Storia di una lettera aperta

 Caro padre Dino, con la presente intendiamo ringraziarti per l’Editoriale che ci hai dedicato su MC 6 (ottobre), e ringraziare anche le tante persone che ci hanno scritto manifestando la loro solidarietà con la lettera aperta che abbiamo indirizzato al Presidente Mattarella sul tema dell’immigrazione. Vogliamo accennare brevemente a come è nata l’idea di quella lettera.
La provocazione lanciata da una sorella clarissa circa l’opportunità di dare voce in modo pacifico ad una preoccupazione e ad una sofferenza comune è stata raccolta da un’altra sorella, coinvolgendo poi una terza clarissa e una carmelitana scalza. Si è giunte alla determinazione di scrivere una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, in quanto rappresentanti istituzionali del nostro Paese. Piano piano, attraverso un fitto scambio di e-mail tra i monasteri delle Clarisse di Lovere, Fanano, Milano e delle Carmelitane scalze di Sassuolo, il testo della lettera è dunque stato redatto.
Sapevamo che il testo della lettera non sarebbe stato espressione del sentire solo di qualche singola sorella. Lo abbiamo quindi fatto conoscere alle altre comunità dei nostri Ordini in Italia perché potessero leggerlo e, liberamente, sottoscriverlo. Con la firma di 62 monasteri di Clarisse e di Carmelitane scalze, la lettera è stata così spedita ai destinatari e, per conoscenza, a papa Francesco. Non ci è stato possibile, in questa prima fase, raggiungere altri ordini monastici. Abbiamo quindi pensato non solo di rendere pubblica l’iniziativa inviando la lettera ad alcuni quotidiani, riviste e periodici nazionali e locali, ma anche di lasciare aperta la possibilità di aderire all’iniziativa inviando una e-mail all’indirizzo della segreteria per la sottoscrizione.
Questa possibilità ha intercettato il desiderio di tante altre comunità, monasteri di vari ordini, istituti religiosi, singole sorelle e fratelli di varie congregazioni. Sono state moltissime le adesioni, soprattutto nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione. La sorpresa e lo stupore più grandi per noi non sono stati tanto dovuti al numero così elevato di risposte, ma a quello che tante persone hanno scritto. Abbiamo riscontrato nella maggior parte delle adesioni una grande convinzione, la medesima nostra preoccupazione per il clima di violenza e di rifiuto, la disponibilità a mettersi in gioco e la volontà di dare il proprio contributo perché la situazione venga affrontata in maniera più umana, secondo il Vangelo.  È una voce che si è amplificata in modo corale, e che è eco di tanti piccoli e magari nascosti gesti di prossimità e di accoglienza, di condivisione concreta delle risorse, di momenti di incontro e di amicizia con i fratelli e le sorelle più poveri.
Ma non solo. Fin dall’inizio avevamo pensato di aprire la possibilità di firmare solo a comunità o singoli religiosi, e questo unicamente per la fattibilità di riuscire a gestire, dai nostri monasteri, l’arrivo delle adesioni. Eppure sono stati tantissimi anche i laici, famiglie, sacerdoti e diaconi, Fraternità OFS di tante parti d’Italia, terziari, oblati, membri degli istituti secolari, insegnanti, persone di tutte le età, che hanno scritto. Testimonianze bellissime e commoventi, che ci hanno fatto toccare con mano la sensibilità e la passione di tanti, insieme al desiderio sincero di operare in modo positivo e costruttivo per la realizzazione del bene.
In tanti ci hanno ringraziato per questa iniziativa, aggiungendo la loro voce alla nostra. Qualcuno (pochi, a dire il vero) ci hanno scritto la loro disapprovazione e dissenso. Sappiamo che anche sulla stampa si sono levate voci diverse e contrapposte, con critiche e giudizi. Così come sappiamo che la lettera è stata tradotta in altre lingue e pubblicata anche all’estero in diversi Paesi, che a loro volta si trovano ad affrontare la problematica dell’arrivo e dell’accoglienza delle persone migranti.
Grazie, buon lavoro, pace e bene

Le sorelle clarisse e carmelitane scalze