«Francesco si spogliò di ogni mondanità per scegliere Dio come stella polare della sua vita, facendosi povero con i poveri, fratello universale. Dalla sua scelta di povertà scaturì anche una visione dell’economia che resta attualissima. Essa può dare speranza al nostro domani, a vantaggio non solo dei più poveri, ma dell’intera umanità. È necessaria, anzi, per le sorti di tutto il pianeta, la nostra casa comune, sora nostra Madre Terra».

a cura della Segreteria del Festival Francescano 

Per noi e per tutti

Impresa: dove si realizza il bene della collettività

 di Caterina Pastorelli
della Segreteria del Festival Francescano

 Quelle sopra riportate sono le parole che papa Francesco ha utilizzato per invitare giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo ad Assisi nel marzo 2020,

e da queste parole prende spunto la XII edizione del Festival Francescano (Bologna, 25/26/27 settembre 2020), che affronterà tematiche di natura economica, anche nei risvolti personali, familiari e sociali, per ispirare un cambiamento «dell’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani».
Il modello dovrebbe essere una scelta rivoluzionaria come quella di san Francesco, che rifiutò l’economia del tempo per costruire quella improntata al dono, alla fraternità e all’inclusività. Una scelta che nasce dalla «sfida dell’incarnazione, dal tentativo di calare l’ideale nella realtà, dello sporcarsi le mani, del seminare con coraggio senza voler pretendere dei risultati immediati, dell’avere una visione di benessere e di felicità molto diversa da quella della crescita della ricchezza materiale». È così che l’economista Leonardo Becchetti descrive la “perfetta letizia” francescana in piazza a Rimini, durante il suo intervento “Felicità sostenibile” al Festival Francescano 2014 che riprendiamo, in sintesi, in questo articolo, per introdurre il tema della prossima edizione.

 Felicità sostenibile

La storia di Alex Zanardi, il campione di automobilismo che dopo un incidente sulla pista di gara ha perso le gambe e che ora è un importante atleta paralimpico, mette in risalto tre elementi fondamentali per costruire la felicità: la capacità di vivere relazioni significative con gli altri; la forza di trasformare i vincoli in opportunità e l’importanza di affrontare ogni giorno delle sfide. Anche l’economia dovrebbe seguire questo modello: a partire dai vincoli, massimizzare le risorse, darsi degli obiettivi e raggiungere dei risultati che abbiano l’impatto massimo possibile sulla felicità delle altre persone, perché la nostra felicità dipende dal rendere felici gli altri. La felicità sostenibile in economia esiste e la si raggiunge capendo quali problemi e quali sfide abbiamo davanti e impegnandosi per affrontarli e risolverli.
Le sfide attuali sono note: povertà, disuguaglianza crescente, decrescita, disoccupazione, dissesto ambientale, crisi spirituali e di valori… e nell’ambito dell’economia civile sono note anche le cause di questi problemi, che nascono da una visione angusta e limitante della persona, dell’impresa e del valore. La persona viene vista come homo oeconomicus, nella sola dimensione materiale, e non come persona, come essere spirituale che si realizza proprio nella ricchezza delle relazioni; l’impresa viene vista come massimizzatrice di profitto e non come luogo dove realizzare il bene della collettività, dove creare valore per un insieme più vasto di portatori di interesse; i valori, che dovrebbero tracciare la rotta e la direzione, vengono identificati nel PIL e non nel BES (benessere equo e sostenibile), cioè in quello stock di beni spirituali, economici, culturali, ambientali, relazionali che sono la vera ricchezza delle nazioni.

 Voto con il portafoglio

La via per cambiare le cose e per tentare di risolvere l’insostenibilità ambientale e spirituale e la povertà economica è una via accessibile a tutti e tutti possono partecipare a questa missione perché l’economia non è fatta da grandi poteri, ma è fatta da uno che vende e uno che compra, e ciascuno è fondamentale perché può decidere come usare i propri soldi, può votare con il portafoglio.
Il voto con il portafoglio è quella capacità e consapevolezza dei cittadini che ogni loro scelta di consumo e di risparmio può premiare in positivo le aziende che sono all’avanguardia nel creare un valore economico in una maniera socialmente e ambientalmente sostenibile. È questa una scelta molto importante perché oggi le aziende sono sempre più attente a questo voto col portafoglio dei cittadini. Non è più una cosa di nicchia, ci sono settori dove ormai il voto con il portafoglio è cresciuto molto, come il settore della finanza etica (i fondi etici fanno ormai quasi il 20% del mercato mondiale) e dei prodotti etici. È fondamentale, oggi, diffondere la consapevolezza che abbiamo in tasca le chiavi dei lucchetti delle nostre catene, perché siamo noi che ogni giorno con le nostre scelte decidiamo come l’economia deve andare. La rete ci dà la possibilità inedita di costruire insieme nuove consapevolezze e nuove conoscenze e di poter usare strumenti di pressione molto importanti per spingere imprese e istituzioni a migliorare le cose. I social, infatti, non dovrebbero essere solo luoghi di rancore, emotività e rabbia, ma potrebbero avvicinare le persone per costruire una vera comunità globale, senza vincoli e limiti spazio-temporali, che contribuisca al bene comune.

 Capitale sociale

La costruzione del bene comune non può prescindere dal capitale sociale, un patrimonio invisibile dei nostri territori, costituito dalle forme associate di organizzazione e da quelle attitudini buone che gli studiosi di scienze sociali ed economiche classificano come altruismo, avversione alla diseguaglianza, reciprocità, cooperazione e fiducia, che sono parte costitutiva delle fondamenta del vivere sociale. Se lo stock di capitale sociale è insufficiente si precipita nei conflitti etnici e nella guerra civile. Se lo stock di capitale sociale è sufficientemente elevato (e accompagnato da buone leggi) le persone si fidano, accettano il rischio sociale della cooperazione, costruiscono relazioni socialmente ed economicamente feconde, valorizzando il gioco di squadra. E le società prosperano.
Spesso tendiamo erroneamente a considerare questo capitale sociale fisso e immutabile, ma è tutt’altro che stabile nel tempo e rischia di deteriorarsi se non lo coltiviamo.
Per coltivare il capitale sociale è necessario coltivare la felicità, che si concretizza nel dare, e per questo occorre dare opportunità e fiducia a ogni persona, anche al povero, perché possa mettersi in cammino e arrivare alla condizione di dare.
Il Festival Francescano va in questa direzione: dare un’anima all’economia di domani. 

Se sei interessato a ricevere il testo dell’intero intervento di Leonardo Becchetti “Felicità sostenibile”, scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o visita il sito www.festivalfrancescano.it.