«Carissimi! Ben trovati!», comincia Maura seminando entusiasmo attraverso le parole: «Con il tè di oggi apriamo un nuovo anno di collaborazione con Messaggero Cappuccino. Come sempre abbiamo in consegna un tema specifico: sarà il “filo rosso” - anzi “rosa”! - che ci aiuterà a cucire insieme i nostri incontri».

a cura della Caritas diocesana di Bologna

 

Come le querce

Invecchiare: un problema e/o una risorsa?

 IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

Il re riconosciuto sul margine

«Quest’anno conosceremo, di volta in volta, figure femminili del vangelo.

Attenzione però! Non crediate si tratti di donne “protagoniste” od “eroine” con chissà che ruolo sociale! MC ha scelto di mettersi in ascolto di personaggi femminili che sembrano piuttosto essere delle “comparse”. Sembrano figure secondarie. Pensate che alcune di loro nemmeno pronunciano parole! Molte vivono una condizione di assoluta marginalità rispetto alla società del tempo… eppure - o forse proprio per questo - il vangelo conserva la loro presenza, tanto che dopo duemila anni ancora leggiamo di loro». Nel gruppo dei partecipanti qualcuno annuisce, convinto. Ad altri brilla improvviso un sorriso soddisfatto. Maura, con la solita maestria, ha catturato l’attenzione e consegnato al contempo la Buona Notizia ai nostri amici: il protagonismo che conta e dura per sempre va cercato ai margini, esattamente dove anche loro vivono abitualmente.
È quella la direzione che ha scelto Gesù. «La donna di cui parliamo oggi è Anna. Una vedova di 84 anni. Di lei sappiamo che è stata sposata per sette anni, poi le muore il marito e decide, invece di prenderne un altro scelto dalla sua tribù, di lasciare tutto ed andare a vivere nel tempio di Gerusalemme, consacrandosi al culto. In questo modo, riesce a sfuggire ai dettami rigidi della sua cultura, ma di fatto continua a vivere una condizione marginale rispetto ai sacerdoti maschi. E cosa le accade, quando ormai è anziana? Nel cortile del tempio le capita di incontrare Gesù piccolino che Giuseppe e Maria portano lì per i riti tradizionali… Lei dunque lo vede ma dobbiamo pensare che Gesù fosse, almeno all’apparenza, un bimbo come tutti gli altri. Chissà quanti bimbi avrà incontrato in quel cortile! Eppure Anna Lo riconosce! Cioè sente, vedendolo, che quel Piccolino è il Salvatore del mondo. Ormai vecchia, è certa di aver conosciuto proprio Colui che da sempre stava aspettando, il Messia, il Dio con Noi… Allora, ecco il tema di oggi: la vecchiaia. E vi chiedo: che cosa muove in voi questa parola? Quali altre parole vi fa venire in mente?».

 Onora il padre e la madre

«Par mi…Ah, scusate! Per me la parola più giusta è “esperienza”», interviene Diego, la voce intrisa di accenti friuliani, «perché l’esperienza è qualcosa che paghi con la fatica, ma poi pesa positivamente nella vita. Hai già provato, quindi sai già a cosa vai incontro… In questi ultimi due anni, ho perso i miei vecchi, sia mamma che papà. Non ho mai avuto un bel rapporto con loro, anzi direi che era pessimo, ma…», la frase resta sospesa mentre tutti fissiamo Diego, un po’ stupiti di quel silenzio improvviso. Qualcosa da dentro l’ha immobilizzato. Gli occhi azzurri fissi avanti, come se rileggesse sul muro di fronte le frasi appena pronunciate. Tutta la sua storia di figlio è raccolta in quello sguardo di consapevolezza, colmo di dolore. Poi china la testa e finalmente piange, libero. Più leggero, riprende: «Ma loro - i genitori intendo - sono sempre lì, davanti a te. E quando ti si spegne questa cosa che hai davanti, ecco, ti accorgi che sei davvero solo. Perciò anche se prima non c’era niente per me, ora mi sono accorto che mancano. E mi dico: ma allora c’era lì qualcosa per me, nonostante tutto…».
«Io ho avuto una mamma che non mi ha voluta bene», ci confida Rosa con la voce velata di malinconia. «Mio padre desiderava a tutti i costi una femmina e mia madre ha accettato la gravidanza, ma non mi voleva. Ero legatissima a mio babbo, non così con mia madre. Poi lei ha avuto un ictus ed è rimasta in carrozzina per anni. Io ho sempre cercato di volerle bene, curandomi di lei, giorno dopo giorno. Non è stato facile. A volte mi diceva cose brutte e mi trattava male. Piano piano però ho capito che le persone sono come sono; è importante accettare i limiti degli altri perché non li possiamo mai cambiare… e oggi son contenta di aver accudito entrambi i miei genitori nel miglior modo possibile sino alla fine, perché quando non ci son stati più, pur sentendo davvero un vuoto incolmabile persino per mia madre, ero serena. E quando i genitori muoiono, occorre inventarsi una vita nuova».

 Orgoglio o paura?

«Io ho paura di invecchiare!», interviene Maria Rosaria con foga. «Già son brutta, ho paura di diventarlo ancor di più. Ho paura della decadenza. E penso: per chi ho vissuto? Chi conoscerà la mia storia? A chi lascerò tutte queste fatiche? Mi sento sola: che fine farò? I giovani di oggi, fra loro, si chiamano “vecchi”… Ma per me è un insulto! Come si permettono, questi che hanno tutta la vita da vivere ancora? Ci vorrebbe più rispetto! Però della mia età, mi piace la maturità. Gli sbagli che feci, non li rifaccio più. Ora vivo attimo per attimo, senza progettare. C’è il sole? Bene! Sorrido e mi faccio una bella foto in Piazza Maggiore e lo ricordo quel sole, perché chi sa come sarà domani? E poi le foto mi piacciono, ne faccio tante: quando io non ci sarò più, resteranno quelle a parlare di me…».
«Per me invece la vecchiaia è “benessere”: vorrei che tutti potessero arrivarci ad essere vecchi!», butta lì Biagio con tono allegro. «Io son contento di aver raggiunto i 62 anni! Son contento di essere arrivato fin qui! Non è stato scontato! Molti miei amici sono morti in strada: non hanno avuto la mia fortuna. Ricordo che i miei da ragazzo mi dicevano sempre: “A te ci vorrebbe un po’ di ’44!” ma tutti noi ogni giorno combattiamo una vera guerra contro chi vuole lavarci il cervello… Magari non moriamo subito come in un bombardamento, ma ci tocca combattere lo stesso per restare vivi ed è dura. Quindi per me la vecchiaia è un vero traguardo. Certo che se coltivo il pessimismo per tutta la vita… come posso pensare di arrivare bene alla vecchiaia? E se invece penso alla morte, di sicuro preferirei essere investito per strada e morire sul colpo piuttosto che essere rinchiuso in una struttura. Anzi, forse preferirei sdraiarmi stanco sul pavimento del container dove abito e dire: “Oh! Adesso mi faccio proprio una bella dormita!” … e che sia bella davvero!!», conclude Biagio con una risata così potente di speranza da scaldarmi il cuore.

 Serenamente primavera esplode

«Anche io preferirei morire investito, piuttosto che divorato dalle malattie e dall’età!», concorda Gabriele per poi spingersi in tutt’altra direzione: «Una volta si moriva presto, adesso invece si è condannati ad andare avanti tanto… Sì, questo mi spaventa: la prospettiva del tempo. Come farò a portare avanti la mia vita? La vecchiaia resta sempre un’incognita…». «Be’, sapete che vi dico?», conclude Tomislaw con arguzia birichina: «Per me alla vecchiaia non dobbiamo poi pensarci troppo… sennò quella ne approfitta e arriva prima!».
Mi torna in mente Anna. Penso alla gioia che avrà provato, riconoscendo in quell’Essere fragile e indifeso l’Emanuele, e al desiderio incontenibile che ha sentito dopo di raccontare a tutti quell’incontro. Poi mi giro: Maura sta chiacchierando serenamente con gli altri amici del tè. Dentro mi esplode una primavera di felicità.