC, il 64mo! Il mondo cambia velocemente, e noi con lui. La parte tematica prenderà spunto da figure femminili del vangelo di Luca, quelle minori, i numeri secondi. Continuano a collaborare con noi gli ospiti della Dozza e quelli della Caritas di Bologna: è preziosa la loro voce dalla periferia. La rubrica “In Convento” ospiterà la presentazione di alcune realtà che riguardano i cappuccini e i poveri nell’Italia del Nord: se ne occuperà fra Giordano Ferri, segretario regionale e nazionale per l’evangelizzazione. Del tutto nuova è la rubrica “Foto che parlano” a cura di Annalisa Vandelli, nota fotoreporter in giro per il mondo, per dare visibilità e voce ai tanti volti costretti al silenzio e all’anonimato. MC, espressione di frati minori cappuccini, vuol andare sempre più decisamente verso le periferie, aprendo per tutti porte di conoscenza, di dialogo e di fraternità.
In ottobre si è svolto il Sinodo sull’Amazzonia che ha portato l’attenzione sulla casa comune maltrattata e saccheggiata: propone una “conversione ecologica”, un “cambiamento di rotta”, che porti allo sradicamento della miseria, all’attenzione per i poveri, all’accesso equo, per tutti, alle risorse del pianeta. Nell’ultimo degli interventi in aula, il grande climatologo Hans Schellnhuber ha detto, semplicemente: «L’evidenza scientifica è che la distruzione della foresta amazzonica è la distruzione del mondo». Ma poi un vescovo amazzonico ha osservato: «Voi europei volete che noi proteggiamo la foresta, ma non volete cambiare il vostro stile di vita». Se c’è un filo rosso nel documento finale è la parola “conversione”, tante volte ripetuta da papa Francesco. Conversione ecologica, conversione culturale, conversione sociale, conversione pastorale…
La conversione comincia con il pensare e si mostra nell’agire. L’urgenza della conversione ecologica, la tutela del creato, è inseparabile da altre due urgenze che ha rilevato il Sinodo. La protezione delle minoranze, anzitutto. La situazione dei popoli indigeni e la loro sorte minacciata è stato un grande tema dell’assemblea. E anche in questo caso, come diceva Schellnhuber, l’Amazzonia è il “test case” per tutto il pianeta.
E poi c’è il terzo grido, la conversione sociale, la giustizia sociale. La situazione di una economia che distrugge e uccide, come aveva detto papa Francesco, e uccide letteralmente. Un vescovo locale ha raccontato di un villaggio che si chiama “Trecentos”: ha scoperto che questo nome ricorda trecento lavoratori rurali assassinati dal proprietario dell’azienda che li piegava come schiavi. C’è una economia agraria ed estrattiva che non ha alcun rispetto né della natura né delle persone.
Nella stessa direzione va l’invito del papa ai giovani imprenditori per ritrovarsi ad Assisi in marzo per una proposta di economia fraterna, evangelica, rispettosa di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Temi che saranno ripresi anche nel Festival Francescano di quest’anno a Bologna a fine settembre.
Da frati minori, nello spirito di Francesco d’Assisi e seguendo con grande convinzione le indicazioni di papa Francesco, continuerà la nostra attenzione alle minoranze, ai popoli senza una patria.
Dal 18 al 20 novembre scorso l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CEI ha organizzato a Roma il Convegno annuale su “Migranti e Religioni”: argomento di drammatica attualità sotto molti aspetti e affrontato da molteplici punti di vista. Andrea Riccardi, Paolo Naso, mons. Siluan, Enzo Bianchi, Giovanni Brugnoli sono alcuni dei relatori. Il Rav Benedetto Carucci Viterbi ci ha presentato l’esegesi rabbinica di Gen 18,1-10, la pagina-madre dell’ospitalità da parte del padre dei credenti nell’unico Dio. Mi ha colpito l’interpretazione di quel singolare con cui Abramo si rivolge ai tre viandanti. «Vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero…”».
Come spiegare quel rivolgersi ai tre uomini dicendo al singolare “Mio signore”? Abramo si rivolge a Dio e gli dice: «Signore, ti prego di fermarti e di aspettare, ora ho una cosa più urgente da fare, debbo dare ospitalità a questi tre uomini». L’interpretazione non sarà di tipo storico-critica - non lo era neppure quella tradizionale cristiana di una anticipazione di rivelazione trinitaria -, ma certo è affascinante: è più urgente dare ospitalità agli uomini che intrattenersi con Dio. Anche perché è proprio e solo ospitando gli uomini che si ospita Dio. È un’interpretazione, è una pista, è un programma. Anche per il 2020 di MC.