È tempo di bilanci per il Festival Francescano, la manifestazione organizzata dal Movimento Francescano dell’Emilia-Romagna, giunta quest’anno all’undicesima edizione. L’evento si è tenuto come da consuetudine nell’ultimo fine settimana di settembre, per la quinta volta nel cuore di Bologna. Lo slogan “Attraverso parole” annunciava “prove di dialogo”, con riferimento alla necessità di riscoprire incontri “reali” (tra religioni, generazioni, culture…) così come un incontro “reale” fu quello tra san Francesco d’Assisi e il sultano d’Egitto, ottocento anni fa.

a cura della Segreteria del Festival Francescano

 Conta l’evento

Percentuali e riscontri da piazza Maggiore 

di Chiara Vecchio Nepita
responsabile Comunicazione del Festival Francescano

 Le donne sono di più

Il Festival Francescano 2019 ha confermato le sue caratteristiche di evento nazionale, sia per la provenienza dei partecipanti sia per la cassa di risonanza mediatica.

Una prima analisi del pubblico la si può stilare grazie a un campione di quasi 1.000 individui, ai quali sono stati somministrati questionari in loco o che hanno proceduto con una compilazione on line.
La stima complessiva delle presenze per l’edizione 2019 ammonta a 60.000 unità, in linea con l’anno precedente. Aumentano di due punti percentuali i partecipanti provenienti dall’Emilia-Romagna (59,7%); si confermano la Lombardia (12%) e il Veneto (9%) le regioni più rappresentate. Curiosità: l’unica regione non intercettata tramite i questionari è stata la Valle d’Aosta.
La proporzione tra i generi rimane pressoché invariata, con le donne (68%) che raddoppiano gli uomini (32%) in termini di partecipazione. Rispetto ai dati reperiti nell’edizione precedente, si assiste a un innalzamento dell’età del pubblico, tanto che il 72% di esso ha tra i 40 e i 70 anni. I dati su istruzione e partecipazione sono invece ricavati da un campione di 200 persone, che ha compilato i questionari durante la manifestazione.
Stupisce il dato relativo a quanti abbiano conseguito il diploma di laurea o un titolo superiore ad esso, che supera la metà (54%), anche a confronto del dato nazionale che si assesta su un basso 19%. Le professioni più rappresentate sono quelle impiegatizie (25%), insegnanti (16%) e pensionati (15%). La percentuale relativa ai religiosi è il 3%.

 Aficionados

Per quanto riguarda la partecipazione, spicca il dato degli affezionati: più della metà del pubblico afferma di aver frequentato sino a 4 edizioni. Al di là di questo, c’è un buon 25% di nuovi partecipanti, segno che il Festival non ha esaurito la sua capacità innovativa e attrattiva.
Con questa edizione sembra ritornare la proposta culturale (65%) e la gratuità dell’offerta (61%) il motore principale della motivazione alla partecipazione; più dell’80% delle persone riferisce di gradire le conferenze proposte (domande a scelta multipla). Aumenta anche il desiderio di conoscere il francescanesimo (52%) e d’incontrare frati e suore (44%); anche se quasi il 65% del pubblico dichiara di conoscere e di frequentare il mondo francescano.
La manifestazione è conosciuta principalmente attraverso l’esperienza di amici (36%) e il passaparola (32%). Buono il veicolo dei social network, che impattano su un 16% del pubblico (la pagina Facebook del Festival ha raggiunto quasi i 19.500 follower, più di 1.750 i seguaci del profilo Instagram, quasi 250.000 le visualizzazioni su YouTube).
Gli altri dati relativi alla comunicazione dell’evento registrano uno staff formato da una decina di persone che si sono occupate di tenere i rapporti con la stampa (circa 130 le principali uscite), fotografie (più di 1.000 quelle ufficiali) e video (più di 15 le ore di registrazione).

 Agnese ed Adriana

Sul fronte mediatico, è stato chiaro sin dalla prima conferenza stampa, tenutasi a Roma grazie a una preziosa collaborazione con la Fondazione Terra Santa, che l’evento di maggiore interesse per i giornalisti fosse l’incontro tra Agnese Moro e Adriana Faranda, con la moderazione del cardinale Matteo Maria Zuppi. In effetti, moltissimi giornalisti sono stati presenti all’appuntamento, scrivendone per testate locali e nazionali e apprezzando l’occasione offerta dal Festival. Riprese da più organi di stampa sono state anche le parole di Romano Prodi, impegnato in una relazione a tutto tondo sull’attualità economica, anche se il focus del dibattito con Antonio Spadaro erano i rapporti con la Cina. La stampa cattolica, in particolare, ha dimostrato di apprezzare l’intervento di Timothy Radcliffe sul dialogo tra credenti e non credenti.
Tra le testimonianze giornalistiche più efficaci c’è quella di Monica Triglia, vicedirettore di Donna Moderna, la quale scrive sul suo blog: «… Sedute allo stesso tavolo, con accanto l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, le due donne si ascoltano l’un l’altra, in un incontro straordinario organizzato nell’ambito del Festival Francescano. Agnese e Adriana, così si chiamano tra loro, si guardano, si versano l’acqua da bere, si sorridono anche. Non è la prima volta che si trovano insieme a raccontare la storia del lungo percorso che le ha portate a “comprendere l’altro da sé”».

 Gruppo Davide

Di blog in blog, un’altra testimonianza rende e conclude, a nostro parere, l’essenza del Festival Francescano 2019. È quella di due genitori del gruppo Davide (Genitori cristiani con figli LGBT) che hanno partecipato alla biblioteca vivente in qualità di libri “in carne ed ossa”: «Eravamo lì perché invitati dai francescani che hanno voluto una manifestazione che esprimesse una Chiesa “in uscita”, in dialogo, come vuole papa Francesco, e come voleva Francesco d’Assisi che proprio 800 anni fa si recò, durante una crociata, dal sultano al-Malik al-Kamil. […] Il clima che abbiamo respirato era quello che sempre sogniamo e che purtroppo è così diverso da quello di tante nostre parrocchie: una Chiesa che accoglie tutti, che come una tenda sposta i propri paletti per far posto a tutti. Ci siamo sentiti immersi in quel “fiume di gioia” di cui parla Francesco nell’Evangelii Gaudium (EG 74). La cosa più bella è stata la “normalità”, il sentirci al posto giusto, anche noi “in piazza” nel senso reale e metaforico del termine insieme ai “nostri figli”. La spontaneità con cui le persone ci si sono avvicinate, la loro voglia di conoscere, il farci delle domande disposte all’ascolto, senza avere già in tasca la risposta. […] Quindi una Chiesa diversa può essere realtà, come dice papa Francesco “Sognate anche voi insieme a me questa Chiesa”. Una Chiesa in cui si passi dal paradigma del peccato a quello del cammino, dal paradigma della legge a quello della persona. Una Chiesa che non attende, ma va incontro, che sa curare le ferite e riscaldare i cuori, che sa piangere ed accarezzare invece di rinchiudersi nelle norme, una Chiesa autorevole, non per la dottrina, ma per la misericordia, per la quale di non negoziabile c’è solo l’uomo, come per Dio lo sono solo i suoi figli. Ecco, di tutto questo il Festival Francescano di Bologna è stato un magnifico esempio».