Un vecchio e un bambino si preser per mano

A Bologna un progetto che unisce famiglie e anziani bisognosi, per aiutarsi a vicenda

 intervista a Silvia Salucci, responsabile Coop. Sociale “Dai Crocicchi” di Bologna

  Cos’è la Piazzetta?

È un progetto di Housing sociale

che vede ospiti nuclei monogenitoriali di mamme con bambini ma anche famiglie, con anziani autosufficienti.

 Come nasce il progetto?

L’idea nasce a Bologna dalla lettura di un bisogno legato a quella fascia di popolazione anziana vulnerabile ancora in carico ai servizi sociali del territorio. Anziani ancora autonomi ma senza una risorsa abitativa stabile e con poche risorse economiche (pensioni sociali). Sono anziani che hanno già vissuto in famiglia magari con i figli, ma per vari motivi si ritrovano ad oggi soli ad affrontare l’età che avanza in una dimensione di grave solitudine.
I nuclei famigliari sono ospiti della struttura per un tempo variabile, durante il quale hanno bisogno di una mano per gestire la quotidianità (scuola, lavoro). Anche loro sono famiglie in difficoltà economica e spesso non hanno rete parentale.

 È una specie di mutuo-aiuto?

È proprio così. Un mutuo-aiuto tra le parti che si sostengono a vicenda sperando di darsi una mano durante una giornata normale, nelle cose più comuni. Per esempio, adesso abbiamo ospite un’anziana, la sig.ra Lucia che, non potendo accompagnare i bimbi a scuola perché ha difficoltà a camminare, rimane con loro a casa se le mamme hanno bisogno di un’oretta per fare la spesa; ovviamente non con tutti i bimbi ma con uno o due alla volta riesce senza problemi. Si tratta di un bell’aiuto per le mamme.

 E per gli anziani? O in questo caso per l’anziana?

Per loro non è solo una seconda opportunità, è qualcosa di più profondo. È rendersi conto che, nonostante le gravi difficoltà, possono ancora rendersi utili e mettere a servizio le loro competenze (e spesso sono molte). Si tratta di progetti più utili ed inclusivi per l’anziano che per le giovani coppie prese dalla frenesia della quotidianità. Si tratta comunque di uno scambio proficuo per entrambi. L’anziano coinvolto nel percorso rallenta la degenerazione cognitiva e fisica, permettendo di posticipare l’ingresso - o non prevederlo affatto - all’interno di case di riposo dove il livello assistenziale è molto alto. Da noi l’anziano è ancora in grado di fare la spesa da solo, cucinare ed occuparsi dei suoi spazi comprese le pulizie.

 L’approccio di riferimento?

L’approccio di riferimento è “la cura dell’abitare”, che, in un percorso di reinserimento, richiede progettualità a lungo termine con implicazioni affettive (identità, famiglia e/o affetti di riferimento) ed oggettive (lavoro, inserimento nel tessuto sociale). L’abitare non è semplice necessità fisiologica ma è luogo in cui soffermarsi per far crescere radici, è immagine del sé.
Per chi proviene dall’esperienza terapeutica ed educativa comunitaria o da un percorso riabilitativo di tipo territoriale, è necessario trovare un luogo intermedio che risponda ai bisogni primari (avere una casa, un lavoro, un tessuto sociale) e che favorisca un’analisi del proprio percorso di vita.