Davanti alla bellezza, nudo

 di Dino Dozzi
Direttore di MC

 Un’“anomalia novecentesca” è stata definita da Giovanni Pozzi la lirica di padre Agostino Venanzio Reali, che fu anche artista e che “ha dipinto con parole e parlato col disegno”. A venticinque anni dalla morte, è “tornato a Bologna” con una bella mostra delle sue pitture e delle sue sculture nel grande refettorio del convento di San Giuseppe. La mostra è terminata il 15 giugno, ma doveroso ci sembra ricordare qui questo nostro grande confratello, se non altro perché MC ha ospitato tanti suoi articoli e l’ha avuto come direttore per alcuni anni.
Agostino Venanzio Reali è nato il 27 agosto 1931 a Ville di Montetiffi, in Comune di Sogliano al Rubicone, ed è morto a Bologna il 25 marzo 1994. È poeta e artista del quale solo dopo la morte si è riconosciuta l’altissima qualità. Frate minore cappuccino a ventuno anni, sacerdote a ventisei, dal 1957 al 1962 si trasferì a Roma per conseguire la licenza in teologia alla Gregoriana e quella in scienze bibliche all’Istituto Biblico.
Furono anni intensi anche per la frequentazione di personalità del mondo letterario e artistico: Cardarelli, Govoni, Ungaretti, Pasolini, Caproni, Betocchi, Guttuso, Cimatti, Spagnoletti. Tra il ’61 e il ’64 alcuni suoi componimenti apparvero sulle riviste «Fiera Letteraria», «Belmondo», «Persona»; il poeta Giorgio Caproni lesse alla radio la poesia «Primaneve». Si specializzava in quegli anni in teologia e in scienze bibliche, ma sentiva forte il bisogno di non dimenticare l’uomo, le scienze umane, la poesia, l’arte.
Dal 1983 iniziarono le pubblicazioni poetiche. Opera prima fu la trasposizione poetica dall’originale ebraico del Cantico dei Cantici. Nel 1986 uscì Musica Anima Silenzio - velleità di un omaggio a Emily Dickinson; l’anno successivo Vetrate d’alabastro (confessioni e preghiere); del 1988 è Bozzetti per Creature. Le tre raccolte sono state poi ristampate congiuntamente nel 2002 col titolo editoriale di Primaneve (Book editore). Postuma è l’antologia Nóstoi: il sentiero dei ritorni (Book ed. 1995).
Non confessionale, ma religiosa nel senso più alto, la poesia di Agostino Venanzio Reali, apparentemente semplice e naïf, in realtà è complessa: sosta davanti al mistero della bellezza che commuove, e si coinvolge quasi ad assumere su di sé il dolore dell’uomo e del mondo. Il plurilinguismo lessicale e una molteplicità di registri stilistici fondano un dialogo ininterrotto con autori antichi e moderni tessendo una sorta di polifonia. Negli anni 2000 e 2001 Giovanni Pozzi commentò, da par suo, sulle pagine di “Messaggero Cappuccino” alcune liriche di padre Venanzio Reali, che va collocato a pieno titolo tra i grandi poeti del secondo Novecento.
Nel settembre 2004 è stato inaugurato nei locali dell’Abbazia di Montetiffi - paese natale di padre Venanzio - un museo intitolato ad Agostino Venanzio Reali, che raccoglie molti suoi dipinti e terrecotte e dove sono disponibili anche tutte le pubblicazioni di Reali e su Reali. A Sogliano al Rubicone è nata poi fin da subito ed è ancora molto attiva l’Associazione culturale “Agostino Venanzio Reali”, che, in collaborazione con i nostri responsabili per i beni e le attività culturali, organizza numerose e qualificate iniziative.
Ricca e poliedrica la figura di padre Venanzio. Era legatissimo alla terra e soprattutto alla sua terra, alle sue colline, alle sue pietre, alle sue case, ai suoi profumi, alle sue figure immortalate nei “Bozzetti per creature”: ha cantato la sua terra e i suoi abitanti, difendendoli da varie forme di violenza. Come religioso ha sentito e vissuto intensamente i sentimenti e il servizio ai fratelli, soprattutto alle figure apparentemente minori: religiosità incarnata, profondamente umana la sua. Da sacerdote ha evangelizzato, con la competente e ricca spiegazione della Parola di Dio dall’altare e dalla cattedra e con la vicinanza e l’amministrazione dei sacramenti soprattutto ai malati. 
Il biblista è lo studioso che al mattino faceva tranquillamente meditazione sull’Antico Testamento ebraico e sul Nuovo Testamento greco, ricavando da questo tesoro per sé e per tutti, come lo scriba di Matteo, “cose nuove e cose antiche”. Reali è stato definito poeta di scuola secolare in saio cappuccino e scrittore cappuccino in veste di poeta: anche la sua prosa è poetica, perché il suo sguardo è trasfigurante. I suoi numerosi presepi nascono da esigenze pratiche liturgico-popolari e le sue figurine alla Cleto Tomba innalzano a piena umanità e dignità i piccoli e gli umili.
Il comune denominatore di tutti questi aspetti è la straordinaria sensibilità di padre Venanzio a cogliere e a presentare la “via pulchritudinis” in stile francescano: l’uso di materiali poveri e facilmente deperibili nella espressione artistica (cartoni per il ciclo della creazione, pezzetti di carta per i disegni, cartongesso per i presepi, terra a volte non cotta per i presepi, per non parlare dell’uso della carta carbone e della Olivetti lettera 22 per la scrittura e la moltiplicazione delle sue liriche).
Ma ancor più un tono di voce dimesso, un sorriso sempre accogliente, la predilezione per luoghi e ruoli di secondo piano. Modalità e mezzi poveri scelti da una persona molto ricca umanamente, culturalmente e religiosamente. Ricchezza tenuta pudicamente nascosta per tutta una vita e che noi ora abbiamo il piacevole dovere di far conoscere e di mettere a disposizione di tutti. È quanto si è fatto in questi 25 anni dalla morte di padre Agostino Venanzio Reali: a Montetiffi, a Sogliano, a Rimini, a Ravenna, a Cesena, a Bologna. Il tutto grazie a tanti amici ed estimatori di padre Venanzio.