Ricordando padre Remo Ferrari
Con il cuore in missione
Toano (RE), 30 giugno 1940
† Reggio Emilia, 15 febbraio 2019
Il 15 febbraio 2019, nell’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, ci ha lasciato, per raggiungere la casa del Padre, fra Remo Ferrari.
Gli ultimi quattro anni della sua esistenza sono stati caratterizzati dalla difficile convivenza con la leucemia che, nonostante le cure e il carattere volitivo e forte del nostro confratello, ha avuto il sopravvento.
Originario di Toano, paese dell’appennino reggiano, che in passato ha dato i natali a molti frati cappuccini della nostra provincia, Remo nacque il 30 giugno 1940.
Ancora adolescente, Remo lasciò il suo paese per entrare nel seminario serafico. La sua origine montanara lo accompagnò per tutta la vita: fu un uomo apparentemente duro come la roccia dei suoi monti, austero e schivo (in realtà dietro questo scorza era dotato di una forte sensibilità e capacità di accogliere e ascoltare le persone, soprattutto in difficoltà o lontane dalla fede), amante della natura e dei piccoli lavoretti manuali tipici del mondo contadino. Dopo il noviziato e un lungo periodo di formazione iniziale, il 29 settembre 1963, Remo emise la professione perpetua dei voti religiosi e il 14 agosto 1968 venne ordinato sacerdote.
Dal 1969 al 1973 ricoprì l’incarico di cappellano ospedaliero (dapprima per un anno a Piacenza e successivamente a Reggio Emilia). Poi dal 1973 al 1976 la breve ma scoppiettante presenza nella parrocchia sassolese di Madonna di Sotto come cooperatore parrocchiale: campeggi invernali sugli sci, realizzazione di presepi (passione che conservò per tutta la vita), incontri formativi e di preghiera sono solo alcuni dei fronti sui quali si diede da fare.
Nel centro missionario di San Martino
E poi… la lunghissima presenza al centro missionario di San Martino in Rio dal 1976 al 1996. Il centro missionario fu il luogo che vide fra Remo dare il meglio di sé. Non so fino a che punto le caratteristiche del luogo influenzarono l’operato e la spiritualità di fra Remo o fu vero il contrario; certamente si trattò di una grande osmosi e simbiosi. Porto di mare, confusione creativa, “servizio, collaborazione, cooperazione” come motto da realizzare, “preghiera e fraternità” per essere missionari francescani credibili… Insomma tutte realtà nelle quali il nostro confratello cercò di spendere al meglio le proprie qualità ed energie. «Deve essere un porto di mare il centro missionario», ripeteva spesso fra Remo, intendendo con questa espressione che doveva esserci un posto e una parola per tutti, andando al di là delle differenze di età e vedute.
Mille le attività nate dalle fucine del cuore e della mente sua e dei suoi collaboratori: campi di lavoro in terra di missione (dapprima in Centrafrica e Turchia poi anche in Etiopia e Romania) per giovani e adulti desiderosi di conoscere da vicino i luoghi per cui operavano al centro missionario. Esperienze davvero pionieristiche e alla Indiana Jones: pulmini vecchissimi, a volte si dormiva in sperdute campagne solo con i sacchi a pelo, ore e ore di lavoro con temperature tropicali: anche questo era parte del carattere caotico, ma fantasioso ed essenziale, di fra Remo. Fece nascere anche il gruppo LSM (Laici Sostegno Missionario), composto da alcuni laici un po’ rodati nel settore che formavano coloro che si preparavano a partire come volontari missionari. Un altro aspetto importante fu la convenzione che venne stretta tra il centro missionario e il Ministero della Difesa per poter usufruire della presenza di obiettori di coscienza che prestassero la loro opera a servizio delle attività del Centro. E anche in questo caso l’iniziativa portò al nascere di gruppi di giovani che in seguito rimasero legati al mondo delle missioni e dei frati.
Immancabile l’appuntamento della Messa del martedì sera (che tutt’ora continua): era l’occasione per pregare insieme sulle letture della domenica successiva in modo da arrivare preparati a quell’importante appuntamento. E per anni immancabile è stato anche l’appuntamento lavorativo del sabato sera, in cui si preparavano bende, medicine da spedire poi tramite container in Africa o si eseguivano semplici lavori di assemblaggio per poter pagar le spese delle spedizioni. Serate che si concludevano sempre con la recita di compieta e una breve riflessione di fra Remo. Al di là dell’aspetto lavorativo, organizzativo e fattivo (che saltava subito e prepotentemente all’occhio), quello della preghiera e della spiritualità era un leitmotiv, che non sempre si percepiva, della sua personalità. Un modo di pregare semplice, essenziale, senza fronzoli, ma che sentivi esserci. Tra i fiori amava molto i girasoli perché - diceva - «sono sempre alla ricerca del sole e quando questi se ne va abbassano umilmente il capo in attesa che lui torni...». Al di là della poesia, c’era molto di lui in questa descrizione.
L’invenzione della festa di Primavera, le mostre-mercato ambulanti (a Monterosso, a Pavullo, ecc...), campi di raccolta nelle varie città e paesi dell’Emilia sono solo alcune delle tante “follie” sanmartinesi di fra Remo.
Parroco a Sassuolo e ultime esperienze pastorali
Dal 1996 al 2005 fu di nuovo a Sassuolo come parroco della chiesa di Sant’Antonio di Padova. Nonostante le sue condizioni fisiche non fossero più eccellenti (a causa di un gravissimo incidente automobilistico che negli anni Ottanta ebbe in Turchia durante un campo di lavoro), non si risparmiò e cercò di fare il meglio possibile, e soprattutto nel campo delle relazioni personali ha lasciato un segno profondo.
Un triennio a Fidenza come vicario parrocchiale e poi a Reggio Emilia nel 2008, dove fu assistente della fraternità OFS, confessore e responsabile della commissione economica provinciale. Nel 2011 fece ritorno a San Martino dove rimase per tre anni come guardiano della fraternità e dal 2014 fino al giorno della sua morte a Reggio Emilia dapprima come guardiano e poi come confessore.
Con l’avanzare dell’età e l’insorgere successivamente della malattia fra Remo, pur non perdendo le caratteristiche sue proprie, accentuò l’aspetto paterno e spirituale e divenne punto di riferimento discreto e sempre disponibile (compatibilmente con la malattia che lo costringeva a essere sempre più rinchiuso in stanza o ricoverato in ospedale per scarsità di difese immunitarie) sia nel confessionale che nella direzione spirituale.
Ora fra Remo riposa nel cimitero di Toano insieme ai genitori e ai fratelli.
Antonello Ferretti