Nell’orizzonte comune

Padre Giustino è nato a Strigara, come me. Ebbene, che cosa avranno visto i suoi occhi di bambino? Esattamente ciò che hanno visto pure i miei occhi, alcuni anni più tardi, essendo più giovane: una natura fatta di calanchi e frane e poi calanchi ancora, tanto da coprire tutto lo spazio, fino alla linea dell’orizzonte; non mancavano, ovviamente numerosi piccoli appezzamenti di terreno, coltivati a erba e a grano, e che tanto sapevano di fatica per uomini e bestie, con modesti risultati; i raccolti erano appena sufficienti per una vita fatta di essenzialità. Questo contesto paesaggistico deve aver forgiato il carattere di padre Giustino, alquanto esplosivo; non tanto però da non saperlo coniugare con momenti di dolcezza e attenzione, specie quando consigliava, confessava o faceva direzione spirituale.
Molto apprezzate le sue catechesi settimanali a Telerimini; e a proposito delle sue apparizioni in televisione, ricordo che restavo spesso stupito, chiedendomi se fosse davvero lui, considerando il suo eloquio, alquanto insolito, dolce e pacato, che sapeva tanto di confidenza. Ricordo pure che godeva del mio apprezzamento per la capacità organizzativa nel programmare le numerose attività conventuali. Non va dimenticata la sua laboriosità sul versante della pastorale sacerdotale, sempre disponibile per catechesi, novene, missioni al popolo, servizi nelle parrocchie, riservando il resto del tempo di cui poteva disporre alle attività manuali, tra cui la cura, mi verrebbe da dire, quasi maniacale, della vigna, vigna che per estensione occupava quasi tutti gli spazi dell’orto. Il risultato non poteva che essere un eccellente e ottimo vino, il migliore tra quelli prodotti nei vari conventi, stando almeno a quanto sosteneva il nostro. Non conosceva i chiaroscuri, le mezze verità, le pieghe del politicamente corretto o timidezze: i pensieri espressi godevano di una immediata comprensione, tanto da rendere del tutto inutile chiedersi: «Ma cosa avrà voluto dire?».

Vittorio Ottaviani