Come ti stampo una casa

Il progetto WASP ci mostra quante siano le potenzialità per realizzare il bene comune

 di Massimo Moretti
fondatore di WASP

  Una persona su dieci al mondo vive in condizioni di povertà estrema e circa la metà della popolazione globale - tre miliardi e mezzo di esseri umani - è in gravi condizioni economiche.

Fra le sfide che ci attendono, quella di dare una risposta a questo enorme problema è la principale. Uomini e donne chiedono ciò che spetterebbe loro per diritto di nascita: un po’ di cibo, un rifugio, assistenza sanitaria, energia, lavoro, cultura. Se chiudiamo gli occhi e immaginiamo il futuro, noi di WASP sogniamo un mondo dove ogni essere umano, ogni famiglia ha il necessario per vivere in modo decoroso, grazie alle nuove tecnologie e al sapere condiviso.
Finora il modello di sviluppo è stato quello della crescita economica, dei consumi, dei fatturati, dei mercati. La società si è sviluppata attorno a imponenti zone industriali, capaci di generare ricchezza per uomini che non sono altro che ingranaggi del sistema produttivo in mano ai più ricchi, che ne hanno il monopolio, mentre i più poveri sono la manodopera necessaria a produrre beni. Questo approccio ha comportato lo spostamento di grandi masse verso le zone più dotate, quelle delle megalopoli e dei grattacieli in acciaio, cemento e vetro, mentre altre zone del pianeta si svuotano. Intanto la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più. Servono modelli di sviluppo alternativi e la tecnologia può essere il mezzo, se utilizzata in un’ottica di servizio per il bene dell’umanità 

La tecnologia a fin di bene

Questo approccio caratterizza fin dalla nascita il progetto WASP (World’s Advanced Service Project). Viviamo in un’epoca in cui le connessioni sono illimitate, le informazioni e i dati viaggiano velocissimi, il sapere che si è sviluppato nel corso dei secoli può essere trasferito in un lampo da una all’altra parte del mondo, macchine sempre più efficienti possono essere comandate a distanza. Se questa rivoluzione si svilupperà ancora una volta per ottenere il massimo dei profitti, la situazione sarà sempre più drammatica. Viceversa la tecnologia applicata al bene collettivo, all’equilibrio del pianeta, può trasformare un giorno la Terra in un luogo in cui ogni essere vivente troverà il suo spazio e avrà quello che gli spetta.
Pensiamo ad esempio alla casa, ovvero al progetto che ci ha fatto conoscere in Italia e all’estero. Noi immaginiamo un mondo dove le case si possono costruire utilizzando i materiali più poveri che si trovano sul posto: terra, paglia, calce, argilla… Materiali a costo tendente a zero e a bassissimo impatto ambientale. In fondo, nulla di nuovo. Ci ispiriamo alla vespa vasaia, che dà forma al suo nido strato su strato, esattamente quello che fanno le stampanti 3D, anello di congiunzione fra la circolazione del sapere e la materializzazione dello stesso. La grande novità, anzi la rivoluzione, è che queste macchine per la fabbricazione digitale sono alla portata di ogni uomo.
Allo scopo di sviluppare un nuovo modello di economia circolare, in cui tutto può essere autoprodotto grazie ai sistemi di fabbricazione digitale, WASP ha creato il Maker Economy Starter Kit, un sistema di progettazione e costruzione in scala architettonica racchiuso in un unico container, che dà forma a un grande parco tecnologico mobile dedicato alla stampa 3D. Lo Starter Kit nasce per costruire abitazioni con materiali reperiti sul territorio, naturali o riciclati, ma può agevolmente utilizzare anche materiali tradizionali per l’edilizia e comprende i principali modelli della nostra linea di stampanti 3D, oltre a sistemi di taglio, mezzi di preparazione per i materiali da estrudere, sistemi di alimentazione, sistemi di riciclaggio dei materiali, per tritare e riciclare plastiche o macerie. Il progetto della casa e dei suoi contenuti è open source e apre le porte a progettisti, designer, ingegneri, architetti che possono liberamente prendere e scambiare contenuti. Grazie a questa tecnologia tutte le conoscenze accumulate fino ad oggi possono essere replicate infinite volte, migliorate costantemente e comunicate ovunque attraverso la rete.

 La materia conta

Una casa in cemento può essere costruita in qualsiasi luogo, ma se non ci sono cementifici, o se mancano le risorse economiche, il progetto si ferma. Senza dimenticare che una tonnellata di cemento comporta l'emissione in atmosfera di una tonnellata di CO2. Cosa significherebbe dal punto di vista ambientale per il pianeta costruire case in cemento per 3 miliardi di persone? Semplicemente miscelando la terra con fibre vegetali, o aggiungendo un po' di calce, si può invece arrivare a un nuovo approccio sostenibile. Un nuovo modo di costruire, con una macchina che deposita con precisione millimetrica materiale a chilometro zero, miscelato ad arte per ottenere le prestazioni necessarie.
Ma se la nostra è fra le prime aziende al mondo che sanno stampare case, ancora tantissimo resta da fare e la ricerca continua. Sviluppare processi sempre più rapidi ed economici, trasformare ogni tipo di terra in materiale da costruzione di adeguata qualità, separare argilla e sassi, correggere l'impasto finché il materiale abbia la tenuta strutturale necessaria, sono solo alcuni dei temi da sviluppare. La tecnologia della stampante 3D paradossalmente è la più semplice. Si sente spesso parlare di “realtà aumentata”, ebbene in questi giorni stiamo migliorando l'interfaccia uomo-macchina: un casco con la realtà aumentata permette all'operatore di parlare con la stampante, vedere ciò che essa fa all'interno di un progetto globale, anticipando e controllando eventi ed errori di posizione. Molto più complicato è stato lo sviluppo di macchine trasportabili, che abbiamo risolto progettando e realizzando una stampante modulare che può essere portata e installata ovunque. Abbiamo costruito due prototipi di case, con il primo muro in terra che non teme la pioggia e presto arriverà una nuova costruzione interamente in terra esposta alle intemperie, cioè senza tetto di protezione ma chiusa a cupola.

 Autoproduzione 3D

Oggi sarebbe possibile installare una stampante 3D, ad esempio, in un villaggio isolato del centro Africa e con l'aiuto della manodopera locale costruire case progettate grazie al sapere dei più avanzati architetti e ingegneri del mondo. Noi abbiamo portato avanti la ricerca con le nostre sole forze e, per quanto ci riguarda, abbiamo dimostrato sul campo che una casa per diritto di nascita non è un’utopia. Artigiani di periferia, abbiamo fatto questo in pochi anni. Ora mancano solo i finanziatori…
In conclusione, crediamo che sia possibile avviare un processo di economia dell'autoproduzione. Ogni uomo, ogni piccolo gruppo, può padroneggiare la tecnologia nel proprio territorio. Una casa per tutti, insomma, è possibile grazie alla stampa 3D, al sapere collettivo applicato al bene comune. Avviare il processo affinché questo avvenga nel mondo non dipende solo da noi. Da sempre ci sostiene un pensiero di Meister Eckhart, teologo e religioso tedesco del Trecento, secondo cui ciò che sei riuscito a fare e ciò che avresti fatto avendone le possibilità hanno di fronte a Dio lo stesso valore.